Incendi, quasi un quarto delle emissioni globali del 2023 causato dai roghi in Canada
Quasi un quarto delle emissioni di carbonio globali da incendi nel 2023 sono state causate dai devastanti incendi boschivi che hanno colpito il Canada nel corso degli ultimi mesi. A darne notizia è il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), che ha monitorato le emissioni di gas serra sprigionate dai roghi e il conseguente impatto del fumo sull’atmosfera terrestre.
Le emissioni di carbonio dal 1 gennaio al 10 dicembre 2023 sono state le più alte a livello globale dal 2016. Per il Canada è stata una stagione da dimenticare, con vasti incendi che hanno generato con ampio margine le più alte emissioni di carbonio mai registrate per questo paese. Gli incendi scoppiati da maggio hanno immesso in atmosfera quasi 480 megatonnellate di carbonio, quasi cinque volte la media degli ultimi 20 anni. Le emissioni canadesi sono state talmente elevate da raggiungere il 23% delle emissioni globali totali di carbonio degli incendi per il 2023. A livello globale, infatti, gli incendi hanno emesso 2.100 megatonnellate di carbonio.
Gli incendi hanno divorato ampi settori del Paese, concentrandosi per intensità e persistenza nella Colombia britannica, nell’Alberta, nell’Ontario, nella Nuova Scozia, nei territori del Nordovest e nel Quebec. L’impatto sulla e comunità locali e limitrofe è stato terribile. Il fumo liberato ha infatti reso l’aria irrespirabile in molte zone, anche della vicina costa est degli Stati Uniti, raggiungendo anche la città di New York. Il cielo è diventato apocalittico, e per diversi giorni la popolazione è stata invitata a non uscire di casa per evitare di esporsi a quantità di particolato atmosferico dannoso per la salute. Il fumo, spinto dai venti, ha poi viaggiato sul Nord America e attraverso l’Atlantico, fino ad interessare marginalmente anche l’Europa.
Timelapse video shows the New York City skyline blanketed in an orange haze as smoke from wildfires in Canada impact the air quality in parts of the U.S. Northeast. https://t.co/LH9XGsEHXu pic.twitter.com/YIM4JWcwMw
— CBS News (@CBSNews) June 7, 2023
Mentre Russia, Asia e Stati Uniti hanno visto una stagione complessivamente nella media, salvo alcuni episodi intensi sull’isola hawaiana di Maui, in Russia, Kazakistan e Mongolia, l’Europa ha visto numerosi incendi, specie durante l’estate in Grecia. Nel mesi di luglio e agosto sono scoppiati numerosi roghi a Rodi, nella regione dell’Evros, nella Macedonia orientale e in Tracia. Le emissioni di carbonio combinate per luglio e agosto sono state le terze più elevate mai registrate, subito dopo quelle del 2007 e del 2021, con circa 2 megatonnellate di carbonio liberate in atmosfera.
Notevoli anche gli episodi registrati in Spagna, specie al confine tra Aragona e Valencia, e nelle Asturie alla fine di marzo: sono stati i primi grandi incendi boschivi dell’anno nel paese è hanno dato origine alle emissioni più elevate per il mese negli ultimi 21 anni. Nel mese di agosto incendi hanno interessato anche l’isola spagnola di Tenerife e le Isole Canarie, con le più alte emissioni di carbonio dal 2003.
Anche nell’emisfero meridionale, a causa anche dell’influenza del Nino, tra la primavera e l’inizio dell’estate australe si stanno verificando condizioni meteo-climatiche favorevoli per lo sviluppo degli incendi boschivi, con un clima secco e molto caldo. Il numero e le emissioni degli incendi in Indonesia sono aumentati tra agosto e novembre rispetto ai tre anni precedenti, ma non al livello sperimentato durante il 2015 e il 2019 (durante i rispettivi anni di El Nino e del dipolo positivo dell’Oceano Indiano). Anche le regioni tropicali dell’Australia hanno registrato il maggior numero di incendi boschivi e di emissioni dell’ultimo decennio nei mesi di ottobre e novembre e si prevede che il rischio di incendi boschivi rimarrà molto elevato per vaste regioni del paese, in particolare nel Queensland e nel Nuovo Galles del Sud.
In Africa la stagione degli incendi è stata leggermente inferiore o intorno alla media: complessivamente le emissioni di carbonio di questa regione ammontano a quasi 60 megatonnellate. L’impatto di questi incendi è stato avvertito ben oltre la regione nordafricana, con le analisi e le previsioni CAMS sull’AOD e sul monossido di carbonio che mostrano pennacchi di fumo che viaggiano attraverso il Golfo di Guinea e attraversano l’Atlantico tropicale fino al Sud America.
Spostandoci infine in Sud America, invece, il picco tipico delle emissioni di incendi dalla regione amazzonica nei mesi di agosto e settembre è stato generalmente inferiore alla media, ma è aumentato in modo significativo tra la fine di ottobre e la metà di novembre. Le emissioni di incendi sono aumentate in modo significativo in Bolivia e negli stati meridionali del Brasile intorno alle zone umide del Pantanal, a causa della siccità in corso e dell’aumento delle temperature.
La relazione tra cambiamento climatico e incendi è complessa: sebbene le emissioni derivanti dagli incendi contribuiscano solo in minima parte all’aumento dei gas serra, è comprovato che l’aumento delle temperature globali favorisca un aumento del rischio incendi, e la probabilità di roghi boschivi. L’aumento delle ondate di caldo, della loro intensità e durata, in particolare, insieme a lunghi periodi di siccità, rendono più probabile il rischio di incendi vasti e intensi come quelli verificatisi in Canada.
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