Myanmar, il maltempo aggrava l’emergenza terremoto. Sempre più grave il bilancio delle vittime
Dopo il sisma del 28 marzo, pioggia e caldo estremo ostacolano i soccorsi e aumentano i rischi sanitari. In migliaia sotto le tende, senza elettricità né acqua. L’ONU denuncia: «È una crisi che si somma a una crisi».

Il Myanmar è sprofondato in una catastrofe umanitaria senza precedenti e, dopo il devastante terremoto di magnitudo 7.7 che ha colpito il Paese il 28 marzo, le forti piogge hanno reso ancora più difficile l’accesso ai soccorsi e aggravato le condizioni già critiche delle persone sopravvissute. Il bilancio ufficiale parla di 3.471 morti, 4.671 feriti e oltre 200 dispersi, ma i numeri sono destinati a salire.
Pioggia e vento hanno colpito i campi di fortuna in cui i sopravvissuti hanno trovato rifugio, in particolare nella città di Mandalay, una delle più colpite insieme a Sagaing, nei pressi dell’epicentro. I rifugiati, costretti a vivere all’aperto in tende precarie, si sono trovati sotto l’acqua battente, con temperature che sfiorano i 37 °C durante il giorno. In molti casi, le uniche alternative per trovare un riparo sono stati edifici lesionati e pericolanti, che tuttavia rappresentavano un grave rischio per l’incolumità delle persone.
This is how things look after the rain in #Mandalay for those affected by the earthquake. People are still out on the streets, and their makeshift shelters are damaged.
God, please be with the people in my hometown. Please be kind to us. #MyanmarEarthquake pic.twitter.com/Q1sgLkc6gR
— TAYTAWAN Myanmar Fanpage 🌻 (@TayTawanMyanmar) April 5, 2025
Secondo le Nazioni Unite, la combinazione di piogge fuori stagione e caldo estremo sta creando le condizioni perfette per la diffusione di malattie infettive, tra cui colera e dissenteria, soprattutto nei campi improvvisati dove manca l’accesso a servizi igienici adeguati, acqua potabile e cure mediche. «Le persone sono traumatizzate e impaurite», ha detto il capo degli aiuti ONU Tom Fletcher, in un video registrato a Mandalay. «Serve cibo, acqua, elettricità. Serve speranza».
Oltre ai danni umani, il sisma ha provocato un’enorme distruzione delle infrastrutture: 5.223 edifici danneggiati, tra cui 1.824 scuole, 167 ospedali, 169 ponti e 184 tratti di autostrade. Il blackout delle comunicazioni e delle reti elettriche ha isolato molte comunità, rendendo impossibile una mappatura completa dell’impatto.
E come se non bastasse, gli attacchi militari non si sono fermati, nonostante l’annuncio di un cessate il fuoco. L’ONU denuncia almeno 16 offensive da parte della giunta militare dopo il terremoto, con bombardamenti anche nei giorni successivi. Le operazioni di soccorso vengono ostacolate e limitate nelle aree controllate dai gruppi contrari al regime, in una crisi che si intreccia con quattro anni di guerra civile e una popolazione già allo stremo: 3,5 milioni di sfollati interni e 20 milioni in stato di necessità, secondo le stime ONU.
Terremoto in Myanmar: La Pericolosa Liquefazione del Suolo Spiegata
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