Unione Europea, approvata la nuova direttiva contro i crimini ambientali
Grande passo in avanti per l’ambiente e contro i crimini ambientali nell’Unione Europea. La Ue, infatti, è diventata il primo organismo internazionale a rendere un crimine i casi più gravi di danno ambientale che sono “paragonabili all’ecocidio“.
La distruzione dell’ecosistema, compresa la perdita di habitat e il disboscamento illegale, sarà punita con pene più severe in base alla direttiva aggiornata dell’UE sui reati ambientali.
Nella votazione di martedì al Parlamento europeo, i legislatori dell’UE hanno appoggiato a larga maggioranza la proposta con 499 voti a favore, 100 contrari e 23 astensioni. Gli Stati membri hanno ora due anni di tempo per recepirla nel diritto nazionale.
Parliament has approved new EU rules on environmental crimes and related sanctions. This includes a new list of environmental crimes to include the illegal timber trade and the depletion of water resources.
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— European Parliament (@Europarl_EN) February 27, 2024
Dopo il voto in plenaria, il relatore del Parlamento europeo Antonius Manders (PPE, NL) ha dichiarato: “È ora di combattere i crimini transfrontalieri a livello europeo con sanzioni armonizzate e dissuasive per prevenire nuovi crimini ambientali. Con questo accordo, chi inquina pagherà. Inoltre, è un passo importante nella giusta direzione il fatto che qualsiasi persona in posizione di comando in un’azienda responsabile dell’inquinamento possa essere ritenuta responsabile così come l’azienda stessa”.
Criminalità ambientale in crescita
La criminalità ambientale è la quarta attività criminale più grande al mondo, e cresce oltre il doppio rispetto all’economia mondiale. È inoltre una delle principali fonti di reddito per la malavita organizzata insieme al traffico di droga, armi ed esseri umani.
I crimini ambientali si verificano ancora in Europa. Nel suo rapporto sulla lotta ai crimini ambientali in Europa, l’Ufficio europeo per l’ambiente cita numerosi esempi di crimini ambientali ancora impuniti perché non inclusi nella vecchia direttiva.
Tra i crimini ambientali menzionati nella direttiva troviamo: la pesca illegale del tonno rosso, l’inquinamento agroindustriale nelle aree protette, le pratiche di caccia illegali e le frodi nel mercato del carbonio ma anche gli incendi boschivi su larga scala, la raccolta, il trasporto, il recupero o lo smaltimento dei rifiuti pericolosi e dei medicinali, tra cui i materiali radioattivi, il riciclaggio delle navi e i loro scarichi di sostanze inquinanti, l’installazione, l’esercizio o lo smantellamento di un impianto in cui è svolta un’attività pericolosa o in cui sono immagazzinate o utilizzate sostanze, preparati o inquinanti pericolosi, l’estrazione e la contaminazione di acque superficiali o sotterranee.
I reati ambientali commessi da persone fisiche e da rappresentanti di aziende saranno puniti con la reclusione a seconda della durata, della gravità o della reversibilità del danno. I reati qualificati potrebbero essere puniti con otto anni, quelli che causano la morte di una persona con dieci anni di carcere e gli altri reati con un massimo di cinque anni di reclusione. Tutti i trasgressori saranno tenuti a ripristinare l’ambiente danneggiato e a risarcirlo. Potrebbero anche incorrere in sanzioni pecuniarie. Per le aziende le multe potranno raggiungere il 3 o il 5% del loro fatturato mondiale annuo o, in alternativa, 24 o 40 milioni di euro a seconda della natura del reato. Gli Stati membri potranno decidere se perseguire i reati che non hanno avuto luogo sul loro territorio.
È stata approvata anche la legge sul ripristino della natura che obbliga i Paesi Ue a riportare in buone condizioni il 20% delle aree terrestri e marine degradate entro il 2030, e per tutti gli ecosistemi entro il 2050.
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