Sicurezza alimentare a rischio in tutto il mondo senza adattamento climatico. L’allarme arriva dagli agricoltori
L’impatto dei cambiamenti climatici si è già fatto sentire in più di un’occasione sulla sicurezza alimentare in diverse zone del Pianeta. Dalle alluvioni agli uragani, passando per le ondate di caldo e di siccità senza precedenti, nei casi più gravi la crisi climatica ha già ridotto alla fame intere comunità.
Nei paesi più colpiti dalla crisi climatica la fame estrema è più che raddoppiata |
Con le temperature destinate ad aumentare ancora le cose non potranno che peggiorare: oltre a contrastare l’ulteriore avanzamento dei cambiamenti climatici, è ormai più che mai urgente fare passi avanti concreti sul cosiddetto adattamento, ovvero sulle misure necessarie a far fronte sulle conseguenze ormai inevitabili della crisi climatica. Tra le altre cose, in gioco c’è la sicurezza alimentare globale.
A dare l’allarme stavolta sono gli stessi agricoltori. In occasione dell’apertura di COP27 – la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima che proprio in queste ore sta riunendo in Egitto i leader di tutto il Mondo – la FAO (Food and Agriculture Organization dell’ONU) ha diffuso il monito delle organizzazioni che rappresentano più di 350 milioni di agricoltori e produttori familiari.
Gli agricoltori hanno scritto una lettera aperta rivolgendosi ai leader mondiali per avvertirli che «la sicurezza alimentare globale è a rischio», a meno che non si aumentino i finanziamenti destinati all’adattamento «per la produzione su piccola scala» e non si promuova il passaggio «a una produzione più diversificata e a bassa intensità».
La lettera è stata firmata da oltre 70 reti e organizzazioni che rappresentano agricoltori, pescatori, pastori e produttori forestali. Rivolgendosi ai leader mondiali, l’appello avverte che «il sistema alimentare globale non è attrezzato per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici, anche se limitiamo il riscaldamento globale a 1,5°C», e afferma che «la costruzione di un sistema alimentare in grado di nutrire il mondo su un pianeta caldo» deve essere una priorità per la COP27.
La produzione su piccola scala è fondamentale per la sicurezza alimentare globale, perché fornisce fino all’80 per cento del cibo consumato in regioni come l’Asia e l’Africa subsahariana. Eppure secondo i dati analizzati da Climate Policy Initiative riceve solo l’1.7 per cento dei flussi finanziari stanziati per il clima nel 2018: appena 10 miliardi di dollari rispetto ai 240 miliardi di dollari stimati all’anno necessari per aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti climatici.
Elizabeth Nsimadala, presidente della Eastern Africa Farmers Federation, che rappresenta 25 milioni di produttori alimentari ed è firmataria della lettera, ha dichiarato: «I produttori delle nostre reti sfamano milioni di persone e supportano centinaia di migliaia di posti di lavoro, ma hanno raggiunto un punto di rottura. È necessario un massiccio impulso ai finanziamenti per il clima per garantire che i produttori su piccola scala dispongano delle informazioni, delle risorse e della formazione necessarie per continuare a nutrire il mondo per le generazioni a venire».
La COP27 si svolge nel mezzo di una crisi globale dei prezzi alimentari. Anche se non c’è ancora una carenza di cibo globale, la siccità estrema, le inondazioni e il caldo hanno danneggiato i raccolti in tutto il mondo e gli scienziati hanno avvertito di un aumento del rischio di fallimenti simultanei dei raccolti nei principali cesti del pane del mondo. Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ha affermato che il passaggio a sistemi alimentari più diversificati e a basso impatto è fondamentale per mantenere la sicurezza alimentare in un clima che cambia.
«Ogni anno vengono spesi 611 miliardi di dollari per sovvenzionare la produzione alimentare, in gran parte per l’agricoltura industriale ad alta intensità di sostanze chimiche che è dannosa per le persone e l’ambiente», denuncia Estrella Penunia, segretario generale dell’Associazione degli agricoltori asiatici per lo sviluppo rurale sostenibile, che rappresenta 13 milioni di agricoltori in tutta l’Asia: «non si può andare avanti così».
La produzione alimentare e l’agricoltura sono responsabili del 34 per cento delle emissioni climalteranti a livello globale, la maggior parte delle quali viene prodotta proprio dall’agricoltura industriale, eppure si tratta di una tematica che nei negoziati sul clima viene spesso trascurata o trattata come secondaria.
Stando all’agenda resa nota dalle Nazioni Unite, durante la COP27 l’agricoltura e l’adattamento ai cambiamenti climatici dovrebbero essere affrontati in modo più approfondito nella giornata di sabato 12 novembre e la speranza è che, anche per questo settore di vitale importanza, a Sharm el-Sheikh si facciano passi avanti concreti.
La lettera aperta è disponibile, in inglese, a questo link.
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