Lista articoli su appunti meteorologici - Icona Meteo IconaMeteo.it - Sempre un Meteo avanti Thu, 17 Jun 2021 07:16:32 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.iconameteo.it/contents/uploads/2019/12/Favicon-150x150.png Lista articoli su appunti meteorologici - Icona Meteo 32 32 Circolazione atmosferica sull’Italia: l’analisi della primavera 2021 https://www.iconameteo.it/news/approfondimenti/circolazione-atmosferica-sullitalia-lanalisi-della-primavera-2021/ Thu, 17 Jun 2021 07:14:19 +0000 https://www.iconameteo.it/news/approfondimenti/circolazione-atmosferica-sullitalia-lanalisi-della-primavera-2021/ Come abbiamo visto nei precedenti report, Meteo Expert da diversi anni studia la circolazione atmosferica sull’Italia e sull’Europa centro-meridionale anche mediante l’analisi di dodici “Tipi di Circolazione” (TC) identificati e classificati da una rete neurale artificiale molto efficiente nella gestione di grandi quantità di dati: la SOM (Self Organizing Map) o Mappa di Kohonen. La …

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Come abbiamo visto nei precedenti report, Meteo Expert da diversi anni studia la circolazione atmosferica sull’Italia e sull’Europa centro-meridionale anche mediante l’analisi di dodici “Tipi di Circolazione” (TC) identificati e classificati da una rete neurale artificiale molto efficiente nella gestione di grandi quantità di dati: la SOM (Self Organizing Map) o Mappa di Kohonen.
La figura 1 mostra le configurazioni del Geopotenziale a 500 hPa e della pressione al livello del mare associate a ciascun TC, in base alle quali sono stati assegnati i nomi riportati nella tabella 1.

Fig. 1 – Geopotenziale a 500 hPa e pressione al livello del mare di ciascun Tipo di Circolazione (TC) identificato da SOM. Per semplicità, non sono mostrati anche gli altri campi utilizzati per l’addestramento della rete neurale: geopotenziale a 700 hPa, temperatura a 850 hPa, umidità specifica a 700 hPa. I dati sono standardizzati. I colori dal verde al rosso rappresentano valori positivi (“alta pressione”), i colori dal bianco al blu i valori negativi (“bassa pressione”).

Tipi di circolazione atmosferica osservati: frequenza, anomalie e trend

In linea con il trend degli ultimi sedici anni, la circolazione atmosferica dell’inverno meteorologico 2020/21 ha visto l’eccezionale assenza di due tipi di circolazione associati all’irruzione di aria artica o polare nel Mediterraneo: TC1 Maestrale e TC9 Anticiclone di blocco.
Uno di essi, TC1 Maestrale, è stato invece il protagonista della circolazione primaverile (Tabella 1 e Figura 2), in particolare dei mesi di marzo ed aprile, con un numero di giorni di presenza mai rilevato dal 2005, e una persistenza molto elevata per questo tipo di circolazione (fino a sette giorni consecutivi, tra il 13 e il 19 aprile), osservata solo altre tre volte negli ultimi quindici anni.

Tab.1 – Nome dei dodici Tipi di Circolazione (TC) identificati da SOM sul dominio 35°- 52°N, 3°W – 24°E (Europa centro-meridionale) e numero di giorni di presenza di ciascuno dal primo marzo al 31 maggio 2021.

TC9 Anticiclone di blocco ha triplicato la sua presenza rispetto all’inverno, con nove giorni di presenza concentrati perlopiù in marzo, ma è risultato comunque molto meno frequente rispetto all’eccezionale primavera 2020 (esattamente un terzo).

