Siccità al Sud da ‘profondo rosso’: stato d’emergenza in Calabria
La siccità in particolare nel Sud Italia è sempre più allarmante. Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha dichiarato lo “stato di emergenza regionale di Protezione Civile“, in conseguenza proprio della gravissima carenza idrica che coinvolge la regione, principalmente i territori di Crotone e della città metropolitana di Reggio Calabria. Territori per i quali, lo scorso 24 luglio, l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel Distretto idrografico dell’Appennino meridionale, aveva dichiarato lo stato di severità idrica “alto” per il comparto idro-potabile.
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Siccità al Sud, stato di emergenza in Calabria: ma la situazione è molto critica anche in altre zone del Meridione
In seguito allo stato di emergenza, la Regione Calabria insieme alla Protezione Civile e agli altri enti interessati farà il punto della situazione riguardo agli interventi urgenti da compiere, principalmente legati all’assistenza alla popolazione. La Calabria non rappresenta un caso unico, purtroppo.
L’Osservatorio dell’Associazione nazionale dei consorzi di gestione delle acque irrigue (ANBI) lo scorso giovedì ha presentato un quadro da “profondo rosso” per il Sud annunciando sostanzialmente che tra massimo “3 settimane mancherà l’acqua nei campi della Puglia, mentre in Sicilia è compromessa la semina nella zona di Gela”, si legge nel report.
La situazione in Sicilia: razionamenti dell’acqua non solo a Palermo. Compromessa la semina e la produzione nella zona di Gela
Come si legge nel report citato in precedenza, a fine giugno in Sicilia le precipitazioni cumulate in 12 mesi sono state mediamente di 414 mm, vale a dire un solo millimetro in più rispetto a quanto registrato durante la grande siccità del 2002. Su larga parte della Sicilia orientale il deficit pluviometrico supera il 60% su base annua. Gli invasi regionali trattengono circa 267 milioni di metri cubi d’acqua (38,21% del volume di riempimento autorizzato e 42% in meno sulla media del periodo nello scorso quindicennio).
Sull’isola, 6 bacini su 29 non hanno più acqua utilizzabile, altri 6 hanno disponibile meno di un milione di metri cubi e 4 meno di due milioni. Dal più recente verbale dell’Autorità di Bacino regionale si evince che Gela non potrà ricevere alcun genere d’irrigazione, considerata la totale indisponibilità di volumi negli invasi Cimia, Disueri e Comunelli: questo comprometterà la campagna di semina e di produzione nella Piana. Tutti i comuni della provincia di Caltanissetta stanno subendo riduzioni nella distribuzione idrica, mentre ad Enna l’acqua potabile viene erogata un giorno sì e due no. L’acqua è razionata anche a Palermo.
Ha sete anche l’altra grande isola italiana: il punto sulla Sardegna
Sempre secondo il report dell’Osservatorio ANBI, in Sardegna le dighe trattengono 1048 milioni di metri cubi d’acqua, cioè il 57% del volume autorizzato. Gli invasi dell’Alto Cixerri sono al 13,59% dei volumi invasabili (stato d’emergenza). Tutti gli altri bacini, fatta eccezione per quello della diga del Liscia in Gallura, sono a livello di pericolo e quindi applicano riduzioni nell’erogazione idrica.
I territori che maggiormente soffrono la carenza idrica sono le campagne della parte centro-orientale dell’isola: Ogliastra e Nuorese, così come il Sulcis. L’irrigazione è stata interrotta nel distretto di Posada, dove il bacino di Maccheronis è al 26,8% della capacità e nelle campagne di Torpè, Siniscola, Budoni e San Teodoro.
Siccità in Puglia: il rischio è che a metà agosto non ci sia più acqua per irrigare i campi
Secondo l’Osservatorio ANBI, la situazione più eclatante riguarda l’invaso di Occhito, un bacino da 250 milioni di metri cubi d’ acqua, posto tra le regioni Molise e Puglia e fonte preziosa di risorsa destinata all’uso potabile: in soli 8 giorni ha visto ridursi i propri volumi di oltre 15 milioni di metri cubi. La diga sul fiume Fortore ne trattiene adesso solo 77 milioni circa e, d’ora in poi, l’acqua dell’invaso servirà quasi esclusivamente per l’uso potabile.
Si prevede dunque che per la metà del mese di agosto la Puglia non avrà più risorsa per irrigare i campi. In totale negli invasi foggiani restano meno di 94 milioni di metri cubi d’acqua (in una settimana si sono svuotati di ulteriori 16 milioni) e a preoccupare è la possibilità che, come avvenuto negli scorsi anni, il periodo secco si prolunghi fino agli inizi di novembre per poi essere interrotto da eventi meteorologici estremi.
“È reale il rischio di vedere inaridita la pianura foggiana, così come ampie porzioni di territorio salentino” indica Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
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