Lista articoli su crisi climatica - Icona Meteo IconaMeteo.it - Sempre un Meteo avanti Mon, 14 Oct 2024 09:05:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.iconameteo.it/contents/uploads/2019/12/Favicon-150x150.png Lista articoli su crisi climatica - Icona Meteo 32 32 Milton ed Helene: quasi la metà dei costi legati ai danni dei due uragani attribuibile al riscaldamento globale https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/milton-ed-helene-quasi-la-meta-dei-costi-legati-ai-danni-dei-due-uragani-attribuibile-al-riscaldamento-globale/ Mon, 14 Oct 2024 09:05:51 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78811 uragano idaliaGli uragani Milton e Helene hanno lasciato un segno devastante in Florida, causando danni economici enormi, evidenziando quanto il cambiamento climatico stia aggravando la situazione. Secondo ricerche recenti, quasi la metà dei costi legati ai danni provocati da questi due uragani può essere attribuita agli effetti del riscaldamento globale. Per approfondire sul ruolo del cambiamento …

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Gli uragani Milton e Helene hanno lasciato un segno devastante in Florida, causando danni economici enormi, evidenziando quanto il cambiamento climatico stia aggravando la situazione. Secondo ricerche recenti, quasi la metà dei costi legati ai danni provocati da questi due uragani può essere attribuita agli effetti del riscaldamento globale.

Per approfondire sul ruolo del cambiamento climatico nell’impatto di Milton cliccare a questo link

Uragano Milton, miliardi di dollari di danni a causa del cambiamento climatico

Il cambiamento climatico, causato principalmente dall’uso di combustibili fossili, ha aggiunto miliardi di dollari ai costi di ricostruzione e recupero post-uragano. Le temperature più elevate delle acque del Golfo del Messico, alimentate dall’aumento globale delle temperature, hanno reso gli uragani Milton e Helene più intensi, con effetti devastanti su case, edifici e infrastrutture in tutta la Florida. Si stima che il cambiamento climatico abbia contribuito al 44% dei danni causati da Helene e al 45% di quelli provocati da Milton.

I danni diretti sono solo una parte del problema. Il bilancio economico complessivo comprende perdite più a lungo termine, come la riduzione della produttività e l’impatto sulla salute pubblica. Gli uragani hanno distrutto infrastrutture vitali, paralizzato le comunità e provocato danni che richiederanno anni per essere riparati. Le reti elettriche e stradali hanno subito gravi danni, così come migliaia di abitazioni e attività commerciali, aumentando i costi di recupero ben oltre le prime stime.

Milton ha colpito duramente una delle principali fonti di reddito della Florida

Gli effetti economici degli uragani non si fermano qui: la perdita di lavoro a causa della distruzione di fabbriche, negozi e uffici, unita all’aumento della spesa per riparazioni e ricostruzioni, ha creato un circolo vizioso che rallenta la ripresa economica della regione. In particolare, il settore turistico della Florida, una delle principali fonti di reddito dello stato, ha subito un duro colpo, con spiagge devastate e strutture ricettive danneggiate.

Il cambiamento climatico, accelerando e intensificando eventi meteorologici estremi come questi uragani, sta facendo lievitare il costo della mancata azione. Il costo di Milton e Helene è solo l’ultimo esempio di quanto l’inerzia verso la riduzione delle emissioni di gas serra possa avere conseguenze economiche devastanti. Continuare a ignorare questo problema non farà altro che aumentare i costi per le economie locali e globali, e i danni diventeranno sempre più difficili da sostenere.

In conclusione, la devastazione causata dagli uragani Milton e Helene è un segnale di allarme che ci ricorda quanto il cambiamento climatico stia diventando sempre più costoso. Ogni grado di riscaldamento aumenta la frequenza e l’intensità di questi eventi, e con essi i costi economici associati.