Il continuo afflusso di aria fredda proveniente dalle alte latitudini, nei mesi di marzo e aprile non ha lasciato spazio ai tipici TC delle stagioni intermedie, come TC4 Depressione Ligure e TC8 Scirocco, entrambi associati ad abbondanti piogge su gran parte del Centronord dell’Italia e temperature relativamente miti in tutto il Paese. La loro timida presenza si è infatti palesata solo a stagione inoltrata, negli ultimi giorni di aprile, quasi a voler rappresentare una brevissima parentesi primaverile tra un assetto della circolazione atmosferica invernale ed uno, in maggio, già con evidenti caratteristiche estive. Il mese di maggio ha visto infatti la prepotente presenza di TC3 Depressione Padana, il tipo di circolazione più frequente nella stagione calda, foriero di temporali ed eventi estremi soprattutto sulle nostre regioni settentrionali,  in particolare sulle Alpi e al Nordest.

Fig. 2 – Sequenza temporale dei tipi di circolazione (TC) nel corso della primavera 2021

Il grafico dell’anomalia del numero di giorni di presenza dei dodici TC (figura 3) evidenzia l’importante contributo dato alla circolazione atmosferica primaverile dal “freddo” TC1 Maestrale, con dodici giorni di presenza in più rispetto alla media dei quindici anni precedenti. E’ evidente anche il lieve eccesso di TC3 Depressione Padana (una settimana in più rispetto alla media stagionale), associato all’afflusso sull’Italia di aria fresca atlantica, e il difetto dei “caldi e umidi” TC12 Depressione Iberica, TC8 Scirocco e TC4 Depressione Ligure, spesso l’uno evoluzione dell’altro e associati allo sviluppo di una depressione sul Mediterraneo occidentale e centrale.

Fig. 3 – Anomalia del numero di giorni di presenza di ciascun tipo di circolazione (TC) nella primavera 2021 rispetto alle media delle stagioni primaverili dal 2005 al 2020.

Come la stagione che l’ha preceduta, la primavera del 2021 ha dunque confermato almeno in parte il trend degli ultimi anni, che per questa stagione vede un progressivo aumento dei tipi di circolazione associati ad irruzioni di aria fredda dalle alte latitudini, in particolare TC1 Maestrale, a spese di tipi di circolazione associati a masse d’aria più calda di origine subtropicale (figura 4).

Come conseguenza, ad inverni tendenzialmente sempre più caldi, sembrano seguire primavere relativamente fresche

Fig. 4 – Linee di tendenza lineare del numero di giorni di presenza di alcuni tipi di circolazione (TC) nelle stagioni primaverili dal 2005 al 2021.

Tipi di circolazione atmosferica previsti: performance dei modelli globali di previsione meteorologica

Meteo Expert verifica sistematicamente non solo la qualità delle previsioni di temperatura e precipitazione formulate dai modelli operativi, ma anche la loro abilità a prevedere i tipi di circolazione. Ciò è reso possibile da un metodo che permette di misurare la distanza, e quindi la “similarità”, tra i dodici tipi di circolazione posizionati dalla rete neurale all’interno del suo spazio. La tabella 2 riporta l’elenco dei modelli globali sottoposti a tale analisi. MIX è il multi-model ensemble creato da Meteo Expert utilizzando i dati degli altri cinque modelli globali della lista.

Tab.2 – Modelli globali di previsione meteorologica sottoposti a verifica su base stagionale. MIX è il multi-model ensemble creato da Meteo Expert elaborando i dati di previsione prodotti dagli altri cinque modelli.

L’abilità dei modelli a prevedere la circolazione atmosferica è mostrata nella figura 5, che riporta l’indice di qualità delle previsioni da “oggi” (+24 ore di previsione) fino al terzo giorno (+96 ore di previsione) per tutti i modelli, e fino al sesto giorno (+168 ore di previsione) solo per alcuni di essi. Nel più breve termine, MIX e GEM hanno prodotto previsioni più accurate rispetto agli altri modelli, rasentando la perfezione, unitamente a GFS, nelle prime 24 ore di previsione. Come di consueto, il modello europeo (ECMWF) ha potuto esprimere meglio le sue potenzialità nel più lungo termine, guadagnando il primo posto dal quarto giorno di previsione (+120 ore) in poi. 

Fig. 5 – Qualità complessiva della previsione della circolazione atmosferica per tutti i modelli analizzati e per tutte le validità orarie disponibili (da +24 ore a +168 ore di previsione). L’indice di qualità è ottenuto mediante la misura dell’entità delle differenze tra le configurazioni osservate e quelle previste, ed è espressione di quanto la previsione del modello si allontana dalla condizione di errore massimo possibile.

