Cambiamenti climatici e turismo in Australia: in un rapporto emerge quanto siano tristemente collegati
La compagnia assicurativa Zurich Financial Services Australia e Mandala Partners società di consulenza economica, strategica e politica, hanno pubblicato in un rapporto un’analisi sui rischi climatici per il settore turistico australiano. Utilizzando la capacità di analisi dell’esposizione globale di Zurich, la ricerca analizza l’impatto dei cambiamenti climatici sui più importanti siti turistici dell’Australia, tra cui i principali aeroporti, parchi nazionali, spiagge e musei, in base a diversi scenari del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici.
Si tratta della prima valutazione climatica completa e quantitativa del suo genere per il turismo australiano che ha rilevato che attualmente metà delle risorse turistiche del Paese rientrano in una categoria di rischio elevato, con notevoli rischi climatici e naturali. Secondo i ricercatori questa percentuale è destinata a salire tra il 55 e il 68% entro il 2050, rispettivamente in uno scenario climatico futuro IPCC intermedio (2 gradi di riscaldamento entro il 2041-2060) o estremo (3 gradi). Nello scenario più estremo, l’80% dei siti turistici subirà un aumento del rischio tra il 2025 e il 2050.
Justin Delaney, amministratore delegato di Zurich Australia e Nuova Zelanda, ha affermato: “Le risorse turistiche dell’Australia non solo svolgono un ruolo significativo in un’economia turistica sempre più diversificata, ma sono anche centrali nel loro insieme per la nostra identità nazionale. Questa analisi, condotta in collaborazione con Mandala, serve a evidenziare l’importanza critica di migliorare la resilienza delle nostre risorse turistiche, sia per garantire la sostenibilità, la longevità di questi siti, sia per ridurre al minimo gli impatti economici a valle, in particolare nelle aree regionali, sull’occupazione, la formazione aziendale, i consumi e gli investimenti. Più in generale, serve anche a evidenziare la quantità di dati e approfondimenti disponibili per comprendere l’ambiente di rischio prevalente al fine di modellare e preparare la nostra risposta collettiva“.
L’industria turistica australiana svolge un ruolo importante nell’economia del posto, contribuendo con oltre 170 miliardi di dollari di spesa annuale e creando oltre 620000 posti di lavoro. In termini di impatto economico, circa il 30% di questi posti di lavoro a livello nazionale potrebbero essere compromessi, il 65% dei quali al di fuori delle capitali, nel caso di uno scenario di disastro simile a quello sperimentato in seguito agli incendi boschivi del 2019-20. L’analisi rivela inoltre che il rischio climatico varia notevolmente a seconda della geografia e del tipo di sito (naturale o artificiale).
Il Queensland si trova in triste pole position con il numero più elevato di zone che affrontano rischi elevati (79%) e il maggior numero di quelle che rientrano nella categoria di rischio più elevato (52%) rispetto a qualsiasi altra giurisdizione. A seguire Australia Occidentale e Territorio del Nord con il 69% e il 63% di siti nelle categorie di rischio più elevato. Negli stati del sud, i rischi sono relativamente più bassi. In base alla categoria del sito, l’indice rileva che tutti i 31 aeroporti più trafficati in Australia rientrano nelle categorie di rischio climatico più elevate, compreso il 94% nella categoria più estrema, a causa della loro posizione geografica e della suscettibilità a pericoli quali vento e tempeste.
Purtroppo anche tutte le regioni vinicole analizzate, i giardini botanici, le strade panoramiche, le ferrovie, le foreste pluviali e i parchi nazionali sono risultati rientrare nelle categorie di rischio climatico più elevate. Le formazioni geologiche naturali, i musei, le gallerie e gli stadi affrontano un rischio relativamente più basso.
“In Australia ci siamo concentrati molto su come ridurre le emissioni di carbonio, ma ci siamo concentrati meno su come prepararci agli impatti fisici del cambiamento climatico che stiamo già vedendo: attrazioni turistiche distrutte da incendi boschivi, siti turistici resi inaccessibili dalle inondazioni, attrazioni artificiali danneggiate dalla grandine e aeroporti chiusi a causa di venti estremi. Una delle ragioni principali per cui l’Australia si concentra meno sugli impatti fisici del cambiamento climatico è la mancanza di dati, e questa è esattamente la lacuna che la nostra partnership con Zurigo cerca di colmare” queste le parole di Adam Triggs, Partner del gruppo Mandala.
Daniel Gschwind, professore presso il Griffith Institute for Tourism, la principale università per il turismo australiana, ha affermato che i risultati del rapporto dovrebbero essere preoccupanti per tutti. “Ciò dimostra chiaramente che l’industria del turismo sta sopportando il peso di decenni di fallimento delle politiche globali per ridurre le emissioni. L’industria del turismo ha la responsabilità di sostenere con forza l’azione per il clima e deve utilizzare le sue opportunità di comunicazione per aumentare la consapevolezza. Le risorse turistiche, insieme ai governi e alla comunità, devono continuare a costruire la loro resilienza agli impatti climatici. Dobbiamo rispondere su tutti i fronti e raddoppiare i nostri sforzi”.
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