Mari italiani protetti: i dati del Governo ‘gonfiati’ e smentiti da Greenpeace!
I mari italiani sono realmente protetti come dice il governo? Secondo un’indagine di Greenpeace, i dati rilasciati non sono del tutto veritieri. Meno dell’1% dei mari italiani è protetto e soltanto lo 0,04% rientra nelle aree in cui è vietata qualsiasi tipo di attività inclusa la pesca. Il governo invece sostiene ufficialmente di tutelare l’11,6% dei mari italiani. Da che parte sta la verità?
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Mari italiani, quanto e come sono protetti? Greenpeace smentisce i dati del governo
Per verificare la veridicità dei dati rilasciati dal governo sulla protezione dei mari, Greenpeace ha mappato le aree marine protette (AMP) italiane, i parchi nazionali che prevedono zone di protezione marina, i SIC (siti di interesse comunitario) e il Santuario Pelagos e di ognuna di esse ha esaminato le tipologie di tutele presenti.
L’inganno ovviamente c’è e corrisponde ai cosiddetti “parchi di carta”
L’indagine di Greenpeace ha dunque rivelato che soltanto le AMP (Aree Marine Protette) e i parchi nazionali hanno regolamenti davvero efficaci per la protezione della biodiversità marina. Contrariamente, il Santuario Pelagoc e i SIC (siti di interesse comunitario) sono considerati “parchi di carta”, vale a dire aree riconosciute per la loro importanza ambientale ma sostanzialmente prive di misure concrete per limitare l’impatto delle attività svolte dall’uomo. Il governo include però questi “parchi di carta” nel conteggio delle aree marine protette ed ecco come da meno dell’1% si schizza improvvisamente all’11,6% di mari italiani protetti.
Includere i “parchi di carta” nel calcolo delle aree protette rappresenta una scappatoia per il governo, ma la verità è che senza misure di gestione e una governance adeguata queste aree non garantiscono alcuna protezione reale, riferisce Valentina Di Miccoli, campaigner Mare di Greenpeace Italia.
L’Italia entro il 2030 dovrebbe arrivare a proteggere almeno il 30% dei nostri mari, ma l’obiettivo è ancora troppo lontano
L’Italia, in base all’obiettivo 30×30, ha preso l’impegno di riuscire a proteggere entro il 2030 almeno il 30% dei mari italiani, di cui il 10% con aree a protezione integrale. Ma il raggiungimento dell’obiettivo è alquanto lontano poiché, sottolinea Greenpeace, dovrebbe proteggere altri 102 mila chilometri quadrati di mare, ovvero circa 14,5 mila chilometri quadrati all’anno in più da oggi al 2030.
Le aree marine protette funzionano se realmente tutelate: Greenpeace ne ha avuto la prova
Nella recente spedizione effettuata nel Mar Mediterraneo, Greenpeace ha avuto modo di verificare lo stato di salute delle aree marine protette. Per farlo ha esaminato due aree marine, entrambe in provincia di Savona, una protetta e una no: Bergeggi e Gallinara. I risultati evidenziano chiaramente come le aree marine protette siano fondamentali per proteggere la biodiversità marina, come dimostra lo stato dei fondali di Gallinara danneggiati dalle attività umane.
Il Mediterraneo ospita circa 17 mila specie, pari all’8% delle specie del mondo, di cui il 20% endemica. Nel 2023 la Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia per non aver adottato misure adeguate a proteggere diverse specie marine e di uccelli nei siti SIC – Natura 2000 designati per la loro conservazione. Dunque, non c’è tempo da perdere, conclude Greenpeace. Il governo deve accelerare per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030 e ratificare il prima possibile il Trattato ONU per la protezione degli oceani.
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