L’abilità del modello globale europeo (ECMWF) e di quello americano (GFS) a prevedere i dodici tipi di circolazione atmosferica nel più lungo termine è mostrata nella figura 6, che riporta l’indice di qualità medio per le previsioni dal terzo al sesto giorno di previsione (da +96 a +168 ore).

Pare evidente la maggiore abilità di ECMWF con la previsione di TC9 Anticiclone di blocco, associato a tempo instabile nel Sud dell’Italia e nelle regioni del Medio Adriatico,  e di quasi tutti i TC associati a tempo perturbato su vaste porzioni del nostro Paese. Al contrario, GFS ha dimostrato una affidabilità leggermente superiore con la previsione di configurazioni prevalentemente anticicloniche, come TC6 Anticiclone delle Azzorre (presente per un giorno solo, il 20 aprile), TC10 Anticiclone Afroiberico, TC11 Anticiclone Nordafricano e TC12 Depressione Iberica

Fig. 6 – Qualità media della previsione di ciascun tipo di circolazione per il modello ECMWF (linea rossa) e il modello GFS (linea blu), da +96 a +168 ore di previsione. L’indice di qualità è attenuto mediante la misura dell’entità delle differenze tra le configurazioni osservate e quelle previste, ed è espressione di quanto la previsione del modello si allontana dalla condizione di errore massimo possibile.

L’estate (meteorologica) da poco iniziata porterà sorprese o sarà un’estate “normale”?

TC3 Depressione Padana, con i suoi forti temporali al Nord, continuerà ad essere uno dei protagonisti della circolazione atmosferica, o vedrà proseguire il suo declino? TC6 Anticiclone delle Azzorre riuscirà a prevalere sui roventi anticicloni di matrice africana, o questi ultimi domineranno, portando intense e prolungate ondate di calore sull’Italia? Cosa farà TC9 Anticiclone di blocco, avendo ormai perso la sua tipica caratteristica invernale?

Lo scopriremo con il prossimo report!

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Temporali e previsioni meteo: istruzioni per l’uso https://www.iconameteo.it/news/approfondimenti/temporali-e-previsioni-meteo-istruzioni-per-luso/ Tue, 01 Jun 2021 10:13:46 +0000 https://www.iconameteo.it/news/approfondimenti/temporali-e-previsioni-meteo-istruzioni-per-luso/ L’inizio del semestre caldo rappresenta per molte regioni italiane anche l’inizio della stagione dei temporali: nei mesi più caldi dell’anno, infatti, buona parte delle piogge che osserviamo sul nostro Paese sono associate a fenomeni di tipo convettivo, vale a dire precipitazioni che nascono da nubi a forte sviluppo verticale chiamate cumulonembi. La forma stessa dei …

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L’inizio del semestre caldo rappresenta per molte regioni italiane anche l’inizio della stagione dei temporali: nei mesi più caldi dell’anno, infatti, buona parte delle piogge che osserviamo sul nostro Paese sono associate a fenomeni di tipo convettivo, vale a dire precipitazioni che nascono da nubi a forte sviluppo verticale chiamate cumulonembi. La forma stessa dei cumulonembi ci fornisce visivamente in modo assai efficace alcuni indizi sulla loro natura: non è difficile immaginare le impetuose correnti ascensionali che si sviluppano al di sotto di questa nube, il vapore acqueo che condensa alla sua base determinandone il confine netto e poi la corsa in verticale dell’aria satura, spesso fino ai confini della troposfera, a creare le bianche torri nuvolose che conferiscono alla nube il classico aspetto di un cavolfiore. In effetti ciò che distingue un fenomeno convettivo temporalesco è proprio l’intensità dei moti verticali (decine di metri al secondo) che si osservano all’interno delle nubi cumuliformi, velocità superiori di alcuni ordini di grandezza rispetto alle tipiche velocità verticali che caratterizzano l’atmosfera (qualche cm al secondo). Un temporale però, per essere definito tale, deve produrre anche attività elettrica, tuoni, lampi e fulmini insomma: si ritiene che generalmente ciò si verifica quando le velocità verticali superano i 5 m/s.

