Lista articoli su ambiente - Icona Meteo IconaMeteo.it - Sempre un Meteo avanti Wed, 08 Feb 2023 12:53:45 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.iconameteo.it/contents/uploads/2019/12/Favicon-150x150.png Lista articoli su ambiente - Icona Meteo 32 32 Quali sono i Comuni “Rifiuti Zero”? https://www.iconameteo.it/news/notizie-italia/quali-sono-i-comuni-rifiuti-zero/ Wed, 08 Feb 2023 12:53:45 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=74917 rifiuti zeroA che punto siamo con la raccolta differenziata? Quali sono i comuni e capoluoghi più virtuosi da potersi vantare di essere “Rifiuti Free” o “Rifiuti Zero”? Attualmente in Italia, degli oltre 7.900 Comuni, solamente 590 sono quelli Rifiuti Free, ovvero quei comuni con una produzione pro-capite di rifiuto indifferenziato destinato allo smaltimento inferiore ai 75 …

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A che punto siamo con la raccolta differenziata? Quali sono i comuni e capoluoghi più virtuosi da potersi vantare di essere “Rifiuti Free” o “Rifiuti Zero”?

Attualmente in Italia, degli oltre 7.900 Comuni, solamente 590 sono quelli Rifiuti Free, ovvero quei comuni con una produzione pro-capite di rifiuto indifferenziato destinato allo smaltimento inferiore ai 75 Kg.

Al Sud non si arresta il trend di crescita, mentre il Centro resta fermo al 5.4 %. In testa abbiamo sempre il Nord, in particolare il Nordest, con la provincia di Treviso in pole position.

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La PLASTICA inquina anche i POLI DELLA TERRA: rinvenute perfino particelle di PNEUMATICI https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/la-plastica-inquina-anche-i-poli-della-terra-rinvenute-perfino-particelle-di-pneumatici/ Tue, 25 Jan 2022 09:09:55 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/la-plastica-inquina-anche-i-poli-della-terra-rinvenute-perfino-particelle-di-pneumatici/ Neppure i poli del nostro Pianeta si salvano dall’inquinamento della plastica. Per la prima volta gli scienziati hanno infatti individuato delle nanoplastiche, ancora più piccole e tossiche delle microplastiche, che erano già state trovate praticamente in ogni angolo del nostro globo, dalla vetta dell’Everest alle regioni più ignote e profonde degli oceani, e che suscitano …

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Neppure i poli del nostro Pianeta si salvano dall’inquinamento della plastica.
Per la prima volta gli scienziati hanno infatti individuato delle nanoplastiche, ancora più piccole e tossiche delle microplastiche, che erano già state trovate praticamente in ogni angolo del nostro globo, dalla vetta dell’Everest alle regioni più ignote e profonde degli oceani, e che suscitano preoccupazione anche per la salute umana. I loro effetti sul nostro organismo sono infatti ancora ignoti, ma sappiamo ormai per certo che la plastica ha inquinato anche i nostri corpi, con minuscole particelle che ingeriamo, con il cibo e con l’acqua che proviene dalle bottiglie di plastica, e addirittura respiriamo insieme all’aria.

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Ai poli, le nanoplastiche sono arrivate da molto più tempo di quanto potessimo aspettarci: i ricercatori che hanno analizzato del ghiaccio proveniente dalla Groenlandia hanno scoperto che la plastica sta inquinando questa regione così remota da almeno 50 anni.
La spiegazione che al momento appare più probabile è che le nanoparticelle di plastica abbiano raggiunto il Polo Nord trasportate dal vento e che siano arrivate da città del Nord America o dell’Asia.
Le nanoplastiche sono state rinvenute anche al Polo Sud, nel ghiaccio marino del Canale McMurdo in Antartide, dove secondo gli scienziati sono probabilmente arrivate attraverso le correnti oceaniche.

Nel ghiaccio artico erano già state trovate delle microplastiche, ma solo i più recenti metodi di rilevamento hanno permesso di analizzare le nanoparticelle, molto più piccole.
I ricercatori hanno scoperto che metà delle nanoplastiche rilevate al Polo Nord erano polietilene, materiale utilizzato in sacchetti e imballaggi di plastica monouso, un quarto erano particelle di pneumatici, un quinto erano polietilene tereftalato, che si utilizza nelle bottiglie e nei vestiti.

Anche in Antartide metà delle nanoplastiche erano polietilene, ma qui non sono state trovate particelle provenienti da pneumatici: secondo gli scienziati è dovuto alla maggiore distanza dalle aree popolate. Il secondo tipo di nanoplastiche più frequenti al Polo Sud è rappresentato dal polipropilene, utilizzato per tubi e contenitori per alimenti.

