Siccità in Catalogna, scatta l’emergenza: restrizioni anche a Barcellona
La siccità è sempre più estrema in Catalogna dove erano già state avviate le restrizioni. Adesso il governo catalano, la Generalitat, dopo oltre mille giorni di siccità ha formalmente dichiarato l’emergenza estendendo le restrizioni anche alla città di Barcellona. La capacità delle riserve idriche è scesa al di sotto del 16%, ovvero la soglia d’allarme. Il presidente della regione, Pere Aragonès, ha affermato che in alcune zone non piove praticamente da 3 anni, descrivendo l’attuale siccità come la peggiore della storia moderna.
Siccità allarmante in Spagna: al via le restrizioni in Catalogna |
Siccità in Catalogna, si stima che per colmare il deficit debbano cadere 500 mm di pioggia: ecco tutte le restrizioni previste
La siccità in Catalogna è ormai al livello di guardia con la capacità delle riserve idriche inferiore al 16%, ovvero una soglia sufficientemente bassa per dichiarare lo stato di emergenza. Si stima infatti che per colpare il deficit di pioggia finora accumulato, nella regione catalana servano almeno 500 mm di pioggia. Le restrizioni già in vigore nel nord della regione, tra cui la riduzione del 20% dell’irrigazione agricola e il divieto di irrigazione dei parchi pubblici, saranno estese a Barcellona.
Inoltre, chiuderanno le piscine pubbliche e private, con eccezioni per quelle dei centri sportivi, anche se alcune piscine si stanno adeguando per utilizzare l’acqua di mare. I parchi non verranno più irrigati ma verrà utilizzata l’acqua sotterranea per salvare dalla morte i 35.000 alberi della città. Non saranno presenti docce in spiaggia né fontane ornamentali. I parchi acquatici e le piste di pattinaggio chiuderanno e il lavaggio delle auto sarà limitato all’uso commerciale. Le restrizioni rimarranno in vigore almeno per i prossimi 15 mesi. I piani per ridurre la pressione dell’acqua sono invece stati messi da parte, sia perché gli abitanti di Barcellona si limitano a un consumo di 200 litri ma anche perché quasi tutti vivono in condominio e una misura del genere andrebbe a penalizzare troppo chi vive ai piani più alti.
A Barcellona la siccità sarebbe ancora più grave se non ospitasse il più grande impianto di desalinizzazione d’Europa: ma a che prezzo?
La situazione a Barcellona sarebbe ancora più grave se non ospitasse il più grande impianto di desalinizzazione d’Europa, costruito per rispondere alla grave siccità del 2008, che fornisce alla città il 33% dell’acqua potabile mentre un ulteriore 25% proviene dalle acque reflue riciclate. Chiaramente tutto questo ha un prezzo in termini di politica ambientale poiché produrre un litro di acqua desalinizzata attraverso l’osmosi inversa costa tre volte di più che prelevare l’acqua dai fiumi e dai bacini artificiali. Inoltre si consuma molta energia, non tutta proveniente da fonti rinnovabili, aggravando quindi il problema alla radice e aumentando le emissioni globali.
Quanta acqua consumano i turisti a Barcellona?
Dato che le restrizioni estese alla città di Barcellona proseguiranno fino alla stagione estiva, è possibile che i turisti possano risentirne, anche perché considerati opprimenti a livello di consumo delle risorse idriche. I turisti infatti consumano molta più acqua dei residenti. Da una ricerca condotta dall’associazione degli albergatori, è emerso che nel 2016 un ospite di un albergo a cinque stelle ha utilizzato 545 litri di acqua al giorno, a fronte di un consumo di 163 litri da parte dei residenti. La stessa associazione afferma che da allora il consumo è stato ridotto a 242 litri.
La siccità in Spagna non riguarda solo la Catalogna: in Andalusia due estati consecutive calde e secche hanno devastato la raccolta delle olive
La siccità non riguarda solo il nord-est della Spagna ma anche il sud: in Andalusia due estati consecutive calde e secche hanno praticamente devastato la raccolta delle olive, riducendo la produzione del 50% e raddoppiando il prezzo dell’olio d’oliva. Anche la vendemmia è stata scarsa in gran parte del paese poiché anche le viti lottano per sopravvivere.
I vertici dell’industria turistica puntano il dito contro l’agricoltura che, secondo le stime, impiega l’80% dell’acqua spagnola. Già prima che la siccità diventasse un’emergenza, la Spagna viveva oltre le proprie possibilità in termini di acqua, costruendo dighe e deviando i suoi pochi fiumi principali per irrigare gli orti nelle regioni desertiche meridionali di Almería e Murcia. Sebbene l’agricoltura rappresenti solo il 2,3% circa del PIL e impieghi solo il 4% della forza lavoro, in politica non è ben vista, come è apparso chiaro quando il governo ha cercato di limitare l’uso dell’acqua nelle vaste aziende agricole di fragole nel sud-ovest. La Spagna ha sempre avuto periodi di siccità, ma i climatologi concordano ampiamente sul fatto che i periodi asciutti si stanno prolungando mentre le precipitazioni diminuiscono e le temperature continuano ad aumentare.
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