Esiste una correlazione tra la quantità di fulmini che osserviamo e l’intensità della celle convettiva che li genera: i temporali più forti, di solito, sono associati a numerose fulminazioni.

Figura 1 Immagine del radar meteorologico relativa alle ore 14.40 del 3 aprile 2021. Fonte: archivio radar del Centrometeolombardo (http://www.centrometeolombardo.com/radar/)

La figura 1 è un’immagine ottenuta grazie al radar meteorologico relativa al primo pomeriggio del giorno 3 aprile 2021 che mostra buona parte della regione Lombardia: i colori più caldi, il rosso in particolare, rappresentano rovesci di pioggia abbastanza intensi. Questo breve episodio temporalesco si è sviluppato intorno alle ore 14 qualche kilometro a nord di Bergamo e poco dopo ha raggiunto il capoluogo. Una seconda cella temporalesca, più debole, è attiva sulla Brianza lecchese e sfiora la provincia di Monza; questa cella è stata quasi certamente innescata dalla cella bergamasca. Il temporale “madre” ha generato accumuli di pioggia di circa 40 mm (equivalenti a 40 litri per metro quadrato) su una piccola porzione della bassa Val Seriana e solo pochi mm su Bergamo; il secondo temporale, prima di esaurirsi nel Milanese, ha prodotto una decina di millimetri di pioggia su una ristretta fascia del Lecchese. Abbiamo scelto questo caso solo per mostrare una situazione molto comune, vorremmo dire di “ordinaria amministrazione”, che caratterizza la stagione convettiva. Quello descritto, in effetti, fu l’unico episodio di pioggia che si osservò quel giorno in Lombardia; su gran parte della regione non piovve affatto, mentre in un paio di località si ebbe quasi un piccolo nubifragio, ma non si trattò di un caso particolarmente speciale. I temporali si comportano quasi sempre così, nascono all’improvviso e si esauriscono su piccole aree dando luogo a maltempo a volte severo (forti piogge, grandinate, raffiche di vento) mentre a pochi kilometri di distanza non succede niente.       

Figura 2: rappresentazione del concetto di stabilità e instabilità atmosferica (tratta da http://pressbooks-dev.oer.hawaii.edu/atmo/chapter/chapter-5-atmospheric-stability/)

Avendo constatato la natura “dispettosa” di questo tipo di fenomeni, non dovremmo nemmeno essere troppo sorpresi che essi siano difficili da prevedere.

La previsione dei temporali mette in difficoltà anche i più evoluti modelli fisico-matematici che forniscono indicazioni al meteorologo e, naturalmente, il meteorologo stesso: è bene che l’utente finale che legge il bollettino e guarda le icone sul suo strumento ne sia consapevole. Che cosa, in particolare, rende così arduo la previsione dei fenomeni convettivi? La risposta ovviamente richiederebbe ben più che queste poche righe, ma possiamo dire che la difficoltà risiede essenzialmente nella piccola scala del fenomeno (a volte solo pochi km) e nella particolare miscela di ingredienti che sono necessari alla loro formazione. Affinché si sviluppi un temporale devono infatti essere presenti:

  • sufficiente umidità
  • sufficiente instabilità
  • un innesco (“triggering”)

