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La crisi climatica è la principale colpevole per fame e malnutrizione

La fame nel mondo resta a livelli spaventosamente alti, e il clima gioca un ruolo sempre più centrale

Nel 2023, la crisi climatica è stata la principale responsabile di fame e malnutrizione nel mondo. A lanciare l’allarme è la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che oggi ha pubblicato il nuovo rapporto State of Food Security and Nutrition in the World in cui si delinea il ruolo sempre più centrale del clima anche nel contrasto alla fame nel mondo. In uno scenario complessivo che si profila decisamente preoccupante.

Aggravata da conflitti e crisi economiche la fame nel mondo resta infatti a livelli catastroficamente alti, mentre tra i principali fattori scatenanti, che si verificano con frequenza e intensità sempre maggiori, il clima è ufficialmente arrivato a ricoprire un ruolo di primo piano.

Lanciando l’allarme su una situazione che sembra destinata ad aggravarsi ulteriormente con l’aumentare delle temperature medie globali, il rapporto della FAO sottolinea anche l’importanza cruciale di trasformare i nostri sistemi agroalimentari per renderli più resilienti e affrontare le disuguaglianze. È necessario aumentare e migliorare i finanziamenti, avvertono gli esperti, assicurandosi che siano accessibili ai gruppi più vulnerabili, come i piccoli produttori.

Clima e fame, il punto della situazione

Negli ultimi tre anni la fame nel mondo è rimasta a livelli allarmanti, dopo aver fatto registrare un brusco aumento tra il 2019 e il 2021. A pochi anni dal traguardo il mondo è ancora drammaticamente lontano dal raggiungere gli obiettivi che si era prefissato con la cosiddetta Agenda 2030, tra cui l’ambizioso traguardo di eliminare la fame entro la fine di questo decennio.

La situazione varia a livello regionale: in Africa, il numero di persone che soffrono la fame è aumentato; in Asia la situazione è rimasta invariata; in America Latina si è invece registrata una significativa diminuzione dell’insicurezza alimentare: l’unica regione a mostrare questo miglioramento.

«Questi dati sulla fame sono un importante campanello d’allarme», commenta Olivier De Schutter, UN Special Rapporteur sulla povertà estrema e i diritti umani e co-chair dell’International Panel of Experts on Sustainable Food Systems (IPES-Food). «La fame nel mondo rimane catastroficamente alta, con 733 milioni di persone che vanno a letto affamate ogni giorno – il 36% in più rispetto a dieci anni fa. Inoltre, 2,8 miliardi di persone non sono in grado di permettersi una dieta sana, il che significa che per uno su tre i salari sono troppo bassi o la protezione sociale troppo debole per avere un’alimentazione adeguata».

Tra i principali fattori alla base della fame globale, il clima si è rivelato come il più impattante nel 2023, e ha causato gravi difficoltà nel settore agricolo compromettendo la sicurezza alimentare di milioni di persone.

clima e fame fao

L’urgenza di un cambio di rotta

Per affrontare queste sfide di vitale importanza, è fondamentale accelerare la trasformazione dei nostri sistemi agroalimentari. La resilienza e la riduzione delle disuguaglianze devono essere al centro delle politiche future per garantire che una dieta sana sia accessibile e disponibile per tutte le persone.

Un aspetto cruciale, sottolinea la FAO, è rappresentato dai finanziamenti. Abbiamo bisogno di un aumento significativo dei fondi destinati all’agricoltura e alla sicurezza alimentare, insieme a una gestione più efficiente delle risorse. Questo implica la costruzione di un sistema più coerente ed efficiente per la distribuzione dei finanziamenti, la mobilitazione di maggiori risorse e la capacità di utilizzarle in modo efficace. In particolare, sottolineano gli esperti, è essenziale che i finanziamenti raggiungano direttamente i piccoli produttori, che sono tra i più colpiti dalle crisi alimentari.
«Costruire sistemi alimentari resistenti al clima è ora una questione di vita o di morte – avverte Olivier De Schutter -. Così come la creazione di piani di protezione sociale e la garanzia di salari di sussistenza per i lavoratori».

Il Costo dell’Inazione

Sostenere politiche di trasformazione richiederà investimenti significativi, ma il costo dell’inazione sarebbe decisamente maggiore. Reindirizzare i finanziamenti esistenti verso l’alimentazione e l’agricoltura potrebbe dare un contributo significativo alla soluzione del problema, sottolinea la FAO.

«Il rapporto della FAO è chiaro – commenta Elizabeth Nsimalda, Presidente della Federazione degli agricoltori dell’Africa orientale -: stiamo perdendo la battaglia contro la fame, soprattutto nelle comunità rurali dove molte delle persone che producono il cibo che mangiamo non sono in grado di nutrire se stesse e le loro famiglie».

Il rapporto è disponibile in inglese sul sito dell’Organizzazione.

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