La ricerca è stata pubblicata da Environmental Research.

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SERVIZIO CIVILE AMBIENTALE, c’è l’accordo: ecco cosa prevede https://www.iconameteo.it/news/notizie-italia/servizio-civile-ambientale/ Wed, 01 Sep 2021 08:03:46 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-italia/servizio-civile-ambientale-ce-laccordo/ Trovato l’accordo per la promozione del “Servizio civile ambientale e per lo sviluppo sostenibile”: a darne l’annuncio il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che ha firmato il protocollo d’intesa con la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone. Il protocollo è di una durata biennale, e prevede la promozione di programmi e progetti finalizzati …

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Trovato l’accordo per la promozione del “Servizio civile ambientale e per lo sviluppo sostenibile”: a darne l’annuncio il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che ha firmato il protocollo d’intesa con la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone. Il protocollo è di una durata biennale, e prevede la promozione di programmi e progetti finalizzati alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica nell’ambito del Servizio civile universale.

Sul piatto 20 milioni di euro: dieci sono stanziati dal Dipartimento per le politiche giovanili per il 2021, dieci dal Mite per l’anno 2022.

Fonte: MITE

Il programma “Servizio civile ambientale e per lo sviluppo sostenibile” prevede di:

  • aumentare il numero di operatori volontari da impiegare, anche a supporto degli enti territoriali, in programmi d’intervento specifici e progetti dedicati alle tematiche ambientali e alla transizione ecologica;
  • potenziare le conoscenze e competenze degli enti di Servizio civile universale, che aderiranno all’iniziativa, attraverso percorsi di “capacity building”;
  • potenziare le conoscenze degli operatori volontari sulle tematiche ambientali legate alla sostenibilità e alla transizione ecologica attraverso percorsi di formazione dedicata;
  • valorizzare sul piano esperienziale le competenze degli operatori volontari sui temi della green economy, anche con riferimento alle nuove professionalità richieste in settori quali la tutela e valorizzazione delle biodiversità, la lotta allo spreco alimentare, la promozione delle energie rinnovabili, lo sviluppo delle nuove tecnologie ambientali, la digitalizzazione, l’economia circolare, la bio-economy, la tutela del patrimonio marino-costiero, la blue economy, la lotta al marine litter, il Green Public Procurement e i Criteri Ambientali Minimi, l’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile;
  • orientare i giovani verso i green jobs, con particolare riferimento all’occupazione femminile;
  • promuovere, attraverso i giovani operatori volontari, attività educative rivolte alla comunità o a particolari categorie, con l’intento di curare la diffusione della cultura della sostenibilità ambientale e sociale sui temi della green economy;
  • impiegare i giovani operatori volontari in azioni e servizi finalizzati all’attuazione delle azioni comprese nell’ambito delle Strategie nazionali, regionali e locali per lo sviluppo sostenibile, in particolare per organizzazioni private e pubbliche amministrazioni.

Il ministero della Transizione ecologica ha fatto sapere con una nota che si impegna a realizzare le attività di formazione destinate agli operatori volontari avvalendosi, oltre che di competenze interne, dell’Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), del Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA), di università e centri di ricerca pubblici e delle associazioni di protezione ambientale riconosciute.

L’annuncio è stato accolto con favore da FacciamoECO, che in aprile aveva avanzato la proposta di istituire il Servizio Civile Ambientale.

Il via libera al Servizio Civile Ambientale è «un segnale davvero importante per il nostro ambiente e per una ripartenza davvero green per il futuro delle prossime generazioni», ha commentato FacciamoECO.

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È l’OVERSHOOT DAY: siamo in DEBITO con il Pianeta https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/e-lovershoot-day-siamo-in-debito-con-il-pianeta/ Thu, 29 Jul 2021 04:44:38 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/e-lovershoot-day-siamo-in-debito-con-il-pianeta/ Quest’anno l’Overshoot Day cade il 29 luglio. Si tratta del giorno che segna il momento simbolico in cui la Terra ha esaurito le risorse naturali previste per il 2021. Lo ha annunciato il consigliere Susan Aitken, leader del Consiglio comunale di Glasgow, per conto del Global Footprint Network e dell’Agenzia scozzese per la protezione dell’ambiente. …

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Quest’anno l’Overshoot Day cade il 29 luglio. Si tratta del giorno che segna il momento simbolico in cui la Terra ha esaurito le risorse naturali previste per il 2021. Lo ha annunciato il consigliere Susan Aitken, leader del Consiglio comunale di Glasgow, per conto del Global Footprint Network e dell’Agenzia scozzese per la protezione dell’ambiente. Proprio a Glasgow si terrà il prossimo novembre la decisiva COP26.

