Emergenza clima, la salute delle persone è in balia dei combustibili fossili. L’allarme del Lancet
Le minacce e i rischi per la salute umana crescono e continueranno a farlo in modo preoccupante se ritarderemo ancora di agire in modo efficace per frenare il riscaldamento globale. I cambiamenti climatici potrebbero provocare quasi 5 volte più morti a causa del caldo entro la metà del secolo – tra 30 anni -, così come una maggiore diffusione delle malattie infettive potenzialmente letali e un rischio sempre più alto di soffrire di insicurezza alimentare. L’allarme arriva dall’ottavo rapporto annuale del The Lancet Countdown sulla salute e cambiamenti climatici, che si avvale delle competenze di 114 scienziati e operatori sanitari provenienti da 52 istituti di ricerca e agenzie delle Nazioni Unite in tutto il mondo.
Emergenza climatica, ci avviciniamo al punto di non ritorno ad un ritmo di 1.337 tonnellate di CO2 al secondo
L’azione climatica sta diventando sempre più urgente e necessaria, e secondo gli esperti, deve svilupparsi attorno alla salute umana. Già oggi l’inazione sul clima ci sta costando vite umane e mezzi di sussistenza, ma se dovesse continuare così avremo molti più rischi e costi di adattamento sempre più elevati.
La popolazione mondiale è stata esposta nel 2022 a ben 86 giorni di caldo dannoso per la salute, e nel 60% dei casi l’evento è stato favorito dalla crisi climatica che ha reso tali eventi almeno due volte più probabili. E nel 2023 il mondo ha registrato le temperature globali più alte degli ultimi 100.000 anni, con numerosi record di calore registrati in tutti i continenti.
La superficie terrestre colpita da siccità estrema è aumentata dal 18% nel periodo 1951-1960 al 47% nel 2013-2022, mettendo a repentaglio la sicurezza idrica, i servizi igienico-sanitari e la produzione alimentare. Una maggiore frequenza di ondate di caldo e siccità nel 2021 è stata associata alla sofferenza alimentare grave o moderata di 127 milioni di persone in più rispetto al periodo 1981-2010, mettendo milioni di persone a rischio di malnutrizione e di effetti sanitari potenzialmente irreversibili. Il variare delle condizioni climatiche diffonde il rischio di malattie infettive potenzialmente letali, come la dengue, la malaria, la vibriosi e il virus del Nilo occidentale.
Eppure i governi, le aziende e la banche continuano a investire nel petrolio e nel gas, rubando il futuro a miliardi di persone. Le strategie delle 20 maggiori compagnie petrolifere e del gas del mondo a partire dall’inizio del 2023 si tradurranno in emissioni che supereranno nel 2040 del 173% i livelli coerenti con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, con un aumento del 61% rispetto al 2022.
Evitare di intraprendere azioni climatiche, e ancor peggio continuare ad andare nella direzione sbagliata, finanziando e investendo nell’industria petrolifera, sta facendo aumentare vertiginosamente le sfide e i costi di adattamento, mentre il clima globale si avvicina ad un punto di non ritorno. Gli scienziati continuano a dirlo, i giovani continuano a gridarlo: serve agire ora.
La temperatura del Pianeta potrebbe raggiungere la soglia dei 2 o 3 gradi
La salute dell’umanità intera è in pericolo. Considerando l’attuale riscaldamento medio decennale, la temperatura del Pianeta è di 1,14°C superiore rispetto ai livelli preindustriali.
Oggi i decessi legati al caldo tra le persone di età superiore ai 65 anni sono aumentati dell’85% rispetto al periodo 1990-2000. I molteplici e crescenti rischi legati al cambiamento climatico stanno amplificando le disuguaglianze sanitarie globali e minacciando le basi stesse della salute umana.
Le perdite economiche derivanti da eventi meteorologici estremi sono aumentate del 23% tra il 2010-14 e il 2018-22 ammontando a 264 miliardi di dollari nel solo 2022. E con 1.337 tonnellate di CO 2 emesse ogni secondo, ogni ulteriore ritardo peggiora i rischi per la salute e la sopravvivenza delle persone.
La salute delle persone è legata alla salute del Pianeta
La scienza è da anni che avverte circa le minacce legate al riscaldamento globale, ma gli appelli e le evidenze sono state accolte con freddezza o con azioni decisamente insufficienti. In qualche caso gli effetti positivi di queste scelte si sono già visti. Secondo gli autori, ad esempio, le morti attribuibili all’inquinamento atmosferico derivante dai combustibili fossili sono diminuite del 15,7% dal 2005, e l’80% di questa riduzione è il risultato della riduzione dell’inquinamento derivante dal carbone.
Investire in azioni concrete e incisive porterà risultati ancora più importanti, per la salute del singolo e di tutta la popolazione mondiale. L’utilizzo più diffuso di un trasporto pubblico a emissioni zero potrà infatti ulteriormente ridurre inquinamento ed emissioni, promuovendo la salute anche attraverso l’attività fisica ed evitando molti dei 460.000 decessi causati ogni anno dall’inquinamento da PM 2,5 derivante dai trasporti.
Aiutare le popolazioni più povere sarà un altro elemento necessario per una transizione equa. A livello globale oggi 775 milioni di persone vivono ancora senza elettricità e quasi 1 miliardo di persone sono ancora servite da strutture sanitarie prive di energia affidabile. Promuovere qui una transizione verso le energie rinnovabili può consentire l’accesso ad un’energia pulita e decentralizzata e, insieme ad interventi per aumentare l’efficienza energetica, può ridurre la povertà energetica e alimentare servizi di supporto sanitario di alta qualità.
Sarà necessario un cambio dello stile di vita delle società industrializzate. Promuovere e consentire un accesso equo a diete accessibili, sane e a basso contenuto di carbonio che soddisfino i requisiti nutrizionali e culturali locali può contribuire alla mitigazione, prevenendo al tempo stesso molti dei 12,2 milioni di decessi attribuibili a diete non ottimali.
La priorità deve diventare la salute e il clima
Ogni minimo ritardo, indecisione, ogni rinvio di una decisione provocherà una crescita delle temperature globali e rischi sempre più grandi per la salute umana. Secondo gli scienziati, se nei prossimi negoziati internazionali sul cambiamento climatico – la COP28 al via a fine novembre 2023 – daremo priorità alla salute, potremmo offrire un’opportunità senza precedenti per realizzare un’azione climatica a favore del benessere umano e aprire la strada a un futuro prospero.
Una sfida che purtroppo si scontra con gli interessi economici dell’industria dei combustibili fossili, un ostacolo che se superato, aprirebbe la via ad una vera e propria accelerazione dei processi di mitigazione e adattamento. Secondo gli esperti se non riusciamo ad effettuare i progressi necessari per questa svolta, la crescente enfasi sulla salute nell’ambito dei negoziati sul cambiamento climatico rischia di trasformarsi in un mero “healthwashing“, ovvero (esattamente come il “greenwashing“) uno sbandierare iniziative spacciandole come salutari, quando invece non lo sono affatto, e che alla fine minano il futuro delle persone, anziché proteggerlo.
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