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Le BARRIERE CORALLINE dell’Oceano Indiano occidentale a rischio collasso https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/le-barriere-coralline-delloceano-indiano-occidentale-a-rischio-collasso/ Tue, 07 Dec 2021 08:20:37 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/le-barriere-coralline-delloceano-indiano-occidentale-a-rischio-collasso/ Le barriere coralline sono ad alto rischio estinzione a causa del riscaldamento globale. Secondo un nuovo studio, pubblicato su Nature Sustainability, tutte le barriere coralline dell’Oceano Indiano occidentale sono ad alto rischio collasso nei prossimi 50 anni, sia per la crisi climatica che per la pesca eccessiva. Dalle Seychelles alla regione di Delagoa al largo …

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Le barriere coralline sono ad alto rischio estinzione a causa del riscaldamento globale. Secondo un nuovo studio, pubblicato su Nature Sustainability, tutte le barriere coralline dell’Oceano Indiano occidentale sono ad alto rischio collasso nei prossimi 50 anni, sia per la crisi climatica che per la pesca eccessiva. Dalle Seychelles alla regione di Delagoa al largo della costa del Mozambico e del Sudafrica, i sistemi di barriera corallina rischiano di estinguersi funzionalmente entro il 2070. Ne conseguirebbe una perdita enorme di biodiversità e di mezzi di sussistenza e fonti di cibo per centinaia di migliaia di persone.

Grande Barriera Corallina, meno del 2% è sfuggito allo sbiancamento

Barriere coralline, cambiamenti climatici e pesca eccessiva: situazione ad alto rischio nell’Oceano Indiano occidentale

Le barriere coralline intorno all’Oceano Indiano occidentale vivono una situazione ad alto rischio. Lo studio in questione ha infatti esaminato la situazione in 10 Paesi, analizzando lo stato di salute di 11 sottoregioni utilizzando la struttura della lista rossa degli ecosistemi dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN). La ricerca ha rilevato che le barriere coralline delle zone insulari, in particolare, sono minacciate dall’aumento della temperatura dell’acqua che sta rendendo molto più comuni gli eventi di sbiancamento, vale a dire quando i coralli espellono le alghe che vivono nei loro tessuti, facendole diventare completamente bianche. Le barriere coralline del Madagascar orientale e meridionale, le Isole Comore e Mascarene sono state tutte classificate come in pericolo critico.

Coralli in declino: la copertura globale si è dimezzata dagli anni ’50 a oggi

Anche la pesca eccessiva fa la sua parte nella deturpazione delle barriere coralline. È il caso per esempio delle barriere coralline nel nord delle Seychelles e lungo l’intera costa orientale dell’Africa, classificate come vulnerabili al collasso a causa della pesca eccessiva, soprattutto dei grandi predatori. Questo sta alterando la loro ecologia, favorendo l’accumulo di diverse alghe che possono soffocare i coralli.

«È un orizzonte di 10 anni di cui dobbiamo preoccuparci»

David Obura, presidente del gruppo dei coralli dell’IUCN, che ha guidato lo studio, ha affermato che il rischio di collasso delle barriere coralline è stimato da qui a 50 anni, ma se davvero si può fare qualcosa per evitare il peggio non è ai prossimi 50 anni che bisogna guardare quanto piuttosto a quello che riusciremo a fare nei prossimi 10 anni affinché la temperatura media globale rimanga al di sotto degli 1,5°C. «Quindi, è davvero un orizzonte di 10 anni di cui dobbiamo preoccuparci», ha affermato.

«Il crollo di una barriera corallina significa che si estingue funzionalmente come sistema di barriera. Potresti ancora trovare alcune specie lì – ha aggiunto Obura -, ma non saranno più in grado di costruire una barriera corallina. Tutti i servizi che otteniamo – come la protezione costiera dall’innalzamento del livello del mare, turismo, pesca, in particolare per le famiglie e le comunità a basso reddito -, sono a rischio», ha concluso.

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CLIMA, piogge future più ESTREME di quanto si pensasse: l’analisi https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/crisi-climatica-piogge-future-piu-estreme-di-quanto-si-pensasse-lanalisi/ Mon, 08 Nov 2021 08:25:48 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/crisi-climatica-piogge-future-piu-estreme-di-quanto-si-pensasse-lanalisi/ La crisi climatica fa aumentare sempre di più il rischio di fenomeni meteo estremi, come si è visto in particolare durante la scorsa estate. Secondo una nuova generazione di modelli climatici e l’ultima valutazione dell’IPCC, le precipitazioni future potrebbero essere molto più estreme di quanto si pensasse in precedenza. La nuova analisi, infatti, utilizza come termine …

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La crisi climatica fa aumentare sempre di più il rischio di fenomeni meteo estremi, come si è visto in particolare durante la scorsa estate. Secondo una nuova generazione di modelli climatici e l’ultima valutazione dell’IPCC, le precipitazioni future potrebbero essere molto più estreme di quanto si pensasse in precedenza. La nuova analisi, infatti, utilizza come termine di paragone quanto emerso appena due anni fa alla COP25 di Madrid.

