Lista articoli su Amazzonia - Icona Meteo IconaMeteo.it - Sempre un Meteo avanti Sat, 13 Nov 2021 15:02:54 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.iconameteo.it/contents/uploads/2019/12/Favicon-150x150.png Lista articoli su Amazzonia - Icona Meteo 32 32 AMAZZONIA, più di un terzo è degradato o deforestato: i dati alla COP26 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/amazzonia-piu-di-un-terzo-e-degradato-o-deforestato-i-dati-alla-cop26/ Sat, 13 Nov 2021 14:45:24 +0000 https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/amazzonia-piu-di-un-terzo-e-degradato-o-deforestato-i-dati-alla-cop26/ L’Amazzonia rischia di non sopravvivere se l’approccio del mondo non cambia. Molte zone, come la parte sud-orientale della foresta pluviale, sono giunte al punto di non ritorno a causa dell’azione umana. In un importante rapporto presentato alla COP26 di Glasgow, un gruppo di circa 200 scienziati mette in evidenza come più di un terzo dell’Amazzonia …

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L’Amazzonia rischia di non sopravvivere se l’approccio del mondo non cambia. Molte zone, come la parte sud-orientale della foresta pluviale, sono giunte al punto di non ritorno a causa dell’azione umana. In un importante rapporto presentato alla COP26 di Glasgow, un gruppo di circa 200 scienziati mette in evidenza come più di un terzo dell’Amazzonia risulti degradato o deforestato. Inoltre, le precipitazioni diminuiscono e le stagioni secche si allungano. In virtù della delicatissima situazione, gli scienziati hanno dato vita a un nuovo Science Panel for the Amazon (SPA) che mira appunto a monitorare e fornire aggiornamenti.

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Amazzonia, si rischia la catastrofe: l’enorme capacità di sostenere la vita dentro e fuori i confini rischia di perdersi completamente

Il nuovo studio sull’Amazzonia analizza la situazione sotto diversi aspetti, a partire dall’enorme capacità della foresta di sostenere la vita sia dentro che fuori i confini della regione. La ricca biodiversità conferisce stabilità e resilienza agli ecosistemi locali, svolge un ruolo critico nei cicli globali dell’acqua e regola la variabilità climatica. Il bacino produce il più grande deflusso fluviale sulla Terra, rappresentando dal 16% al 22% dell’input fluviale mondiale negli oceani. Inoltre, nuove specie vengono scoperte a giorni alterni.

Nello stesso tempo, l’analisi mette tristemente in luce come queste importantissime funzioni rischiano di perdersi completamente a causa della conversione dei terreni per allevamenti di bestiame e piantagioni di soia e per le interruzioni dei sistemi fluviali causate da dighe e dighe idroelettriche. Circa il 17% dell’Amazzonia è stato ripulito e oltre il 17% è stato degradato. Gli autori affermano inoltre che la situazione potrebbe già essere irrecuperabile in alcune aree, come la zona sud-orientale e quella al confine tra gli stati settentrionali del Brasile Maranhão e Pará, dove oltre il 70% della foresta pluviale è deteriorato e specie un tempo abbondanti sono in pericolo.

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La devastazione della foresta potrebbe allargarsi: gli scienziati esortano alla collaborazione di tutte le parti coinvolte

Gli scienziati non fanno molti giri di parole per affermare che questa devastazione rischia di aggravarsi ulteriormente senza un approccio più inclusivo e collaborativo. “Se l’Amazzonia deve sopravvivere, dobbiamo mostrare come può essere trasformata per generare benefici economici e ambientali che sarebbero il risultato di collaborazioni tra scienziati, detentori della conoscenza indigena e i loro leader, comunità locali, settore privato e governi”, ha affermato Carlos Nobre, scienziato brasiliano nonché uno dei co-presidenti della SPA. Brasile, Ecuador e Canada sono tra gli Stati che alla COP26 hanno firmato un patto per fermare la deforestazione entro il 2030, ma i più conservatori sono molto scettici sulla situazione della regione amazzonica che con Jair Bolsonaro al governo ha visto schizzare alle stelle i tassi di deforestazione.

Deforestazione, possibile un concreto cambio di rotta: le novità dalla COP26

Indipendentemente da chi c’è al comando, i fondatori della SPA affermano quanto sia essenziale che gli scienziati esaminino ciò che sta accadendo sul campo e condividano le prove con chiunque sia disposto ad ascoltare. Proprio per questo hanno ritenuto utile andare alla ricerca di soluzioni coinvolgendo personalità variegate, compresi i leader indigeni. Anche i Paesi al di fuori dell’Amazzonia possono e devono collaborare, soprattutto perché spesso contribuiscono in maniera decisa alla distruzione del polmone verde.

