Clima, con impegni attuali riscaldamento globale a +2,4°C entro la fine del secolo
Secondo l'analisi del Climate Action Tracker, gli impegni per il clima delle Nazioni più ricche sono attualmente insufficienti affinché venga rispettato l'accordo di Parigi
La crisi del clima è un’emergenza che richiede il massimo impegno da parte di tutti i Paesi ricchi. Gli stessi che nel maxi summit virtuale organizzato da Joe Biden hanno innalzato i loro obiettivi. Secondo le previsioni del Climate Action Tracker, però, non è ancora abbastanza.
Gli Stati Uniti hanno annunciato il proprio obiettivo per la riduzione delle emissioni |
Clima, i nuovi obiettivi porteranno a un riscaldamento globale di 2,4°C entro la fine del secolo
Secondo le previsioni del Climate Action Tracker, i nuovi obiettivi climatici fissati dagli Stati Uniti e dalle altre nazioni ricche porteranno a un riscaldamento globale di 2,4°C entro la fine del secolo. Si tratta di un miglioramento di 0,2°C rispetto alla previsione precedente di 2,6°C ma ancora sostanzialmente al di sopra dell’obiettivo di Parigi di mantenere la temperatura a non più di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, con l’aspirazione di limitare il riscaldamento a 1,5°C.
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I dati della nuova ricerca sono necessariamente incerti ma riescono comunque a rendere l’idea di quanto sia importante il contributo degli Stati Uniti, il secondo più grande produttore di emissioni al mondo dopo la Cina e di quanto ci sia ancora da fare. Perché gli obiettivi sono ancora raggiungibili, ma solo con piani climatici migliori e politiche adeguate da parte di tutti i Paesi ricchi.
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Emissioni, la Cina deve fare di più ma non è l’unica
Per raggiungere gli obiettivi climatici ed evitare che il riscaldamento globale superi gli 1,5°C, sarà necessario dimezzare le emissioni nei prossimi dieci anni. Affinché questo sia possibile, serve un maggior impegno da parte della Cina, vale a dire il più grande emettitore di gas serra del mondo. L’impegno climatico della Cina è infatti ancora insufficiente così come quello di India, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Turchia e Arabia Saudita.
I Paesi responsabili di circa la metà delle emissioni di gas serra globali hanno presentato un impegno per il clima, ma molti sono sotto pressione per rafforzarli poiché alcuni sono considerati troppo deboli, tra cui quelli di Australia, Russia, Messico e Brasile.
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Non solo impegno per il clima, ma anche e soprattutto politiche adeguate
Gli obiettivi climatici devono necessariamente accompagnarsi a politiche adeguate per il rispetto degli stessi. A tal proposito, Climate Action Tracker ha rilevato che per la maggior parte dei paesi le politiche sono molto indietro rispetto agli obiettivi e non rispettano gli impegni. L’analisi ha rilevato che, in base alle politiche attuali, il mondo dovrebbe riscaldarsi di 2,9°C.
Bill Hare, amministratore delegato di Climate Analytics, ha dichiarato sul Guardian: «È chiaro che l’accordo di Parigi sta guidando il cambiamento, spronando i governi ad adottare obiettivi più forti ma c’è ancora molta strada da fare, soprattutto considerando che la maggior parte dei governi non ha ancora messo in atto politiche per mantenere i propri impegni. I governi devono intensificare con urgenza la loro azione».
Questo decennio è considerato fondamentale per il futuro climatico del Pianeta, perché se le emissioni dovessero crescere ancora la crisi diventerebbe irreversibile. In attesa della Cop26, il maxi vertice sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a Glasgow a novembre, i Paesi dovrebbero elaborare nuovi piani per ridurre le emissioni da qui al 2030.
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