I nuovi calcoli, che utilizzano uno scenario ad alte emissioni con circa 3°C di riscaldamento entro il 2070, mostrano per esempio che a Glasgow, dove è attualmente in corso la COP26, il numero di giorni in cui si registreranno 30 mm o più di pioggia in un’ora – vale a dire 30 litri di acqua per ogni metro quadrato di superficie -, potrebbe essere 3,5 volte più probabile rispetto agli anni ’90. A Londra, 30 mm di pioggia in un’ora potrebbero essere 2,5 volte più probabili. La soglia dei 30 mm di pioggia in un’ora è spesso utilizzata per attivare gli avvisi di inondazioni improvvise, spiega il Met Office.

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Crisi climatica, la nuova analisi prende in considerazione un contesto ad alte emissioni più elevato di quello previsto alla COP26 ma l’urgenza rimane comunque elevata

I nuovi calcoli climatici – che hanno utilizzato le ultime proiezioni UKCP Local, le quali forniscono nuove capacità -, fanno riferimento a un contesto ad alte emissioni più elevato di quello previsto alla COP26 di Glasgow ma a livello di urgenza non cambia niente. Gli ultimi fenomeni alluvionali che hanno travolto soprattutto l’Europa centrale l’estate scorsa, con alcune zone che hanno ricevuto fino a due mesi di pioggia in due giorni, mostrano appunto che l’urgenza di ridurre le emissioni e preparare la società ad essere più resiliente alle precipitazioni estreme è molto più elevata di quanto si pensasse. Oltre all’aumento delle precipitazioni intense, anche il numero dei giorni in cui sarà possibile sperimentare 80 mm di pioggia in 24 ore potrebbe diventare 4,5 volte più probabile a Glasgow entro il 2070.

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Non solo precipitazioni più estreme ma anche tempeste più lente con quantità di pioggia elevate

Oltre all’intensità delle precipitazioni orarie, i nuovi modelli climatici ad alta risoluzione prevedono anche tempeste più lente, con tassi di pioggia elevati sostenuti per diverse ore. Ciò ha gravi conseguenze per il cambiamento del rischio di alluvione, come si è visto in Europa centrale la scorsa estate. Un recente studio portato avanti dagli scienziati del Met Office e della Newcastle University ha mostrato come le tempeste lente, con un potenziale di accumuli di pioggia molto elevati, saranno 14 volte più frequenti in tutta Europa entro il 2100 in uno scenario di alte emissioni in cui il riscaldamento globale raggiunge i 4,3°C.

Dalla crisi climatica ai cicloni mediterranei: il passaggio è brevissimo

La scienziata del clima del Met Office, la professoressa Lizzie Kendon, ha dichiarato: “I recenti sviluppi nelle proiezioni climatiche ad alta risoluzione ci consentono di esaminare i cambiamenti nelle future precipitazioni estreme con dettagli senza precedenti. Stiamo vedendo che gli eventi di pioggia estrema stanno diventando sia più frequenti che più intensi come conseguenza del cambiamento climatico indotto dall’uomo. Riducendo le nostre emissioni di gas serra – afferma -, si possono evitare gli impatti peggiori ma le organizzazioni e gli individui devono essere resilienti ai cambiamenti del clima che stiamo già affrontando”.

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Settimana influenzata da un VORTICE Mediterraneo a ovest della Sardegna

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CLIMA, sentenza storica in FRANCIA: scatta un doppio obbligo per lo Stato https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/clima-sentenza-storica-in-francia-scatta-un-doppio-obbligo-per-lo-stato/ Fri, 15 Oct 2021 07:56:57 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=67844 FranciaLa Francia è condannata ad agire per il clima. Sentenza storica a Parigi, dove il tribunale amministrativo ha obbligato lo Stato francese ad adottare “tutte le misure necessarie” per riparare, entro il 31 dicembre 2022, al superamento illegale dei budget di carbonio tra il 2015 e il 2018. Si tratta dell’ultima sentenza relativa alla causa …

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La Francia è condannata ad agire per il clima. Sentenza storica a Parigi, dove il tribunale amministrativo ha obbligato lo Stato francese ad adottare “tutte le misure necessarie” per riparare, entro il 31 dicembre 2022, al superamento illegale dei budget di carbonio tra il 2015 e il 2018. Si tratta dell’ultima sentenza relativa alla causa intentata nel 2019 da quattro organizzazioni ambientaliste, sotto il nome L’Affaire du siècle.

