Oceani, Cile primo Paese al mondo a ratificare il Trattato globale: cosa prevede e perché l’Italia deve seguire l’esempio
Gli Oceani, che rappresentano l’indicatore principale dei cambiamenti climatici, negli ultimi dieci anni sono diventati sempre più caldi. Inoltre, sono continuamente minacciati da pesca industriale, inquinamento e – come sottolinea Greenpeace Italia -, dal rischio emergente del deep sea mining, l’estrazione mineraria in acque marine profonde. Proprio per tutti questi motivi lo scorso marzo le Nazioni Unite hanno approvato lo storico Trattato globale per la protezione degli Oceani. Il Cile è il primo Paese al mondo a ratificarlo.
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Il Cile compie un primo passo importante verso la Conferenza sugli del 2025. Greenpeace: “L’Italia segua l’esempio”
Il Trattato globale per la protezione degli Oceani è importante quanto l’Accordo di Parigi del 2015, ma per entrare in vigore ha bisogno che almeno 60 stati lo ratifichino entro il 2025, ovvero quando si terrà la Conferenza sugli Oceani dell’ONU. Proprio per questo il Cile ha fatto un primo passo importante, nella speranza che gli altri Paesi seguano l’esempio
Trattato globale per la protezione degli Oceani: ecco cosa prevede
Lo storico Trattato approvato lo scorzo marzo prevede delle misure specifiche per fare in modo che almeno il 30% dei mari venga protetto entro il 2030. Sono già 84 i Paesi che hanno firmato l’accordo, Italia compresa, ma affinché possa essere effettivamente operativo occorre che almeno 60 Stati lo ratifichino. L’Italia, così come tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, si è impegnata a farlo prima della Conferenza ONU sugli Oceani che si terrà a Nizza (Francia) nel giugno 2025.
Quando il Trattato entrerà in vigore rappresenterà un fondamentale strumento giuridico per creare nuovi santuari marini, anche nel Mediterraneo, e raggiungere l’obiettivo di proteggere almeno il 30% delle acque marine, salvaguardando dunque la nostra sopravvivenza.
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