Dopo caldo estremo e incendi la Columbia Britannica è sott’acqua: colpa del “fiume atmosferico”
Il 2021 è un anno nero per la Columbia Britannica in Canada, interessata a pochi mesi di distanza da caldo record, incendi e piogge alluvionali. A fine giugno una ondata di calore eccezionale ha fatto schizzare il termometro a 46,6 °C, a cui poi sono seguiti devastanti incendi. E ora, a soli 5 mesi di distanza, la popolazione sta facendo i conti con drammatiche alluvioni, frane e fiumi di fango che hanno invaso le zone abitate e agricole.
Canada, MALTEMPO ESTREMO: Columbia Britannica in ginocchio [VIDEO] |
Epicentri della crisi: il British Columbia, in Canada, dopo la cupola di calore della scorsa estate, ha sperimentato una tempesta del secolo nello stesso anno. Sono crollati i fianchi delle montagne, sono saltate ferrovie, porti, sistemi idrici, il bestiame è annegato. Così. pic.twitter.com/CaAnTuHVlA
— Ferdinando Cotugno (@FerdinandoC) November 18, 2021
Alluvione nella Columbia Britannica: i fattori che hanno contribuito al disastro
Oltre 140 giorni dopo il record di caldo alcune parti della Columbia Britannica hanno sperimentato il giorno più piovoso della storia. Un vero e proprio “fiume atmosferico” ha investito la California e la Columbia Britannica, portando piogge torrenziali che, incontrando un territorio provato da estrema siccità e dagli incendi, hanno provocato criticità diffuse.
Il cosiddetto “fiume atmosferico” è legato ad una massa d’aria molto calda e umida, lunga centinaia di chilometri, che scorre sul bordo di una vasta area ciclonica che si è posizionata sul Pacifico nord-orientale. Viene chiamato così perché molto carico di umidità, e quindi considerato il corrispettivo atmosferico dei corsi d’acqua presente al suolo.
Quando questa massa d’aria incontra una catena montuosa sale verso l’alto e, per effetto stau, scarica al suolo una grande quantità di pioggia su aree anche molto ampie del territorio.
«L’impatto rispetto all’ostacolo orografico costringe la massa d’aria, calda e molto umida, a salire bruscamente lungo il versante meridionale della catena. Il sollevamento “forzato” dell’aria – ha spiegato ilmeteorologo di MeteoExpert e autore di IconaClima Rino Cutuli – ne favorisce il raffreddamento adiabatico, che a sua volta amplifica e accelera il processo di condensazione del vapore acqueo presente, sotto forma di estesi e spessi ammassi nuvolosi che, più tardi, restituiranno al suolo tutto il vapore acqueo condensato sotto forma di ingenti precipitazioni. Più intenso e persistente è l’effetto Stau, maggiore sarà anche la quantità di vapore acqueo che potrà condensare e successivamente riversarsi a terra sotto forma di grandi piogge».
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In molte zona ha piovuto intensamente e senza sosta per più di 24 ore: i fiumi sono esondati in diversi punti, allagando diverse zone di pianura. Inoltre in alcune zone il terreno era già saturo a causa delle piogge delle settimane precedenti. L’aria più calda, ha inoltre spinto lo zero termico a quote più alte favorendo la fusione di parte della neve caduta sulle vette.
La pioggia, inoltre, incontrando un territorio segnato da vaste cicatrici lasciate dagli incendi dell’estate, non ha potuto fare altro che scivolare sulla superficie del terreno, incapace di assorbire così tanta acqua in poco tempo.
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