L’umidità di cui si “nutre” un temporale è soprattutto quella presente negli strati più bassi dell’atmosfera, i più vicini al suolo, che sono anche quelli dove gli errori modellistici sono maggiori (errori di inizializzazione e/o errori dovuti alla parametrizzazione dello strato limite turbolento). L’instabilità atmosferica (nel caso dei temporali il riferimento è soprattutto alla cosiddetta instabilità condizionale) è legata al profilo verticale di temperatura e di umidità. Possiamo immaginare di spingere verso l’alto una bolla d’aria inizialmente vicina al suolo e di seguirne la sua evoluzione: salendo l’aria si raffredda e a un certo punto il vapore in essa contenuto inizia a condensare (in funzione del suo contenuto di umidità); adesso l’aria è satura e continuando a salire si raffredda più lentamente (il processo di condensazione, infatti, libera calore). Ad una certa altezza la temperatura della bolla potrebbe risultare più alta rispetto a quella dell’atmosfera circostante e pertanto inizierà a subire la spinta di galleggiamento, la forza di Archimede, che la porterà a salire ancora. Ecco spiegato il significato dell’instabilità o viceversa, della stabilità: in un atmosfera instabile una perturbazione iniziale che sposta l’aria verso l’alto innesca un processo che rinforza la perturbazione stessa, come la pallina rossa della figura 2: una piccola spinta e la pallina proseguirà da sola nella direzione imposta dalla perturbazione; la pallina blu, al contrario, tenderà a tornare nella posizione di partenza (in atmosfera ciò corrisponde a una bolla che salendo si trova circondata da aria più calda entro la quale tenderà a affondare). Da ultimo, ma non per importanza, vi è la questione dell’innesco: parliamo della perturbazione (che in un’atmosfera instabile può essere anche piccola), della spintarella iniziale che è necessaria affinché la nostra bolla di aria calda e sufficientemente umida possa iniziare il suo viaggio verso il cielo per poi, eventualmente, mettersi a correre.

Figura 3 Densità di fulminazioni (fulmini/km2/anno) sulla Lombardia nel 2001. Immagine tratta dalla guida “Temporali&valanghe” redatta dalla Regione Lombardia (2007).

Nel mondo reale i tre ingredienti che abbiamo menzionato sono presenti in proporzioni sempre diverse e di volta in volta possono giocare ruoli sottili nella genesi o nella soppressione dell’attività convettiva: in Italia, ad esempio, durante la stagione estiva è piuttosto comune osservare lunghi periodi in cui l’instabilità è potenzialmente abbondante (alti valori dell’indice CAPE, Convective Available Potential Energy), ma in cui scarseggiano le perturbazioni in grado di innescarla. In queste situazioni gli eventuali temporali si sviluppano principalmente in prossimità dei rilievi, dove le condizioni sono generalmente più favorevoli (i rilievi costituiscono sorgenti elevate di calore, sono aree dove possono convergere le brezze e dove una massa d’aria può essere più facilmente sollevata ad opera della circolazione a più grande scala). La figura 3, benché si riferisca ad un anno soltanto, illustra con chiarezza come le fasce prealpine della Lombardia siano di gran lunga più temporalesche rispetto alla pianura. L’esempio che abbiamo proposto all’inizio di questo articolo rappresenta una situazione certamente meno comune: quel giorno sul territorio lombardo l’instabilità e l’umidità erano oggettivamente scarsi, come testimoniato dal radiosondaggio di Milano Linate; in compenso proprio a quell’ora si assisteva al brusco ingresso di venti un poco più freddi da est sulla pianura che verosimilmente hanno contribuito a sollevare l’aria in quel particolare punto della pedemontana bergamasca, l’unico in tutta la regione dove i tre ingredienti si sono combinati nel modo giusto.

Questa disamina, ancorché breve e necessariamente molto incompleta, vorrebbe suggerire che quando in un bollettino meteo si parla di temporali all’utente è richiesto un piccolo surplus di attenzione.

Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che nessuna previsione meteorologica è in grado di stabilire l’ora e la località precisa in cui domani si svilupperanno dei temporali; non limitiamoci dunque a “guardare” l’icona con la nube ed il fulmine stilizzati che ci appare sul telefonino, ma cerchiamo anche di leggere il testo del bollettino: “possibili temporali” non ha lo stesso significato di “probabili”; “temporali isolati” è diverso da “temporali sparsi”. L’incertezza può generare frustrazione, un forte temporale purtroppo può dare origine a danni ingenti e perfino causare vittime; più spesso, per fortuna, che sia stato correttamente previsto o meno, sarà stato solo una manifestazione naturale che ci ha lasciati pieni di meraviglia … e magari ci avrà invogliato a cercare un testo di meteorologia per imparare a conoscerla meglio.