Overshoot Day: di cosa si tratta

Quella dell’Overshoot Day è una data simbolica che indica il giorno del sovra-sfruttamento delle risorse globali della Terra, segnalando il momento in cui può considerarsi esaurita la biocapacità del pianeta. Da questo giorno in avanti, fino alla fine dell’anno, l’uomo entra in debito con il Pianeta e utilizza risorse naturali, compromettendo la capacità futura degli ecosistemi di rigenerarle.

Secondo il Global footprint network, che calcola l’impronta ecologica di ciascun Paese e quello globale, l’Italia avrebbe bisogno delle risorse di 2,7 Terre per arrivare alla fine dell’anno.

A livello globale, abbiamo esaurito il “budget” della Terra di un intero anno. Secondo le stime, nonostante la pandemia, nel 2021 l’umanità ha vissuto come se avesse a disposizione 1,6 pianeti come la Terra.
Come viene viene calcolato l’Overshoot Day di ogni singolo Paese? La data viene elaborata attraverso il confronto tra l’impronta ecologica dei suoi abitanti, con la biocapacità globale, cioè la capacità della Terra di rigenerare le sue risorse naturali.

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FORESTAMI, i nuovi successi del progetto di piantumazione urbana https://www.iconameteo.it/news/notizie-italia/forestami-i-nuovi-successi-del-progetto-di-piantumazione-urbana/ Wed, 14 Jul 2021 10:21:04 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-italia/forestami-i-nuovi-successi-del-progetto-di-piantumazione-urbana/ Mercoledì 14 luglio la Triennale di Milano ha ospitato la conferenza stampa di Forestami nella cornice del suo Giardino: vari gli interventi, tra cui quello del sindaco Beppe Sala e l’architetto Stefano Boeri, che presiede il Comitato Scientifico del progetto. Nato da una ricerca del Politecnico di Milano grazie al sostegno di Fondazione Falck e …

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Mercoledì 14 luglio la Triennale di Milano ha ospitato la conferenza stampa di Forestami nella cornice del suo Giardino: vari gli interventi, tra cui quello del sindaco Beppe Sala e l’architetto Stefano Boeri, che presiede il Comitato Scientifico del progetto.

Nato da una ricerca del Politecnico di Milano grazie al sostegno di Fondazione Falck e FS Sistemi Urbani, il progetto Forestami è promosso da Città metropolitana di Milano, Comune di Milano, Regione Lombardia, Parco Nord Milano, Parco Agricolo Sud Milano, ERSAF e Fondazione di Comunità Milano.

L’obiettivo è decisamente ambizioso: Forestami punta a piantare 3 milioni di alberi entro il 2030. Al momento è già vicinissima alla soglia dei 300 mila e prevede di superare questo traguardo entro la fine dell’anno.

La conferenza stampa di Forestami, 14 luglio 2021. © Triennale Milano – foto Gianluca Di Ioia_LD

La conferenza stampa che si è svolta oggi è stata l’occasione per fare il punto sul progetto e presentare alcune novità, tra cui il raggiungimento di nuovi protocolli di intesa con i Comuni della Città Metropolitana di Milano, l’individuazione di nuove aree per la piantumazione della prossima stagione agronomica, la campagna di affido Custodiscimi, al via dal prossimo novembre, e Super Forestami, un bosco allestito in occasione del supersalone 2021 grazie alla partnership con il Salone del Mobile di Milano.
Gli alberi di Forestami saranno infatti protagonisti dell’evento speciale con il progetto Super Forestami, che consisterà nell’allestimento di un “bosco” composto da un centinaio di alberi attraverso cui i visitatori potranno raggiungere l’ingresso della manifestazione. Saranno presenti altri cento alberi all’interno delle aree espositive e nelle zone dedicate al relax. Tutte le piante troveranno poi posto nelle aree della Città Metropolitana di Milano andando a incrementare il numero di alberi di Forestami.

Il sindaco Beppe Sala ha annunciato anche che la Città Metropolitana di Milano si è aggiudicata 5 su 5 dei progetti presentati nell’ambito del “Bando Costa” del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Il bando si pone l’obiettivo di tutelare la biodiversità per garantire la piena funzionalità degli ecosistemi; aumentare la superficie e migliorare la funzionalità ecosistemica delle infrastrutture verdi a scala territoriale e del verde costruito; migliorare la salute e il benessere dei cittadini; contribuire a migliorare la qualità dell’aria. I progetti che si è aggiudicata la Città Metropolitana di Milano corrispondono a un importo complessivo finanziato di oltre 2 milioni di euro (2.289.669,13€) e interessano una superficie complessiva di oltre 22 ettari, per un totale di 32.574 piante che entreranno a far parte del progetto Forestami nei comuni di Milano, Rho, Pioltello, Settimo Milanese e Corsico.