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Nel 2019 le quattro associazioni ambientaliste Notre Afaire à Tous, Fondazione Nicolas Hulot, Oxfam France e Greenpeace France hanno intentato un’azione legale contestando lo stato francese di non aver rispettato i parametri climatici stabiliti dall’accordo di Parigi. Ciò che veniva contestato era sostanzialmente il superamento illegale dei budget di carbonio dal 2015 al 2018, esattamente 15 milioni di tonnellate di gas serra in eccesso. Con questa sentenza storica, dunque, la Francia viene obbligata a riparare alla sua inazione rimuovendo dal carbon budget per il 2022 la quantità di gas serra rilasciate ai tempi, raddoppiando nel contempo le riduzioni delle emissioni previste nei prossimi 12 mesi.

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Concretamente la differenza dopo la sentenza consiste in un doppio obbligo per lo Stato francese: d’ora in poi non solo dovrà rispettare la sua traiettoria di riduzione delle emissioni di gas serra, ma qualsiasi superamento  sarà punito e dovrà essere riparato. “Questa vittoria è semplicemente storica e segna una pietra miliare per la giustizia climatica“, afferma Greenpeace Francia.

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I cambiamenti climatici interessano già oltre l’80% della popolazione

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CRISI CLIMATICA, gli effetti sono già evidenti nell’80% della superficie globale https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/crisi-climatica-gli-effetti-sono-gia-evidenti-nell80-della-superficie-globale/ Thu, 14 Oct 2021 08:21:37 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/i-cambiamenti-climatici-interessano-gia-oltre-l80-della-popolazione/ I cambiamenti climatici indotti dall’uomo potrebbero già interessare l’85% della popolazione mondiale. A stabilirlo è una nuova ricerca, pubblicata recentemente sulla rivista Nature. I ricercatori di Berlino hanno raccolto dati da oltre 100.000 studi pubblicati tra il 1951 e il 2018 che documentano appunto come gli impatti del cambiamento climatico siano in continua crescita sulla …

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I cambiamenti climatici indotti dall’uomo potrebbero già interessare l’85% della popolazione mondiale. A stabilirlo è una nuova ricerca, pubblicata recentemente sulla rivista Nature. I ricercatori di Berlino hanno raccolto dati da oltre 100.000 studi pubblicati tra il 1951 e il 2018 che documentano appunto come gli impatti del cambiamento climatico siano in continua crescita sulla comunità globale.

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Cambiamenti climatici, circa l’80% della superficie terrestre è interessata da aumenti di temperatura e precipitazioni estreme

La ricerca in questione, che ha utilizzato il metodo dell’apprendimento automatico individuando gli studi rilevanti per il clima, ha anche esaminato come il continuo aumento delle temperature vada a modificare i modelli delle precipitazioni, influendo sui raccolti e sugli ecosistemi locali. Ha inoltre scoperto che i cambiamenti di temperatura e precipitazioni attribuibili all’uomo si stanno ora verificando nell’80% della superficie terrestre del mondo, dove risiede circa l’85% della popolazione globale.

La crisi climatica influenza anche l’impatto delle eruzioni vulcaniche

“In quasi tutti gli studi in cui disponiamo di dati sufficienti, possiamo vedere che il mondo sta diventando più caldo e sta diventando più caldo in un modo coerente”, ha affermato ad ABC News Max Callaghan, ricercatore presso il Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change a Berlino e uno degli autori dello studio. La nuova ricerca consente agli scienziati di stabilire con quasi certezza che l’aumento delle temperature è in gran parte attribuibile all’attività dell’uomo. Mentre studi precedenti si soffermavano su possibili scenari entro il 2050 o 2100, quest’ultima analisi sottolinea che il cambiamento climatico è già in atto.