 

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Anticiclone Nordafricano https://www.iconameteo.it/news/tipi-di-circolazione-sullitalia/anticiclone-nordafricano/ Thu, 27 May 2021 10:24:09 +0000 https://www.iconameteo.it/news/tipi-di-circolazione-sullitalia/anticiclone-nordafricano/ Proseguiamo con la descrizione dettagliata dei dodici Tipi di Circolazione atmosferica (TC) classificati sull’Europa Centro-meridionale da una SOM (Self Organizing Maps), o Mappa di Kohonen, una tipologia di rete neurale artificiale ad apprendimento non supervisionato. Analizziamo il penultimo TC della lista creata da SOM: lo abbiamo chiamato “Anticiclone Nordafricano”. E’ il terzo TC più frequente, …

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Proseguiamo con la descrizione dettagliata dei dodici Tipi di Circolazione atmosferica (TC) classificati sull’Europa Centro-meridionale da una SOM (Self Organizing Maps), o Mappa di Kohonen, una tipologia di rete neurale artificiale ad apprendimento non supervisionato.

Analizziamo il penultimo TC della lista creata da SOM: lo abbiamo chiamato “Anticiclone Nordafricano”. E’ il terzo TC più frequente, dopo TC9 Anticiclone di blocco e TC1 Maestrale. E’ infatti presente nel 9,8 % dei giorni (vedi istogramma). Questo tipo di circolazione, analogamente a TC10 – Anticiclone Afroiberico, favorisce tempo stabile, prevalentemente soleggiato, su tutta l’Italia, ed è associato alla presenza di una massa d’aria calda di origine subtropicale. Mentre in inverno mantiene temperature miti, favorisce la formazione di nebbie nelle zone di pianura e l’accumulo di inquinanti nei grandi centri urbani, d’estate è il protagonista principale delle più intense ondate di caldo e afa che colpiscono tutto il nostro Paese.

L’analisi dei trend degli ultimi sedici anni  (vedi grafico delle tendenze stagionali) rivela un incremento della presenza di TC11 “Anticiclone Nordafricano” in inverno (a spese di TC9 “Anticiclone di Blocco” e TC1 “Maestrale”) e, leggermente, anche durante l’estate, a spese del perturbato  TC3 “Depressione Padana”, a dimostrazione della tendenza alla stabilizzazione del tempo e al graduale aumento della temperatura in queste due opposte stagioni.

Le configurazioni dei campi termodinamici di questo tipo di circolazione mostrano caratteristiche sinottiche similari a quelle di TC10 – Anticiclone Afroiberico. Per una loro descrizione si rimanda quindi alla scheda specifica: TC10 Anticiclone Afroiberico. Verranno quindi di seguito evidenziati solo gli elementi che le distinguono.

Circolazione al livello del mare: pressione s.l.m.

L’estesa area di alta pressione che dal Nord Africa si protende verso il Mediterraneo e l’Europa ha i suoi massimi nella fascia tra l’Italia e il settore centro-settentrionale della penisola balcanica. La sua estensione oltralpe è invece meno marcata con i settori centro-settentrionali della Francia e della Germania interessati da un’area depressionaria con centro in direzione delle Isole Britanniche. Una seconda depressione è sempre presente a sudest ma con centro più defilato posizionato sull’Egeo. Questa configurazione coincide con un Anticiclone Nordafricano protagonista da nord a sud sul nostro Paese.

Circolazione in quota: geopotenziale a 700 hPa (circa 3000 metri s.l.m.) e 500 hPa (circa 5500 metri s.l.m.)

L’onda anticiclonica ha una forma del tutto similare, ma è spostata verso oriente con un asse sempre leggermente inclinato sudovest-nordest e passante lungo l’Italia, l’Austria e la Germania orientale. Di conseguenza, la sua sfera di influenza è più estesa in direzione dei Balcani e lascia maggiormente scoperta la fascia tra il nord della Francia e la Germania. Più a oriente, il flusso settentrionale è meno intenso e interessa principalmente l’area del Mar Nero.