«Siamo molto orgogliosi dell’aggiudicazione di 5 su 5 dei progetti presentati nell’ambito del Bando Costa – ha detto il sindaco di Milano Beppe Sala -: un ulteriore e importante supporto che ci permetterà di avanzare ancora più rapidamente».

Il primo cittadino ha sottolineato come i fondi su cui può contare Forestami non derivino solo dalle istituzioni. Al contrario, il progetto ha ricevuto grande sostegno anche da privati cittadini, aziende e fondazioni, da cui ha già raccolto circa due milioni di euro. La capacità di collaborazione tra pubblico e privato «è la prima grande forza di Milano», ha detto Sala, che ha parlato di Forestami anche in un video pubblicato sui propri canali social:

Anche Stefano Boeri ha sottolineato l’inclusività di Forestami e la grande partecipazione delle realtà private, con circa 70 mila cittadini che hanno preso parte al progetto, in alcuni casi con donazioni anche particolarmente significative. L’architetto ha affermato che la reputazione di Forestami si è ormai estesa in tutto il mondo e che il progetto è considerato all’avanguardia nella sfida della forestazione urbana. 

«La crescente adesione che il progetto Forestami sta raccogliendo è la dimostrazione del cambiamento epocale che stiamo vivendo – ha detto Boeri -. Avere città sempre più verdi e con l’aria più pulita, in grado di migliorare la nostra salute e la qualità della nostra vita, è diventato un obiettivo condiviso da milioni di cittadini del mondo, dalle aziende e dalle istituzioni».

forestami
© Triennale Milano – foto Gianluca Di Ioia_LD

Sul valore sociale del progetto è tornata anche Michela Palestra, Presidente di Parco Agricolo Sud Milano e referente istituzionale di Città Metropolitana per Forestami. «Soprattutto dopo un periodo difficile come questo cambia il rapporto dei cittadini con la città e con la campagna», ha detto, sottolineando l’importanza di garantire sia il benessere del pianeta che quello dei cittadini. Palestra non ha comunque tralasciato il valore ambientale di Forestami, in una città metropolitana come quella di Milano che secondo la presidente del Parco Agricolo Sud «ha preso a piene mani la responsabilità che deriva dall’Accordo di Parigi» e sta già facendo i conti con gli effetti dei «cambiamenti climatici, che si manifestano in modo particolarmente violento» nelle aree urbane.

Il ruolo del progetto in relazione al clima della città è stato menzionato anche da Boeri, che ha sottolineato il «contributo fondamentale» di Forestami «per migliorare la qualità dell’aria e assorbire anidride carbonica, per ridurre il caldo generato dai cambiamenti climatici e dal fenomeno dell’isola di calore», e per contribuire alla «salute complessiva dei cittadini dell’area metropolitana di Milano».

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G7, al via il SUMMIT: getterà le fondamenta per una RIPARTENZA VERDE? https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/g7-al-summit-in-cornovaglia-si-progetta-la-ricostruzione-i-grandi-della-terra-getteranno-le-fondamenta-per-una-ripartenza-piu-verde/ Fri, 11 Jun 2021 07:37:02 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/g7-al-summit-in-cornovaglia-si-progetta-la-ricostruzione-i-grandi-della-terra-getteranno-le-fondamenta-per-una-ripartenza-piu-verde/ Completamente realizzati con rifiuti elettronici, i volti giganteschi dei grandi del mondo sovrastano la spiaggia di Sandy Acres, lungo la costa in cui oggi gli stessi leader del G7 si incontreranno. L’opera si intitola Mount Recyclemore, è alta circa 3 metri e raffigura il premier britannico Boris Johnson, il premier giapponese Yoshihide Suga, il presidente francese …

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Completamente realizzati con rifiuti elettronici, i volti giganteschi dei grandi del mondo sovrastano la spiaggia di Sandy Acres, lungo la costa in cui oggi gli stessi leader del G7 si incontreranno.

L’opera si intitola Mount Recyclemore, è alta circa 3 metri e raffigura il premier britannico Boris Johnson, il premier giapponese Yoshihide Suga, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente del consiglio italiano Mario Draghi, il premier canadese Justin Trudeau, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente Usa Joe Biden.

È stata realizzata dall’artista Joe Rush e da musicMagpie, rivenditore britannico di elettronica di seconda mano, con la collaborazione di circa 15 artisti: rimarrà sulla spiaggia fino a domenica per poi essere allestita nella sede di musicMagpie nella Greater Manchester.

 

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Servirà a sensibilizzare i big del G7 sulle tematiche ambientali e climatiche?

Di recente il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha affermato in un’intervista rilasciata al Guardian che «stiamo arrivando al punto di non ritorno».

