Clima, i giganti di petrolio e gas sono ancora troppo lontani dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi
Mentre la crisi climatica avanza e desta sempre più preoccupazione, aumentano le pressioni sulle maggiori compagnie di gas e petrolio perché allineino le proprie operazioni agli obiettivi globali per il clima, che puntano a limitare l’aumento delle temperature ed evitare conseguenze ancora più catastrofiche per l’ambiente e la specie umana.
Purtroppo, però, i giganti del fossile sembrano andare ancora in una direzione decisamente diversa.
L’altolà arriva dal think tank finanziario Carbon Tracker, che di recente ha rilasciato un punteggio di valutazione per valutare se le compagnie petrolifere e del gas siano o meno allineate con l’Accordo di Parigi, con cui quasi 10 anni fa – nel 2015 – abbiamo preso l’impegno di fare tutto il possibile per limitare l’aumento della temperatura media globale a 1.5°C in più rispetto ai livelli preindustriali, promettendo di restare in ogni caso entro i +2 gradi.
Gli esperti hanno esaminato le più grandi compagnie di petrolio e gas quotate, valutando quanto le loro operazioni siano allineate con gli obiettivi per il clima in base a cinque metriche chiave:
- opzioni di investimento,
- sanzioni recenti per progetti,
- piani di produzione,
- obiettivi di emissione,
- remunerazione dei dirigenti.
Il rapporto mette anche in evidenza come l’allineamento con gli obiettivi per il clima possa essere utilizzato per valutare il grado di esposizione delle aziende a una rapida transizione energetica, in cui la domanda di petrolio e gas dovrebbe diminuire in modo significativo.
«In tutto il mondo, le aziende dichiarano pubblicamente di sostenere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, e affermano di essere parte della soluzione per accelerare la transizione energetica» osserva Maeve O’Connor, analista del settore petrolifero e autrice del rapporto. Purtroppo, però – avverte -, vediamo che nessuna è attualmente allineata agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, sebbene ci siano chiare differenze tra le aziende».
Le compagnie sono state valutate su una scala che va da A ad H, dove la lettera A indica che un’azienda sembra allineata agli obiettivi per il clima, e H rappresenta il punto più lontano, denunciando una strategia aziendale che attualmente appare più coerente con una riscaldamento di 2.4°C o anche oltre.
La compagnia con il punteggio più alto ha raggiunto solo la lettera D: si tratta di BP, che prevede un calo dei volumi di produzione. La maggior parte delle aziende puntano invece a nuovi sviluppo e aumenti di produzione nel breve termine, anche se alcune mirano a mantenere volumi stabili nel lungo termine.
All’ultimo posto in classifica, con la lettera H, troviamo il colosso statunitense ConocoPhillips.
A dicembre, alla COP28 di Dubai, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres aveva avvertito che la combustione di combustibili fossili avrebbe dovuto essere interrotta del tutto, e che non sarebbe bastato ridurre o attenuare il loro utilizzo per fermare il riscaldamento globale.
«Non possiamo salvare un pianeta in fiamme con un idrante di combustibili fossili – aveva dichiarato -. Il limite di 1,5 gradi è possibile solo se smettiamo definitivamente di bruciare tutti i combustibili fossili».
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