Temperatura a 850 hPa (circa 1500 metri  s.l.m.)

Il cuore “caldo” dell’anticiclone ha il suo massimo centrato tra Algeria e Tunisia e ingloba tutto il settore intorno al Mediterraneo centro-occidentale comprendendo Francia meridionale, Paesi alpini e versante occidentale della penisola balcanica. Nel periodo estivo le ondate di calore coincidenti a questo tipo di circolazione determinano in Italia caldo intenso un po’ ovunque con picchi più accentuati al Centrosud e nelle Isole.

Umidità specifica a 700 hPa (circa 3000 metri s.l.m.)

Tra il Mediterraneo centrale e l’Europa orientale prevale l’aria asciutta, favorevole a una prevalenza di situazioni soleggiate che favoriscono anche l’Italia, specie le regioni adriatiche e centromeridionali. L’umidità poi cresce in direzione del settore alpino, della Francia e della penisola iberica, dove il flusso sud-occidentale può essere più frequentemente umido e i massimi nelle aree montuose derivano anche da effetti correlati all’orografia (azione di sbarramento; convezione estiva).

Distribuzione delle precipitazioni sull’Italia

In coincidenza di questo tipo di circolazione non si attendono quindi vere e proprie fasi di maltempo. “Poche” precipitazioni possono riguardare:

  • Le Alpi orientali: in estate per occasionali episodi di instabilità convettiva tra pomeriggio e sera.
  • Le Alpi occidentali: tra inverno e inizio primavera per il passaggio della coda più meridionale di perturbazioni in transito sulla Francia
  • Il settore intorno al Ligure: precipitazioni deboli ed episodiche correlate alla formazione di strati di nubi medio-basse che una locale ventilazione meridionale addossa alla Liguria e alla Toscana (tra autunno e inizio primavera)
  • La Calabria tirrenica e il Messinese: in forma episodica tra inverno e primavera per effetto molto marginale della depressione sull’Egeo.

Le figure che seguono mostrano la distribuzione delle precipitazioni dall’estate 2017 alla primavera 2018 (dati CPC Unified Gauge-based Analysis of Global Daily Precipitation) e l’immagine del satellite Meteosat di una giornata estiva ed una invernale con TC11 – Anticiclone Nordafricano (21 agosto 2020 e 16 febbraio 2020; si notino le nubi basse sul Mediterraneo occidentale, sul Mar Ligure e l’Alto Adriatico in febbraio).

copyright Sat24.com/Eumetsat/Met Office

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Anticiclone Afroiberico https://www.iconameteo.it/news/tipi-di-circolazione-sullitalia/anticiclone-afroiberico/ Thu, 08 Apr 2021 07:18:40 +0000 https://www.iconameteo.it/news/tipi-di-circolazione-sullitalia/anticiclone-afroiberico/ Proseguiamo con la descrizione dei dodici Tipi di Circolazione atmosferica (TC) classificati sull’Europa Centro-meridionale da una SOM (Self Organizing Maps), o Mappa di Kohonen, una tipologia di rete neurale artificiale ad apprendimento non supervisionato. Analizziamo il decimo TC della lista creata da SOM: lo abbiamo chiamato “Anticiclone Afroiberico”. In un anno, è presente mediamente nel …

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Proseguiamo con la descrizione dei dodici Tipi di Circolazione atmosferica (TC) classificati sull’Europa Centro-meridionale da una SOM (Self Organizing Maps), o Mappa di Kohonen, una tipologia di rete neurale artificiale ad apprendimento non supervisionato.

Analizziamo il decimo TC della lista creata da SOM: lo abbiamo chiamato “Anticiclone Afroiberico”. In un anno, è presente mediamente nel 6,2 % dei giorni (vedi istogramma). Questo tipo di circolazione è relativamente frequente in inverno e d’estate; è caratterizzato da condizioni di tempo stabile, prevalentemente soleggiato su tutta l’Italia, associato alla presenza di una massa d’aria calda di origine subtropicale che favorisce temperature mediamente oltre la norma e, in estate, le ondate di calore.