Le politiche del G7 saranno fondamentali per contrastare la crisi ambientale e climatica che stiamo vivendo, e che si profila catastrofica. Uno studio ha stimato l‘impatto dei cambiamenti climatici annunciando che, di questo passo, proprio i Paesi del G7 vanno dritti verso una crisi economica doppia rispetto a quella provocata dal Covid-19.

Dai leader sono arrivati alcuni segnali positivi. A maggio hanno raggiunto un accordo per fermare i finanziamenti alle centrali a carbone entro la fine del 2021; di recente Boris Johnson, padrone di casa in questo incontro e nella COP26, ha auspicato da parte degli stessi leader la firma di una sorta di “piano Marshall” sul clima che permetta di sostenere i Paesi in via di sviluppo a de-carbonizzare le loro economie.

Peccato che lo stesso Johnson sia finito nella bufera, proprio alla vigilia del G7, per aver scelto di utilizzare il proprio jet privato, estremamente inquinante, per raggiungere la sede dell’incontro, abbastanza vicina a Londra da poter essere raggiunta piuttosto comodamente in treno.

Dando un messaggio davvero poco in linea con l’impegno ambientale e climatico in cui molti speravano, il prime minister ha pensato bene di annunciare il proprio arrivo in Cornovaglia pubblicando l’immagine del suo sbarco dal jet:

Nonostante alcune premesse che possono sembrare poco promettenti, il summit del G7 potrebbe davvero rappresentare un momento importante nell’impegno dei Grandi della Terra sulle tematiche legate al clima e all’ambiente, e la speranza è che possa portare ad azioni più incisive.

Il g7 in Cornovaglia potrebbe gettare le fondamenta per una “ricostruzione verde”

Il summit durerà fino a domenica 13 giugno, e rappresenterà per i leader il primo incontro di persona dall’inizio della pandemia. Le aspettative sono alte, anche in vista delle opportunità inedite messe sul tavolo dalla necessità di impostare una nuova ripartenza dopo l’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio il mondo dell’ultimo anno e mezzo.

Proprio il tema della “ricostruzione” sarà il fil rouge su cui si svilupperanno gli incontri del leader, dedicati tutti alla tematica del “Building Back” che di volta in volta sarà affrontata sotto un diverso punto di vista, dalla salute alla politica estera. Clima e ambiente saranno al centro soprattutto nella giornata di domenica, in occasione della sessione di lavoro che è stata intitolata “Building back Greener – Climate and Nature”.

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BIODIVERSITÀ: il fragilissimo valore che regge il pianeta https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/biodiversita-il-fragilissimo-valore-che-regge-il-pianeta/ Sat, 22 May 2021 05:30:02 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/biodiversita-il-fragilissimo-valore-che-regge-il-pianeta/ Il 22 maggio si celebra a livello globale la Giornata Internazionale per la Biodiversità. Le Nazioni Unite, per commemorare l’adozione del testo della Convenzione per la Diversità Biologica, avvenuta il 22 maggio 1992, hanno proclamato questo giorno come un’occasione per comprendere meglio il valore e i problemi legati alla biodiversità. La Convenzione è entrata in …

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Il 22 maggio si celebra a livello globale la Giornata Internazionale per la Biodiversità. Le Nazioni Unite, per commemorare l’adozione del testo della Convenzione per la Diversità Biologica, avvenuta il 22 maggio 1992, hanno proclamato questo giorno come un’occasione per comprendere meglio il valore e i problemi legati alla biodiversità. La Convenzione è entrata in vigore il 29 Dicembre 1993 e ad oggi, comprende 193 Parti. È stata ratificata in Italia il 14 febbraio 1994 con la legge n.124.

Non si tratta di un elenco di buoni propositi, ma di un trattato internazionale giuridicamente vincolante con tre principali obiettivi: conservazione della biodiversità, uso sostenibile della biodiversità, giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche.

Nel dettaglio l’Articolo 1 della Convenzione recita: gli obiettivi della presente Convenzione, da perseguire in conformità con le sue disposizioni pertinenti, sono la conservazione della diversità biologica, l’uso durevole dei suoi componenti e la ripartizione giusta ed equa dei benefici derivanti dall’utilizzazione delle risorse genetiche, grazie ad un accesso soddisfacente alle risorse genetiche ed un adeguato trasferimento delle tecnologie pertinenti in considerazione di tutti i diritti su tali risorse e tecnologie, e grazie ad adeguati finanziamenti.

