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Più PIOGGIA che NEVE nell’Artico: potrebbe avvenire 30 anni prima del previsto

Le regioni dell’Artico potrebbero vedere più pioggia che neve prima del previsto, con conseguenze importanti sul clima, sugli ecosistemi e su fattori socio-economici. Lo rivela un recente articolo pubblicato su Nature.

Diversi studi sono concordi sul fatto che durante il ventunesimo secolo le precipitazioni nella regione Artica tenderanno ad aumentare: entro il 2100 potrebbero aumentare dal 30% fino al 60%.

Ad agosto del 2021 per la prima volta da quando sono iniziate le osservazioni è caduta pioggia invece che neve ad oltre 3000 metri sul ghiacciaio in Groenlandia. Le temperature rilevate dalla stazione meteo posta sul summit sono infatti aumentate fino a superare lo zero per la terza volta in meno di 10 anni.

Il grande pericolo del disgelo del permafrost

Ma in futuro questi episodi saranno sempre più frequenti, colpa delle alte temperature, ma anche della maggior umidità presente in atmosfera. Secondo diversi studi, infatti, la perdita del ghiaccio marino favorirà l’evaporazione dell’acqua in atmosfera, che – essendo più calda – potrà trattenere più umidità per poi riversarla al suolo sotto forma di pioggia.

Il riscaldamento globale è 3 volte più veloce nell’Artide

Le regione artica è una delle zone che stanno risentendo maggiormente del riscaldamento globale: qui il riscaldamento viaggia tre volte più velocemente che nel resto del Mondo. In meno di 50 anni, tra il 1971 e il 2019, nell’Artide la temperatura media è aumentata di 3,1 gradi mentre sullo stesso periodo il pianeta si è riscaldato di un solo grado1.

E come effetto più visibile c’è la graduale scomparsa del ghiaccio marino. L’estensione media dell’ultimo decennio è ben al di sotto di quella del trentennio 1981-2010. A settembre, quando stagionalmente la banchisa artica raggiunge l’estensione minima, negli ultimi 10 anni la superficie ha raggiunto un minimo medio di 4.422 milioni di chilometri quadrati, mentre nel periodo 1981-2010 si attestava a 6.274 milioni di chilometri quadrati.

Più pioggia che neve nell’Artico: ecco come potrebbero cambiare le condizioni meteo-climatiche

Entro solo qualche decennio, a causa del riscaldamento globale, cadrà più pioggia che neve durante le stagioni estive e autunnali. Secondo i ricercatori, infatti, questo cambiamento del ciclo idrologico potrebbe avvenire anche con un riscaldamento globale inferiore alla soglia di 1,5 gradi.

In alcune zone dell’Artico, infatti, le precipitazioni potrebbero diventare prevalentemente piovose già a partire dal 2060 o 2070. Se infatti la Terra continuerà a scaldarsi con questo ritmo, i cambiamenti potrebbero avvenire già nella seconda metà del secolo. E secondo lo studio la stagione più piovosa sarà l’autunno

Nella colonna di sinistra i cambiamenti stimati in termini di pioggia (c,g) e neve (a,e) a fine secolo nel periodo dicembre-gennaio (a, c) e settembre-novembre (e, g). Nella colonna destra i cambiamenti tra il Coupled Model Intercomparison Project Phase 6 e il Coupled Model Intercomparison Project Phase 5. Fonte: McCrystall, M.R., Stroeve, J., Serreze, M. et al. New climate models reveal faster and larger increases in Arctic precipitation than previously projected. Nat Commun 12, 6765 (2021). https://doi.org/10.1038/s41467-021-27031-y
Nella colonna di sinistra i cambiamenti stimati in termini di pioggia (c,g) e neve (a,e) a fine secolo nel periodo dicembre-gennaio (a, c) e settembre-novembre (e, g). Nella colonna destra i cambiamenti tra il Coupled Model Intercomparison Project Phase 6 e il Coupled Model Intercomparison Project Phase 5. Fonte: McCrystall, M.R., Stroeve, J., Serreze, M. et al. New climate models reveal faster and larger increases in Arctic precipitation than previously projected. Nat Commun 12, 6765 (2021). https://doi.org/10.1038/s41467-021-27031-y

E l’arrivo della pioggia potrebbe avere altre conseguenze: se dove ha sempre nevicato, inizierà a piovere con frequenza sempre maggiore, potrebbero verificarsi importanti conseguenze sul territorio e sugli ecosistemi. La pioggia potrebbe infatti cambiare il bilancio di massa dei ghiacciai della Groenlandia, nonché il livello dei mari, la portata dei fiumi, l’espansione e lo spessore della banchisa di ghiaccio artico marino, il permafrost, con un effetto domino sulla flora, fauna e sulle comunità locali.

Questo cambiamento potrebbe ridurre la durata del manto nevoso, e variando quindi la stagionalità, i processi naturali dell’ecosistema, e di conseguenza il benessere delle specie e popolazioni locali. Inoltre, con una riduzione del manto nevoso si avrebbe un calo dell’albedo, e con il disgelo del permafrost aumenterebbero le emissioni di CO2 e metano, fenomeni che potrebbero inasprire il riscaldamento non solo dell’Artico ma dell’intero Pianeta.

  1. www.amap.no/
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