Il grafico delle tendenze stagionali degli ultimi sedici anni evidenzia solo una leggera diminuzione della presenza di TC10 – Anticiclone Afroiberico in primavera.

Approfondiamo ora le caratteristiche termo dinamiche di questo tipo di circolazione.

Circolazione al livello del mare: pressione s.l.m.

La distribuzione della pressione al livello del mare vede la presenza di un’estesa area di alta pressione che dalla penisola iberica e dal Nord Africa si protende fino a gran parte dell’Europa centrale dove raggiunge i suoi massimi nella fascia tra Svizzera, Germania meridionale e Austria. La sua sfera di influenza è ben estesa anche a gran parte dell’Italia, fatta eccezione per l’estremo Sud, specie il settore ionico e la Calabria che si trovano ai margini di una depressione centrata nel sud della Grecia. Questa configurazione coincide con una estensione dell’Anticiclone Nordafricano verso l’Europa centro-occidentale.

Circolazione in quota: geopotenziale a 700 hPa (circa 3000 metri s.l.m.) e 500 hPa (circa 5500 metri s.l.m.)

Nelle configurazioni del geopotenziale a 700 e 500 hPa è ben evidente l’onda anticiclonica che dal suo centro in prossimità dell’Algeria si protende fino al cuore del continente europeo con un asse leggermente inclinato sudovest-nordest passante lungo la Spagna orientale, la Francia e la Germania. Più a oriente, oltre i 15 gradi di longitudine est, le correnti settentrionali gradualmente acquisiscono una curvatura ciclonica intorno a una saccatura di bassa pressione che si approfondisce in direzione dell’Egeo e della Turchia.

Temperatura a 850 hPa (circa 1500 metri  s.l.m.)

La distribuzione della temperatura a 850 hPa mostra chiaramente il cuore “caldo” dell’anticiclone con il suo massimo naturalmente centrato tra il sud della penisola iberica e l’Algeria, ma con una estensione che giustifica spesso temperature oltre la norma anche su Francia, Germania, Paesi Alpini e molte regioni italiane. Nel periodo estivo le ondate di calore coincidenti a questo tipo di circolazione determinano in Italia i picchi di caldo più intenso al Nordovest, in Toscana e in Sardegna. Più a est le correnti settentrionali indirizzano l’aria più fresca verso i Balcani, l’Egeo e il Mar Nero. Una influenza marginale di questo flusso aiuta in genere a contenere le temperature sulle nostre regioni meridionali e del medio Adriatico.

Umidità specifica a 700 hPa (circa 3000 metri s.l.m.)

La distribuzione dell’umidità specifica a 700 hPa, un indicatore approssimato della collocazione dei sistemi nuvolosi più importanti, ci mostra un’Europa e un Mediterraneo centrale, e quindi gran parte dell’Italia, piuttosto asciutti, sintomo di una prevalenza di situazioni soleggiate. Solo il settore alpino appare più umido per effetti probabilmente correlati all’orografia (azione di sbarramento; convezione estiva). Masse d’aria più umide interessano il sud dei Balcani, la penisola iberica e l’Algeria.

Distribuzione delle precipitazioni sull’Italia

In coincidenza di questo tipo di circolazione non si attendono naturalmente vere e proprie fasi di maltempo. “Poche” precipitazioni possono riguardare:

  • Le zone di confine dell’Alto Adige (per effetto Stau) tra inverno e primavera.
  • Le Alpi e le Prealpi: in estate per occasionali episodi di instabilità convettiva tra pomeriggio e sera.
  • La Calabria, l’alto Ionio e il nordest della Sicilia: in forma episodica e soprattutto in primavera; l’influsso marginale della circolazione depressionaria centrata sulla Grecia può infatti produrre una locale instabilità.

Le figure che seguono mostrano la distribuzione delle precipitazioni dall’estate 2017 alla primavera 2018 (dati CPC Unified Gauge-based Analysis of Global Daily Precipitation) e l’immagine del satellite Meteosat di una giornata con TC10 – Anticiclone Afroiberico (31 luglio 2020).

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