Biodiversità, un termine coniato nel 1988

La biodiversità è dunque la grande varietà di piante, animali, insetti, funghi e microorganismi che costituiscono il nostro Pianeta. Questo patrimonio naturale vive ed è basato sulle relazioni tra le diverse varietà ed ecosistemi e sul fondamentale equilibrio che è garanzia per la vita sulla Terra.

ll termine biodiversità è stato coniato nel 1988 dall’entomologo americano Edward O. Wilson e può essere definita come “la ricchezza di vita sulla terra”.  All’interno degli ecosistemi convivono ed interagiscono fra loro sia gli esseri viventi sia le componenti fisiche ed inorganiche, influenzandosi reciprocamente. La biodiversità, quindi, esprime il numero, la varietà e la variabilità degli organismi viventi e come questi varino da un ambiente ad un altro nel corso del tempo.

La Convenzione ONU sulla Diversità Biologica definisce la biodiversità come la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, evidenziando che essa include la diversità a livello genetico, di specie e di ecosistema.

Il tema della giornata mondiale della biodiversità 2021

Lo scorso anno il mondo è piombato nella tragedia globale della pandemia, che ha preso origine molto probabilmente da una zoonosi, ossia un salto di specie del virus dall’animale all’uomo. Questo tipo di evento avviene anche per mano dell’uomo che distrugge gli ecosistemi e gli equilibri naturali. Il tema della Giornata mondiale della biodiversità fu emblematico e sfidante: “Le soluzioni sono nella natura”.

Quest’anno è il momento della responsabilità e il tema scelto è: “Siamo parte della soluzione“. “Dalle soluzioni basate sulla natura al clima, alla salute, alla sicurezza idrica e alimentare, fino ai mezzi di sostentamento sostenibili, la biodiversità ci offre le fondamenta sulle quali possiamo ricostruire un futuro migliore”.

“Quando la biodiversità ha un problema, l’umanità ha un problema”

L’umanità vive grazie alla biodiversità e al tempo stesso l’uomo costituisce la sua più grave minaccia. È noto che stiamo vivendo la sesta estinzione di massa: tra il 2001 e il 2014 si sono estinte 173 specie e nell’ultimo secolo sono scomparse circa 400 specie di vertebrati.

Foreste, mari e oceani assorbono oltre la metà della CO2 emessa nell’atmosfera, e costituiscono la nostra principale difesa contro i cambiamenti climatici. La biodiversità è fondamentale anche per il nostro nutrimento.  Il pesce, secondo quanto riferisce l’Onu,  fornisce il 20% delle proteine ​​animali a circa 3 miliardi di persone. Oltre l’80% della dieta umana è derivata dalle piante.

Fino all’80% delle persone che vivono nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo si affidano a medicinali tradizionali a base vegetale per l’assistenza sanitaria di base. La perdita di biodiversità è dunque una enorme minaccia anche per la nostra salute. Essa infatti potrebbe determinare un aumento delle zoonosi e l’avvio di nuove epidemie. Tre quarti dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati significativamente alterati dalle azioni umane e un milione di specie animali e vegetali sono a rischio di estinzione.

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MARE a rischio, ma possiamo ancora salvarlo: il piano in 10 fasi del World Economic Forum https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/il-mare-e-a-rischio-ma-possiamo-ancora-salvarlo-il-piano-in-10-fasi-del-world-economic-forum/ Sun, 28 Feb 2021 14:23:34 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/il-mare-e-a-rischio-ma-possiamo-ancora-salvarlo-il-piano-in-10-fasi-del-world-economic-forum/ Le prospettive per il mare sono tutt’altro che rosee, e probabilmente non ce ne stiamo preoccupando abbastanza. Secondo gli esperti nel 2050 raggiungeremo un punto di non ritorno: è probabile che per quell’anno in mare ci siano più rifiuti plastici che pesce e che il 90 per cento delle nostre preziosissime barriere coralline sia morto, …

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Le prospettive per il mare sono tutt’altro che rosee, e probabilmente non ce ne stiamo preoccupando abbastanza.

Secondo gli esperti nel 2050 raggiungeremo un punto di non ritorno: è probabile che per quell’anno in mare ci siano più rifiuti plastici che pesce e che il 90 per cento delle nostre preziosissime barriere coralline sia morto, in oceani surriscaldati, acidificati e privi di ossigeno che rischiano di andare incontro a terrificanti estinzioni di massa.
Non sembra vicino, il 2050, ed è facile cadere nella tentazione di pensare che abbiamo cose più urgenti di cui occuparci. Ma sarebbe sbagliato: la salute degli oceani è una priorità per il nostro pianeta e anche per la nostra stessa sopravvivenza.
Oceani caldi e inquinati, privi di pesce, avrebbero conseguenze disastrose sotto molteplici aspetti, provocando danni enormi dal punto di vista economico ma anche contribuendo a fenomeni meteo sempre più estremi e a un livello del mare sempre più alto. A rischio non c’è “solo” l’economia: è questione di vita o di morte, e il 2050 è estremamente vicino.
Come fa notare il World Economic Forum, per quella data i bambini che oggi stringiamo in braccio saranno ancora giovani, intenti a costruire la propria carriera e la propria famiglia: non si può accettare che i nostri figli ereditino da noi una situazione così catastrofica.
La buona notizia è che per il momento non è ancora impossibile opporci a questo destino: siamo ancora in tempo per consegnare loro un mare sano, forse perfino più redditizio del nostro. Ma bisogna agire subito.

