Re Carlo dalla parte del clima e dell’ambiente. Cosa cambia per il Regno Unito?
La regina Elisabetta è morta giovedì 8 settembre all’età di 96 anni, e a prendere il suo posto sul trono del Regno Unito sarà il figlio, re Carlo III.
I rischi di una corona più invadente
Se il regno di Elisabetta è stato contrassegnato da una posizione costantemente super partes, che ha visto la regina evitare sempre di esprimere opinioni o preferenze, con re Carlo le cose potrebbero cambiare. Prima di diventare re, infatti, Carlo non ha esitato a esprimere le proprie idee e ha già fatto pressione sul Governo britannico per diverse cause.
Lo ha dimostrato un’inchiesta del Guardian che nel 2015 – dopo dieci anni di lotta per la libertà di informazione – è riuscito a pubblicare 27 comunicazioni segrete intercorse nel 2004 e nel 2005 tra Carlo e diversi alti ministri del Governo, allora guidato da Tony Blair. L’ex principe aveva avanzato richieste politiche riguardo a temi piuttosto disparati, che andavano dalla necessità di migliorare l’equipaggiamento delle truppe impegnate in Iraq alla disponibilità di medicinali erboristici alternativi nel Regno Unito. Il Governo ha speso più di 400 mila sterline per le spese legali sostenute nel tentativo fallito di bloccare l’inchiesta, ha denunciato il Guardian. Già nel 2015 il celebre giornale britannico ha sottolineato come Carlo sembrasse intenzionato a «governare in modo molto più esplicito della taciturna regina», una volta diventato re.
Per un paese che non ha una Costituzione scritta, questo può comportare un serio rischio di ingerenze monarchiche nel governo dell’Esecutivo, che viene invece nominato in base alle preferenze espresse dal voto della cittadinanza.
L’influenza della monarchia potrebbe essere positiva per ambiente e clima?
Tra le sfide più grandi che la Gran Bretagna e il mondo dovranno affrontare mentre Carlo sarà re c’è la crisi climatica e ambientale. Il pianeta si è riscaldato di circa un grado rispetto all’era preindustriale, e le conseguenze sono già ben visibili ed estremamente gravi. Nei prossimi anni la situazione è destinata a peggiorare: quanto, dipenderà da noi.
E il Regno Unito va incontro a queste sfide con un nuovo Governo che al momento non sembra pronto – e men che meno interessato – ad affrontarle con l’urgenza che richiederebbero. L’ex premier Boris Johnson è stato sostituito a Downing Street da Liz Truss, ultra-conservatrice che finora ha osteggiato con il suo voto ogni tentativo di fare passi avanti nella transizione ecologica e sostiene fortemente trivellazioni e fracking, una delle tecniche estrattive con il maggiore impatto ambientale.
Pochi giorni fa Truss ha consegnato la posizione chiave di energy secretary, responsabile della politica energetica della Gran Bretagna, a Jacob Rees-Mogg, che negli anni si è opposto costantemente all’azione per il clima e ha perfino contribuito alla diffusione di notizie false sulla crisi climatica e posizioni negazioniste.
In uno scenario politico che si profila a dir poco ostile per la salvaguardia dell’ambiente e il contrasto alla crisi climatica, la speranza è che la tendenza del nuovo re Carlo a intromettersi nelle decisioni del Governo britannico possa influire in modo positivo.
Infatti il sostegno alle battaglie ambientali è stato uno dei tratti che hanno caratterizzato il suo operato finora. Tra i suoi discorsi più noti c’è quello che l’allora principe ha tenuto durante l’apertura di COP26, la conferenza sul Clima ospitata nel novembre 2021 dalla sua Scozia, in cui ha esortato i leader all’azione dicendo che la situazione richiedeva una «campagna in stile militare». «Il costo dell’inazione – ha avvertito – è molto maggiore del costo della prevenzione».
L’attuale re Carlo ha rivolto esortazioni di questo tipo ai più potenti del mondo anche al World Economic Forum di Davos di due anni fa, dove ha incontrato la giovane attivista Greta Thunberg, e l’anno scorso ha espresso solidarietà nei confronti del movimento ambientalista Extinction Rebellion dicendo di «comprendere la loro frustrazione».
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