ZeroCO2 rivoluziona il sistema di monitoraggio dei suoi progetti green. L’intervista al fondatore Andrea Pesce
ZeroCO2 Società Benefit e B Corp molto attiva nella lotta ai cambiamenti climatici, ha deciso di rivoluzionare il sistema di monitoraggio dei suoi progetti di riforestazione grazie ad una nuova piattaforma che consente ad aziende e utenti di controllare in tempo reale l’impatto ambientale e sociale delle foreste create insieme alle comunità locali. L’innovativo modello di controllo studiato con APART e Synesthesia prevede l’utilizzo di mappe e immagini satellitari che permettono di tracciare in maniera puntuale i progetti creati all’interno delle foreste nelle diverse parti del mondo: il fine è quello di permettere una visione chiara e completa del contributo dato alla riforestazione globale e l’impatto sociale generato nei confronti delle comunità contadine locali.
Gli utenti quindi potranno controllare il numero di famiglie supportate dalla riforestazione, i m² riforestati, le tonnellate di CO2 assorbita ed altri indicatori d’impatto. Le aziende, inoltre, potranno acquistare una foresta direttamente dallo shop e accedere alla dashboard per monitorare l’impatto creato in una visione d’insieme.
“In zeroCO2 abbiamo sempre lavorato per garantire la trasparenza sul monitoraggio del singolo albero piantato, ma i singoli alberi creano foreste. Quello che abbiamo costruito con le comunità indigene ed i nostri partner fino ad oggi è così grande che si vede dallo spazio: per questo abbiamo ideato una piattaforma che permette di monitorare i nostri progetti di riforestazione attraverso la tecnologia satellitare. Abbiamo cambiato prospettiva e ora non guardiamo più all’impatto generato dai singoli alberi, ma attraverso la forza di un ecosistema che intreccia natura, aziende, comunità contadine e singole persone che, con le loro scelte, decidono di avere un impatto positivo sul Pianeta. Perché insieme, siamo foresta” queste le parole di Nicolò Pesce, Brand e Product Manager di zeroCO2.
“Il progetto zeroCO2 rispecchia i nostri valori, la nostra visione e il nostro modo sostenibile di fare impresa. Per queste ragioni non abbiamo esitato un solo istante ad accettare questa sfida. Il nostro team factory ha lavorato con professionalità e passione allo sviluppo della piattaforma innovativa che consente a tutti, non solo alle aziende, di prendere parte in modo concreto alla rivoluzione sostenibile. Rendere il mondo un posto migliore con la tecnologia è possibile. Sono convinto che l’innovazione e il digitale siano gli strumenti più adatti oggi in grado di aiutare le aziende a essere più consapevoli del loro impatto sociale e ambientale sul territorio” queste le parole di Francesco Ronchi, Presidente e fondatore di Synesthesia.
Ho avuto la possibilità di intervistare Andrea Pesce, fondatore di zeroCO2; di seguito domande e risposte.
ZeroCO2 è nata nel 2019 grazie alla sinergia tra te e il guatemalteco Virgilio Galicia; il vostro incontro è stato fortuito? Vi conoscevate già?
Io e Virgilio ci siamo conosciuti quando io stavo sviluppando un progetto di innovazione scolastica in Guatemala, era il 2018 e lui era un maestro di una delle scuole con le quali io collaboravo. Un weekend io organizzai un barbecue con un po’ di persone e lui in modo un po’ strano è arrivato presto al mattino con un sacco di spezie proponendomi di iniziare a condire la carne. Figuriamoci, abbiamo subito scoperto che entrambi siamo appassionati di cucina, ricordo che abbiamo fatto colazione con le alXXX, vabbè una cosa poco sostenibile e innominabile ma molto buona.
Come mai siete partiti dal Guatemala?
Non poteva partire altrove zeroCO2. Noi siamo un’azienda nata da un progetto e non da un guizzo commerciale. È nata prima la gallina o l’uovo? In zeroCO2 lo sappiamo, prima le relazioni con le comunità e poi dopo, cercando come finanziare i progetti, abbiamo avuto l’idea di ampliare la possibilità di partecipare a tutte le aziende e i privati che lo volessero. Ma la prima consegna in assoluto di zeroCO2, ben prima che si costituisse l’azienda, è avvenuta con la macchina di Virgilio. Ricordo che siamo andati a prendere degli alberi che regalava lo Stato guatemalteco e che puntualmente nessuno ritirava. Li abbiamo presi e portati in una comunità con la quale stavamo sviluppando un progetto in una scuola.
“Piantare gli alberi in giro per il mondo è un gesto pacifico, eppure al contempo del tutto rivoluzionario”, queste le vostre parole. Come procede la vostra rivoluzione green?