Unsplash/Fab Lentz

Per farlo, il World Economic Forum ha delineato 10 passi fondamentali.

1. Fermare i cambiamenti climatici
È il passo più difficile ma più importante che possiamo compiere per la salute degli oceani. Il rientro degli Stati Uniti tra i firmatari dell’Accordo di Parigi è un’ottima notizia, ma non basta: servono impegni nazionali ambiziosi per ridurre e azzerare le emissioni di gas serra.

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2. Passare ai fatti
Abbiamo bisogno che la neutralità carbonica diventi realtà. Questo richiederà investimenti enormi nelle fonti di energie rinnovabili, incluse anche soluzioni ancora sperimentali, e servirà avere una mentalità aperta per adattare e rendere più praticabili e sicure le soluzioni energetiche a basse emissioni di carbonio di cui disponiamo attualmente. Bisogna accelerare lo sviluppo di batterie sostenibili e creare nuove infrastrutture energetiche, comprese quelle marine: porti elettrificati e navi a basse emissioni, per esempio, contribuirebbero anche a ridurre i rischi di sversamenti di petrolio e a contrastare i rumori oceanici e l’inquinamento dei porti.

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3. Studiare lo sfruttamento delle risorse
Abbiamo sfruttato il mare senza freni, con conseguenze gravissime come l’inquinamento e la distruzione di interi habitat, ma non è ancora tardi per rimediare. L’acquacoltura gestita con più razionalità, solo nei posti giusti, con le specie giuste e adottando le pratiche giuste, sarebbe una vittoria per la salute dell’ambiente ma anche per quella umana. Investire nella ricerca, per esempio con progetti che permettano di ottenere alimenti vegetali dal mare, potrebbe aiutarci anche a soddisfare in modo sostenibile la crescente domanda di prodotti ittici.

4. Proteggere l’oceano: obiettivo 30×30
Così come i parchi proteggono parte della natura sulla terraferma servono aree protette anche in mare. L’obiettivo ora è quello di proteggere il 30 per cento dei nostri oceani entro il 2030, monitorando e proteggendo la biodiversità che contraddistinguerà le aree che selezioneremo. Non è facile, e finora abbiamo mancato il primo obiettivo di proteggere il 10 per cento dell’oceano entro il 2020:

30 x 30
Crediti: Protected Planet, via World Economic Forum

5. Salvaguardare anche il restante 70%
L’industria continua a crescere a tassi esponenziali nel mare, quindi anche se riuscissimo a proteggerne il 30 per cento sarebbe fondamentale gestire in modo intelligente anche lo sfruttamento delle aree non protette.
Serve quella che il World Economic Forum descrive come una «rivoluzione industriale dell’oceano», che includa la gestione responsabile della pesca, l’attenta suddivisione in zone per l’industria del mare, l’eliminazione dei sussidi alla pesca dannosa e la selezione delle industrie nascenti. Per esempio, sottolineano gli esperti, la nuova industria dell’estrazione mineraria oceanica è semplicemente troppo pericolosa perché si possa lasciare che si diffonda nell’oceano.

6. Colmare i vuoti normativi
Il mare appartiene a tutti, compresi quei due terzi di oceano che si trovano al largo, al di là dei confini. Ma in questi spazi internazionali la protezione della biodiversità e delle risorse è venuta meno.
Un passo in avanti per colmare questo gap potrebbe essere la proposta di un nuovo Trattato delle Nazioni Unite per la biodiversità in alto mare.

7. Fermare l’inquinamento da plastica
La plastica è ovunque, e l’allarme risuona ormai da anni, ma senza che si prendano provvedimenti seri per cambiare la situazione. Dobbiamo vietare la plastica che non è necessaria e tassare quella monouso, avverte il World Economic Forum. Dobbiamo investire nella ricerca e nella tecnologia per evitare che la plastica finisca in mare, per revisionare i sistemi di riciclaggio e per progettare alternative ecologiche alla plastica che siano valide anche dal punto di vista economico.
Secondo gli esperti servirebbe un trattato internazionale per affrontare l’emergenza plastica come l’Accordo di Parigi cerca di rimediare al problema delle emissioni e del conseguente riscaldamento globale.

