I cambiamenti climatici rendono più pericoloso viaggiare? Se la meta è il Grand Canyon sembrerebbe di si
Il Grand Canyon, situato a nord dell’Arizona, rappresenta uno dei luoghi più iconici non solo degli Stati Uniti ma di tutto il mondo: è un’immensa gola naturale scavata dal fiume Colorado che si estende per centinaia di chilometri. Le rocce erose dall’azione del fiume rivelano strati di roccia rossa che testimoniano una storia geologica di milioni di anni e che concorre alla creazione di uno spettacolo naturale unico nel suo genere.
Purtroppo eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici, stanno rendendo le condizioni di visita sempre più pericolose: quest’estate sono stati segnalati 14 decessi tra i frequentatori del parco, 3 dei quali in poco più di una settimana di agosto. Heather Klein Olson, direttrice esecutiva dell’American Hiking Society, un’organizzazione nazionale senza scopo di lucro che incoraggia tutti a godere, condividere e preservare l’esperienza escursionistica ha dichiarato a The Hill, giornale politico statunitense, che il numero di decessi all’interno del parco è probabilmente influenzato da una serie di fattori, tra cui le precipitazioni intense e il flusso mutevole dell’acqua. Ha anche osservato però che il parco ha registrato un aumento del traffico pedonale negli ultimi 2 anni, soprattutto da quando è scoppiato il COVID.
Secondo le statistiche il Grand Canyon ha registrato più decessi negli ultimi 17 anni rispetto a qualsiasi altro parco nazionale, portando alcuni commentatori a definirlo il parco più pericoloso d’America, come ha fatto il sito di viaggi Outforia. Tuttavia, queste analisi spesso non tengono conto della popolarità del luogo: con 4,74 milioni di visitatori nel 2023, è una delle unità più frequentate del mondo. Annovera però un discreto numero di incidenti: i decessi avvengono per una serie di ragioni, tra cui arresti cardiaci legati al caldo eccessivo e inondazioni improvvise.
Le temperature del canyon possono superare i 38 gradi durante i mesi estivi, con picchi di 49 gradi. La stagione dei monsoni invece va da giugno a fine settembre in Arizona: questo periodo dell’anno è noto per le improvvise inondazioni determinate da forti ed insistenti piogge che contribuiscono a far traboccare i bacini idrici che poi si riversano nei canyon circostanti. Tali inondazioni possono rivelarsi mortali. I funzionari del National Park Service, l’agenzia federale statunitense incaricata della gestione dei parchi nazionali, dei Monumenti nazionali e di altri luoghi protetti, stanno così esortando i visitatori a essere cauti riguardo al potenziale di inondazioni improvvise e temperature fatali.
“L’ambiente arido e scarsamente vegetato porta le piogge a generare rapidamente cascate perché il terreno non riesce ad assorbirle. Queste immense ondate si muovono rapidamente attraverso stretti canyon e terreni scoscesi, trasformando i letti dei corsi d’acqua asciutti in torrenti d’acqua nel giro di pochi minuti, anche durante temporali relativamente piccoli” queste le parole di Rebecca Roland, portavoce del National Parks Service.
Quest’anno gli Stati Uniti sono stati colpiti da eventi meteorologici da record, tra cui una serie di ondate di calore che hanno avuto un impatto sulla vita quotidiana di milioni di americani. Solo nel mese di luglio oltre 130 milioni di residenti sono stati sottoposti ad allerte di caldo: dati pubblicati il 27 agosto indicano che i decessi correlati al caldo negli Stati Uniti sono aumentati del 117% dal 1999 al 2023.
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