Il divario tra i Paesi ad alto reddito e quelli in via di sviluppo: nel primo caso gli effetti della crisi climatica si conoscono

La crisi climatica, com’è noto, acuisce ancor di più il divario tra i Paesi ad alto e basso reddito. Nel primo caso, chiarisce la ricerca, gli effetti dei cambiamenti climatici si conoscono, vengono analizzati e studiati mentre nei Paesi a basso reddito, dove l’impatto sarà certamente più grave, si sa ancora troppo poco su come si presenteranno esattamente quegli effetti. Questo, secondo Callaghan, è un “divario di attribuzione” che va assolutamente colmato.

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“Nei paesi ad alto reddito, quasi tutte queste persone vivono in un’area in cui ci sono molte prove su come questa tendenza al riscaldamento influenzi altri sistemi“, ha affermato Callaghan. “Ma nei paesi a basso reddito ci sono poche prove su come questa tendenza al riscaldamento stia influenzando altri settori”.

“Finché continueremo a bruciare combustibili fossili, le cose peggioreranno”, avverte. “Fino a quando non raggiungeremo lo zero netto, le cose continueranno a peggiorare”.

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AUSTRIA, ancora una disastrosa ALLUVIONE: travolto il centro di Hallein [VIDEO] https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/austria-ancora-una-disastrosa-alluvione-travolto-il-centro-di-hallein/ Sun, 18 Jul 2021 13:52:29 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/austria-ancora-una-disastrosa-alluvione-travolto-il-centro-di-hallein/ In Austria si è verificata purtroppo l’ennesima alluvione degli ultimi giorni dopo quelle che hanno colpito Germania, Belgio e Paesi Bassi. La città più colpita è stata quella di Hallein, a pochi passi da Salisburgo, dove il fiume Kothbach si è gonfiato in pochi minuti straripando e inondando la città vecchia. La furia del corso …

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In Austria si è verificata purtroppo l’ennesima alluvione degli ultimi giorni dopo quelle che hanno colpito Germania, Belgio e Paesi Bassi. La città più colpita è stata quella di Hallein, a pochi passi da Salisburgo, dove il fiume Kothbach si è gonfiato in pochi minuti straripando e inondando la città vecchia. La furia del corso d’acqua ha trascinato con sé automobili e alberi. Poco dopo è scattato l’allarme della protezione civile nella comunità di Tennengau: alla popolazione è stato chiesto di rimanere nelle proprie case, di non entrare in garage sotterranei e cantine e di stare lontana da dighe e fiumi.

Alluvione in Austria, fortunatamente nessuna vittima: piogge violente anche nella vicina Baviera

Nonostante le immagini a dir poco impressionanti e drammatiche, in Austria fortunatamente non si registra alcuna vittima o disperso. Circa 18 persone dopo le inondazioni non sono riuscite a fare ritorno nelle proprie abitazioni e per loro è stato subito allestito un rifugio d’emergenza. Intanto in Germania le piogge si sono spostate nel sud del Paese, vale a dire in Baviera, dove si è verificata anche una vittima e 130 persone sono state evacuate. Le vittime della terribile alluvione di qualche giorno fa sono salite a oltre 180.

Alluvione in Germania. L’analisi dell’evento meteo estremo

In Austria le inondazioni hanno poi colpito diversi comuni, con molti fiumi che hanno oltrepassato il livello di guardia. A Kuchl (Tennengau), si teme che l’acqua potabile possa essere stata contaminata dalle frane di fango e le autorità hanno invitati i residenti a non berla fin quando non si avrà certezza. Da sabato i Vigili del Fuoco in tutto il paese hanno effettuato quasi 700 interventi: l’attenzione si è concentrata su Tennengau, Pinzgau e Flachgau. Le forti piogge di sabato pomeriggio hanno mostrato rapidamente i primi effetti: sabato dalle 15:00 i livelli dell’acqua di diversi fiumi nello stato sono aumentati in modo significativo.