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8. Prenderci cura della terra
Quello che succede sulla terraferma influenza anche la salute del mare. Per esempio, la distruzione delle foreste determina una mole più massiccia di CO2 che raggiunge gli oceani e l’utilizzo di sostanze tossiche e nocive nell’agricoltura contamina l’acqua dei fiumi, e di conseguenza anche quella del mare.

9. Monitorare
Dobbiamo avere più dati per tenere d’occhio la salute dell’oceano: servono nuove tecnologie che permettano, per esempio, di rilevare la pesca illegale e di aiutare le specie a rischio a coesistere con l’industria.

10. Garantire equità
La salute degli oceani passa anche dall’equità tra le persone: un mare più sano deve essere nell’interesse di tutti, e nessuno dev’essere danneggiato in modo diseguale dai rischi legati alle cattive condizioni in cui lo stiamo riducendo.

È il momento di agire con coraggio: se continuiamo a perseguire la strada più facile le previsioni apocalittiche relative al 2050 si avvereranno. Riscrivere il destino del mare, avvertono gli esperti, potrebbe essere una delle cose più difficile che dovremo fare come collettività, ma è necessario tenere a mente che le conseguenze della nostra inazione di oggi saranno estremamente difficili da sopportare, domani.

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CLIMA e AMBIENTE in crisi, l’Onu: «possiamo ancora FARE PACE con la natura» https://www.iconameteo.it/news/video/clima-e-ambiente-in-crisi-lonu-possiamo-ancora-fare-pace-con-la-natura/ Sat, 27 Feb 2021 12:53:45 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/clima-e-ambiente-in-crisi-lonu-possiamo-ancora-fare-pace-con-la-natura/ Cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e inquinamento minacciano il nostro futuro, e stanno già facendo sentire i loro effetti in modo drammatico mietendo ogni anno milioni di vittime. A questo punto, cambiare la situazione non è facile. Ma non è impossibile, avverte l’Onu, che nel nuovo rapporto pubblicato dal suo programma per l’ambiente (UNEP) ha …

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Cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e inquinamento minacciano il nostro futuro, e stanno già facendo sentire i loro effetti in modo drammatico mietendo ogni anno milioni di vittime. A questo punto, cambiare la situazione non è facile. Ma non è impossibile, avverte l’Onu, che nel nuovo rapporto pubblicato dal suo programma per l’ambiente (UNEP) ha voluto lanciare un messaggio positivo, e fondamentale: «possiamo ancora fare pace con la natura».

Il report dell’Unep, intitolato appunto Making Peace with Nature, propone un’analisi della difficile situazione in cui versa il nostro Pianeta ma afferma che fenomeni come i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità e l’inquinamento possono essere affrontati congiuntamente nel quadro degli obiettivi che ci poniamo per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile.

Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha ribadito che il 2021 sarà un anno cruciale. «Dobbiamo cogliere l’opportunità offerta dall’emergenza Covid per accelerare il cambiamento», ha detto, sottolineando che «il nostro obiettivo principale è la realizzazione di una coalizione globale finalizzata alla neutralità climatica. Se adottata da ogni nazione, città, istituto finanziario e azienda in tutto il mondo, la volontà di azzerare le emissioni nette entro il 2050 può ancora scongiurare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici».

 

L’umanità sta portando avanti una guerra suicida e insensata contro la natura. L’unione di cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e inquinamento causa sofferenza e la perdita di opportunità. L’inquinamento provoca la morte prematura di quasi 9 milioni di persone all’anno. I rischi sanitari legati a cambiamenti climatici e biodiversità uccidono milioni di persone in più all’anno.
Queste tre diverse crisi devono essere affrontate insieme. Metriche come il prodotto interno lordo sopravvalutano i progresso economico e non mostrano i costi della distruzione ambientale. I piani per la ripresa dal Covid-19 sono un’opportunità imperdibile per accelerare il cambiamento.

In questa transizione, ognuno di noi ha un ruolo da giocare: i governi, il mondo degli affari, i media, ma anche gli istituti scolastici, la società civile e tutti gli individui.
Dobbiamo tenere conto della natura nelle nostre politiche e nelle nostre decisioni, includere tra i costi delle nostre azioni quelli che pesano sull’ambiente, fermare i sussidi ai combustibili fossili, investire nelle soluzioni innovative e supportarle. Dobbiamo ristorare la natura, minimizzando inquinamento e rifiuti. Dobbiamo dimezzare le nostre emissioni di carbonio entro il 2030.
Avere successo in questa missione significa avere vite più sane, maggiore equità e un clima stabile, in un ambiente ecologicamente diversificato.

È ora di fare pace con la natura.

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