La nostra benissimo. Quella che ci circonda un po’ meno bene. Sembra che ora, tra governi, aziende e singoli cittadini, si faccia un po’ a gara a trovare alternative, scuse, a implementare progetti di transizione ecologica e nel raggiungimento di obiettivi minimi necessari per costruire un Pianeta più equo. L’Europa va bene ma l’Europa è solo un pezzo del problema e un pezzo, ancora più piccolo, della soluzione. Dall’Europa dovremmo mettere il resto del mondo nelle condizioni di poter rafforzare ulteriormente i loro percorsi di transizione.
Vi siete buttati in un grande progetto volto alla tutela del nostro Pianeta giovanissimi: cosa pensi dei giovani di oggi? Credi abbiamo un buon livello di consapevolezza ambientale?
Non lo so, vorrei poter avere una risposta. I dati dicono di si. Le birrette nei bar non confermano del tutto i dati, come spesso succede. In altre parole, “i giovani” sono un sacco di cose, non c’è il comitato de “i giovani” con la propria agenda. Mi sembra che ci sia un po’ di tutto, sicuramente non ho ancora trovato negazionisti, il che lo darei come base minima dalla quale partire. Non mi sembra però, giustamente, che ci sia la voglia delle tante rinunce che la transizione richiede. Non si può infatti bacchettare nessun giovane quando non ha rinunciato a qualcosa. Come biasimarci visto che il problema l’hanno creato nonni e genitori e ora a viverne gli effetti siamo noi. Siamo letteralmente rimasti con il cerino in mano.
Quale pensi sia l’importanza di questo nuovo sistema di monitoraggio studiato con APART e Synesthesia che utilizza mappe e immagini satellitari che consentono di tracciare in maniera puntuale i progetti di riforestazione?
ZeroCO2 ha sempre fatto della tecnologia una colonna portante del proprio posizionamento. Non usiamo quasi mai questa parola perché nel 2023 ha un senso laterale sfuggevole, abbiamo dato un nome alla soluzione finale: tracciamento e trasparenza. Come si può, nel 2023, non permettere a chiunque di monitorare cosa succede dall’altra parte del mondo in modo oggettivo e trasparente? Secondo me non si può. Semplice. Usare immagini satellitari non è capillare come fotografare un singolo albero ma è chiaramente più oggettivo e trasparente. Le immagini non sono nostre ma di google, si può andare indietro nel tempo e capire qual è stata l’addizionalità della nostra presenza sul territorio.
Come vedi l’Italia rispetto i Paesi esteri in cui vi trovate ad operare? Possiamo considerarci un popolo virtuoso?
No. Nessun popolo si potrà definire mai virtuoso quando lascia morire persone in mare. Questo annulla qualsiasi altro risultato sociale si possa aver raggiunto.
Siete molto attenti anche alle comunità rurali. Come sta andando il progetto che avete da poco avviato in Tanzania, che oltre a voler contrastare la desertificazione punta ad aiutare l’emancipazione femminile?
La Tanzania è un Paese davvero incredibile, ricco di grandi potenzialità e allo stesso tempo schiacciato dalla propria storia e da contingenze regionali. Visitando i nostri progetti nel Paese ho potuto toccare con le mie mani terra morta, terra cristallizzata, vedere con i miei occhi cosa vuol dire questo, gli effetti dell’erosione e l’impossibilità di pensare a un futuro diverso in questo contesto. Eppure noi ci proviamo, siamo convinti che con moltissimo lavoro si possa ritrovare un punto di equilibrio tra l’esistenza umana nel territorio e l’ambiente che li circonda. È più difficile che in altri contesti, perché se non piove per mesi e poi all’improvviso piove quanto doveva piovere in 2 mesi, è chiaro a chiunque che le piogge distruggeranno tutto, qualsiasi coltivazione andrà sott’acqua visto che la terra avrà difficoltà ad assorbirla. Qualsiasi tentativo di riforestazione casuale, non pensata e ponderata sul contesto, fallirà e l’entusiasmo delle persone svanirà. È difficile ma a noi piacciono le sfide sennò per cosa siamo nati a fare. Troveremo insieme ai colleghi tanzaniani una soluzione che permetterà di immaginare e riscrivere un futuro più equo.
Infine, come vedi il nostro futuro?
Fra qualche settimana compiano quattro anni. Mai come ora zeroCO2 sta riscoprendo l’enorme valore dei propri progetti e della propria presenza diretta sul territorio. Il nostro futuro non può che passare proprio da questo. Stiamo ampliando il modello di sostegno dei nostri progetti così che molto presto potremo celebrare il secondo o il terzo milione di alberi. Eh si, perchè a settembre finiremo di piantare il 1.200.000 albero di zeroCO2. Siamo molto contenti. Vogliamo ampliare la nostra presenza a tutta l’America latina e creare progettualità che siano in grado di supportare quante più comunità contadine possibile.
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