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Arizona, inondazioni devastanti aiutate dalle cicatrici degli incendi: una vittima

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ALLUVIONE in GERMANIA: oltre 90 VITTIME e dispersi. La reazione degli esperti https://www.iconameteo.it/primo-piano/alluvione-in-germania-oltre-90-vittime-e-dispersi-la-reazione-degli-esperti/ Fri, 16 Jul 2021 08:29:41 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=65070 GermaniaIn Germania cresce purtroppo il numero delle vittime causate dalla drammatica alluvione che ha colpito l’ovest del Paese. Sono circa 80 nei due distretti tedeschi più colpiti, vale a dire la Renania-Palatinato e il Nord Reno-Westfalia mentre altre 12 vittime si contano finora nel vicino Belgio. Il bilancio potrebbe aggravarsi nelle prossime ore. I dispersi …

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In Germania cresce purtroppo il numero delle vittime causate dalla drammatica alluvione che ha colpito l’ovest del Paese. Sono circa 80 nei due distretti tedeschi più colpiti, vale a dire la Renania-Palatinato e il Nord Reno-Westfalia mentre altre 12 vittime si contano finora nel vicino Belgio. Il bilancio potrebbe aggravarsi nelle prossime ore. I dispersi ammontano a circa 1300. «In alcune aree non abbiamo visto così tante precipitazioni in 100 anni» ha detto alla CNN Andreas Friedrich, un portavoce del servizio meteorologico tedesco.

Drammatica alluvione in Germania: almeno 30 vittime e oltre 70 dispersi

Inondazioni di Germania, il ministro dell’Ambiente: «Il cambiamento climatico è arrivato, prepararsi ad altri eventi estremi»

Le inondazioni che hanno colpito la Germania, con quantitativi di pioggia estremi e impressionanti, fanno ovviamente urlare al cambiamento climatico. Il ministro dell’Ambiente tedesco, Svenja Schulze, sottolinea l’importanza di «prepararsi ancora meglio per eventi meteorologici così estremi in futuro». Intanto nel Nord Reno-Westfalia il rischio è che crolli la diga di Steinbach: le autorità hanno ordinato l’evacuazione delle città di Schweinheim, Flamersheim e Palmersheim.

Intanto nel vicino Belgio si contano i danni e purtroppo anche le vittime, che finora ammontano a 6. La regione più colpita è la Vallonia ma anche alcune aree delle Fiandre. Il fiume Mosa è esondato a Namur e le autorità hanno chiesto ai residenti di Liegi di abbandonare le abitazioni in prossimità del fiume. Quattro corpi sono stati trovati a Verviers, città molto vicina al confine con la Germania.

L’allerta è alta anche nel sud dei Paesi Bassi, dove le autorità hanno deciso di schierare l’esercito. Nella città di Limburg, infatti, molti residenti sono stati costretti a fuggire dalle loro case per cercare sistemazione in hotel e centri sportivi. Alcune abitazioni sono crollate e altre risultano a rischio.

Clima, gli esperti sconvolti da quanto successo: il timore è che le condizioni meteorologiche estreme stiano peggiorando più velocemente del previsto

Quanto successo in Germania ha lasciato sorpresi anche gli esperti del clima, che pur sapendo come i fenomeni meteo estremi siano destinati a peggiorare non si aspettavano quantitativi di pioggia così abbondanti in breve tempo su un territorio così vasto. Il timore è che il cambiamento climatico indotto dall’uomo stia peggiorando la situazione più in fretta di quanto previsto e le ondate di calore tra Stati Uniti e Canada sono un ulteriore campanello d’allarme. Gli scienziati, infatti, hanno da tempo previsto che le emissioni umane avrebbero causato più inondazioni, ondate di calore, siccità, tempeste e altre forme di condizioni meteorologiche estreme, ma gli ultimi picchi hanno superato molte aspettative.

Caldo eccezionale tra USA e Canada, l’allarme della scienza: «Ogni 5-10 anni entro il 2040»

Alcuni esperti temono che i recenti eventi meteo indichino che il sistema climatico potrebbe aver superato una soglia pericolosa. Gli scienziati stanno infatti stanno esaminando se la tendenza all’aumento di fenomeni estremi possa seguire un percorso non più graduale ma irregolare a causa degli effetti a catena della siccità o dello scioglimento dei ghiacci nell’Artico. Questa teoria è controversa, ma gli eventi recenti hanno stimolato ulteriori discussioni su questa possibilità e sull’affidabilità dei modelli basati su osservazioni passate.

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