Un FULMINE GLOBULARE sui cieli di Reggio Emilia: il VIDEO
Si tratta di un fenomeno affascinante, le cui origini tuttavia sono ancora oscure alla scienza
Un fulmine globulare sui cieli di Reggio Emilia. È stato avvistato nei giorni scorsi. Uno spettacolo tanto bello quanto raro. Oltre che, ancora, poco conosciuto. L’origine di questi fulmini, capaci di attraversare la fusoliera di un aereo o di entrare in una casa passando dal camino, rappresenta infatti ancora un enigma per la scienza. I fulmini globulari (fire balls) appaiono come misteriose e impressionanti palle di fuoco che attraversano il cielo. Stravaganti sfere di luce colorata che sprigionano calore. Parliamo di veri e propri fulmini, dalla forma però assolutamente bizzarra e con caratteristiche decisamente anomale. Come indicato dal nome stesso (palle di fuoco), questi fulmini presentano una forma globulare. Il loro colore generalmente è il rosso-arancione o il bianco intenso.
I fulmini globulari non rappresentano un fenomeno particolarmente pericoloso per l’uomo. Il diametro si aggira intorno ai 20-30 centimetri
Si tratta di fulmini non particolarmente grandi: il diametro, infatti, si aggira intorno ai 20-30 centimetri. Pur essendo così piccoli, però, i fulmini globulari riescono addirittura ad attraversare le fusoliere degli aerei, penetrare all’interno di lastre di ceramica o a muoversi in senso contrario alle correnti atmosferiche. Potrebbe capitare persino che un fulmine globulare entri in casa passando attraverso le finestre, le porte o la canna fumaria del camino: un fenomeno impressionante, che di solito non arreca particolari danni. I fulmini globulari, infatti, non rappresentano un fenomeno particolarmente pericoloso per l’uomo. Certo, è decisamente meglio non venirne a contatto.
Il VIDEO del fulmine globulare osservato nei giorni scorsi in Emilia Romagna. Fonte: Facebook Tornado in Italia
Un fulmine globulare sui cieli di Reggio Emilia. L’aspetto inquietante di questo fenomeno ha portato a formulare le ipotesi più diverse circa la sua origine
L’aspetto più curioso è che i fulmini globulari prediligono i luoghi chiusi: ecco perché non è escluso trovarsene uno dentro casa. Vi sono aneddoti alquanto particolari che riguardano i fulmini globulari. Si dice, addirittura, che in una casa la sfera di fuoco, dopo essere entrata dal camino, abbia iniziato ad avanzare nella stanza, a livello del pavimento, fino a portarsi ai piedi di una persona e a salire fino all’altezza della testa di questa stessa persona: da lì, poi, sarebbe tornata nel camino, esplodendo in maniera definitiva. L’aspetto inquietante dei fulmini globulari ha portato a formulare le ipotesi più diverse circa la loro origine. C’è che afferma persino che si tratti di entità extraterrestri. In realtà, la scienza smentisce tutto questo. Le due ipotesi attualmente più accreditate arrivano, rispettivamente, dal Nobel russo per la fisica (1978) Pyotr Leonidovic Kapitza e dai ricercatori dell’Università di Canterbury in Nuova Zelanda.
A metà del secolo scorso lo scienziato Kapitza affermò che la sorgente dei fulmini globulari era esterna
Circa la prima ipotesi, dobbiamo andare parecchio indietro nel tempo. Era il 1955 quando Kapitza affermò che la sorgente dei fulmini globulari era esterna, identificabile nel sistema di onde elettromagnetiche stazionarie tra nubi e suolo, originate dai temporali. I fulmini tra nube e suolo produrrebbero soprattutto onde radio in grado di interagire con i gas atmosferici. Queste onde radio verrebbero così riflesse dal suolo e andrebbero a interferire tra loro, eccitando e ionizzando una minima porzione di atmosfera che, in tal modo, darebbe vita al fulmine globulare. Il punto debole di questa teoria è che il plasma di solito si espande, e difficilmente resta confinato in una zona determinata.
Tra le teorie più accreditate circa la loro orgine, la reazione chimica tra un fulmine “ordinario” e il terreno
Ecco, dunque, farsi spazio la seconda ipotesi. Gli studiosi dell’Università di Canterbury, capeggiati da John Abrahamson e da James Dinniss, propongono la teoria secondo la quale i fulmini globulari trarrebbero origine da una reazione chimica tra un fulmine “ordinario” e il terreno. Da tale collisione si produrrebbero filamenti di microparticelle di carbonato di silicio e di silicio, della lunghezza di 100 nanometri, che, bruciando con l’ossigeno, sprigionerebbero l’energia necessaria per creare un fulmine globulare. Tutto ciò giustificherebbe il fatto che i fulmini globulari possono essere avvistati anche a distanza di parecchi minuti dalla caduta di un fulmine ordinario. Si tratta sempre, in ogni caso, di ipotesi da vagliare ulteriormente.
Un fulmine globulare sui cieli di Reggio Emilia: grande stupore nella popolazione. Questo fenomeno, in passato, ha attirato persino l’attenzione dei vertici militari americani
Intanto i fulmini globulari hanno attirato persino l’attenzione dei vertici militari americani. Il Naval Research Laboratory di Washington, infatti, ha preso in esame la possibilità di riprodurre i fulmini globulari in laboratorio per utilizzarli come arma da difesa. L’idea è quella di equipaggiare gli aerei da guerra con questi fulmini artificiali che, una volta lanciati in atmosfera, sarebbero in grado di depistare i missili sensibili al calore. Al di là del loro possibile (e piuttosto improbabile) utilizzo bellico, in attesa che la scienza fornisca una spiegazione univoca sulla loro origine, i fulmini globulari per ora mantengono intatto un indiscutibile alone di fascino e di mistero.
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