Via le dighe dai fiumi, nel 2021 record di rimozioni in Europa: un passo in avanti per salvare la biodiversità
In Europa esistono almeno 1,2 milioni di dighe che sbarrano il corso di fiumi e corsi d’acqua, di molte sono state costruite più di 100 anni fa. Almeno 150 mila sono dighe vecchie, inutili economicamente e non hanno nessun motivo di esistere. Per ripristinare il naturale scorrere delle acque fluviali, e quindi salvaguardare la natura e la salute delle specie che vivono nell’acqua o che dipendono da questo ecosistema, è nato un progetto chiamato “Dam Removal Europe“. Nel 2021, grazie a questa iniziativa, sono state rimosse almeno 239 dighe o sbarramenti fluviali in 17 Paesi Europei: un numero record.
Liberare i fiumi dalle dighe inutili è fondamentale per salvare i pesci migratori d’acqua dolce (in forte calo) e la biodiversità
La Dam Removal Europe è una coalizione di sette organizzazioni, tra cui la World Fish Migration Foundation, il WWF, la Rivers Trust e la Rewilding Europe, che hanno come principale obiettivo il ripristino della salute dei fiumi europei.
In Spagna sono state rimosse ben 108 costruzioni, più di tutte quelle rimosse dai restanti Paesi Europei. Tra le costruzioni più importanti, nel 2021 è stata rimossa una grande diga in Finlandia utilizzata come centrale idroelettrica: qui, questa volta, i benefici ambientali hanno superato quelli economici e la necessità di produrre energia elettrica.
Bloccare il naturale scorrere delle acque fluviali è un danno a tutto l’ecosistema e alla biodiversità, per questo è importante togliere specialmente tutte quelle dighe inutili, anche di corsi minori. Una diga è un ostacolo per la migrazione dei pesci, e provoca un calo della riproduzione, una perdita di biodiversità e di resilienza climatica. Inoltre un fiume libero da sbarramenti consente il passaggio anche di nutrienti vitali e sedimenti.
Rispetto all’anno precedente nel 2021 in Europa sono state rimosse il 137% delle dighe in più, un sintomo del crescente interesse delle comunità per la salvaguardia degli ecosistemi fluviali. Il 75% era costituito da traverse fluviali, e il 24% del totale era alto più di 2 metri.
Uno dei punti contenuti nella Strategia 2030 per la Biodiversità, all’interno del Green Deal dell’UE, riguarda proprio il rimettere in salute, liberandone il flusso, almeno 25.000 chilometri di fiumi europei. Negli ultimi anni nel nostro continente è stato osservato un calo del 93% dei pesci migratori d’acqua dolce. Si tratta di un segnale allarmante che richiede misure urgenti per rimuovere dighe e sbarramenti.
«Sempre più governi, ONG, aziende e comunità stanno capendo l’importanza di fermare la perdita di natura, di ripristinarne lo stato di salute, e stanno capendo che la rimozione di una diga è uno strumento per risanare i fiumi, dare un supporto alla biodiversità e aumentare la resilienza climatica. Stiamo anche notando come ci sia un processo di apprendimento da precedenti rimozioni di dighe, nuovi Paesi aderiscono alla rimozione, nuovi fondi, e anche crowdfunding», ha commentato al Guardian Pao Fernández Garrido, project manager del World Fish Migration Foundation, e collaboratore per la stesura del report annuale di Dam Removal Europe.
«Spagna, Francia, Danimarca, Finlandia e Regno Unito stanno tracciando un percorso. Altri Paesi, invece, come Italia, Portogallo e Grecia, devono compiere uno sforzo in più, così come le Nazioni dell’est Europa, dove molti sostenitori di questa iniziativa hanno ancora troppa paura di parlarne apertamente».
«Speriamo che il 2022 batta il 2021 – confessa Fernández Garrido – anche grazie alla creazione di aiuti finanziari dedicati a coprire i costi, come il Programma Open Rivers che nei prossimi 6 anni investirà 42,5 milioni di euro per la rimozione delle dighe in Europa. Vorremmo vedere governi di tutti i Paesi intraprendere azioni e creare concessioni nazionali e piani per liberare finalmente i fiumi dagli ostacoli, in modo che ci sia un sistema fluviale disostruito e sano».
«Rimuovere le dighe è una vera e propria necessità – spiega -. Abbiamo centinaia di migliaia di dighe o sbarramenti abbandonati, un problema anche di sicurezza. Le dighe hanno un effetto sulla qualità dell’acqua, sui livelli di acque sotterranee, causano erosione di sponde fluviali e di settori costieri, nonché la perdita di spiagge, generano gas serra e provocano il declino della popolazione di pesci migratori d’acqua dolce, per una perdita del 93% negli ultimi 50 anni. Le dighe hanno un impatto negativo sull’ambiente, quindi, se una diga o uno sbarramento non è più necessario, dobbiamo impedire che questo peso passi alle future generazioni».
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