In Amazzonia gli uccelli stanno diventando più piccoli con ali più lunghe: i ricercatori ritengono che il riscaldamento globale stia alla base del cambiamento morfologico

Una nuova ricerca, pubblicata su Science Advances e svolta presso l’Amazzonia Biodiversity Center vicino a Manaus, rileva che gli uccelli non migratori della regione amazzonica si stiano rimpicciolendo, sviluppando ali più lunghe. Secondo i ricercatori, il riscaldamento globale è alla base di questo cambiamento morfologico. Mentre in precedenza gli studi erano stano condotti su specie di uccelli migratori, generando non poca confusione, adesso sono stati analizzati gli uccelli che stanziano nella foresta pluviale. Purtroppo a livello di risultati non cambia molto. Secondo i dati, che si riferiscono a 77 specie di uccelli, quasi tutte le specie non migratorie trovate lì sono diventate più piccole. Un terzo di loro ha anche ali più lunghe. La maggior parte degli uccelli analizzati vive nel raggio di pochi chilometri, ma i ricercatori hanno scoperto che alcune specie si sono ridotte di quasi il 10% in 40 anni di misurazioni.

Ma in che modo incide il riscaldamento globale?

Dagli anni ’70, evidenzia la ricerca, la regione si è riscaldata di 1,65°C nella stagione secca e di 1,0°C nella stagione delle piogge. Secondo i ricercatori, una valida spiegazione potrebbe essere un principio chiamato regola di Bergmann, il base al quale gli organismi strettamente correlati sono più piccoli quanto più sono vicini a vivere all’equatore, perché i corpi più grandi trattengono meglio il calore. Dunque, lo stesso principio potrebbe essere applicato a quanto sta succedendo agli uccelli dell’Amazzonia: l’aumento delle temperature, che normalmente ci si aspetterebbe di trovare più vicino all’equatore, sta causando corpi più piccoli.

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Amazzonia, deforestazione implacabile: quasi 90mila roghi nel 2019. I dati https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/amazzonia-deforestazione-implacabile-quasi-90mila-roghi-nel-2019-i-dati/ Thu, 09 Jan 2020 09:40:52 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=43700 Amazzonia deforestazioneLa deforestazione dell’Amazzonia aumenta in modo implacabile. Tra gli anni ’90 e 2000 la foresta ha perso fino a 20mila chilometri quadrati ogni anno. Il picco peggiore si è avuto nel 2004 con circa 27mila chilometri quadrati andati in fumo, per un totale di 218.637 roghi. I devastanti incendi che hanno colpito la foresta amazzonica …

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La deforestazione dell’Amazzonia aumenta in modo implacabile. Tra gli anni ’90 e 2000 la foresta ha perso fino a 20mila chilometri quadrati ogni anno. Il picco peggiore si è avuto nel 2004 con circa 27mila chilometri quadrati andati in fumo, per un totale di 218.637 roghi. I devastanti incendi che hanno colpito la foresta amazzonica lo scorso agosto, hanno ulteriormente peggiorato la situazione.

Incendi boschivi in Amazzonia: numeri allarmanti 

Secondo una ricerca dell’Istituto nazionale per le ricerche spaziali (Inpe) del Brasile, il numero degli incendi boschivi nell’Amazzonia brasiliana è aumentato del 30% nel 2019 rispetto al 2018. Il peggioramento più evidente si è avuto nel Pantanal, vale a dire la più grande zona umida del pianeta, con sei incendi in più in un anno.

Nel 2019 in Amazzonia si è registrato un totale di 89.178 roghi, rispetto ai 68.345 del 2018. Nel nefasto mese di agosto 2019, gli incendi sono stati 30.901. La deforestazione dell’Amazzonia ha toccato livelli record lo scorso anno, superando i 10mila chilometri quadrati in un arco di tempo che va da agosto 2018 a luglio 2019. Numeri ancora più elevati si sono registrati nel 2017, con 107.439 incendi.

Responsabilità 

Jair Bolsonaro è finito nell’occhio del ciclone dopo i terribili incendi dello scorso agosto in Amazzonia. Per molti ambientalisti e ricercatori, il presidente del Brasile avrebbe gravi responsabilità rispetto all’implacabile aumento della deforestazione. Bolsonaro, già durante la sua campagna elettorale, aveva detto a chiare lettere di non avere l’Amazzonia tra le sue priorità. All’inizio del suo mandato, infatti, ha provveduto a indebolire l’agenzia per l’ambiente Ibama, lasciando di fatto impuniti tutti coloro che abbattono illegalmente la foresta.

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