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Caldo estremo e aviaria tra gli esseri umani: ecco cosa sta accadendo in Colorado

Il caldo estremo che da settimane sta attanagliando gli Stati Uniti, dove anche la giornata di ieri è stata da record con 43 gradi raggiunti in Oregon, Idaho e Washington, potrebbe essere il fattore alla base della più grande epidemia di influenza aviaria tra gli esseri umani, mentre le autorità continuano a monitorare la diffusione del virus.

Caldo estremo e difficoltà nell’indossare i dispositivi di protezione individuale: ecco cosa sta accadendo in Colorado

Nell’ovest degli Stati Uniti le temperature solo elevatissime, con oltre 40 gradi e mezzo milione di persone messe sotto allerta per il rischio di incendi boschivi che finora nell’Oregon e nello stato di Washington hanno raso al suolo 621mila acri di terreno. Vivere e lavorare con un clima così rovente non è semplice e possono confermarlo i lavoratori delle aziende lattiero-casearie del Colorado dove si è diffusa l’influenza aviaria.

Il caldo intenso e asfissiante ha probabilmente reso impossibile indossare i DPI (dispositivi di protezione individuale) per i lavoratori che abbattono il pollame infetto da H5N1, un’influenza aviaria altamente patogena. E così, quattro di loro hanno contratto il virus e si prevede che anche un quinto lavoratore sia stato infettato. È la prima volta che negli Stati Uniti viene segnalato un focolaio di casi umani di influenza aviaria.

Il cambiamento climatico può amplificare le epidemie di malattie mortali come l’aviaria, affermano gli esperti

Il cambiamento climatico, individuato come la causa di questa ondata di caldo estremo, può amplificare la diffusione di virus altamente pericolosi per la vita umana come l’aviaria, dicono gli esperti. Il cambiamento climatico è stato anche collegato all’emergere e alla diffusione più ampia di patogeni come questi, compresi nuovi modelli migratori per gli uccelli selvatici infetti da H5N1.

Il caso del Colorado e le difficoltà a lavorare con un caldo estremo all’interno dei pollai

In Colorado è successo che i lavoratori stavano abbattendo un gruppo di galline risultate positive al virus H5N1. Lavorare in spazi così ristretti e per molte ore con animali infetti dall’influenza aviaria, che ha un tasso di mortalità di circa il 50% tra gli esseri umani, può essere molto pericoloso.

Fuori c’erano 40 gradi ma all’interno dei pollai ce ne sono ovviamente di più. Tra il suore e gli enormi ventilatori industriali, i lavorati non riuscivano a tenere ben aderenti al volto occhiali e maschere di sicurezza, ha spiegato ai giornalisti Nirav Shah, vicedirettore principale dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) degli Stati Uniti. I ventilatori, inoltre, spargono anche piume e detriti, che possono trasportare il virus in aria.

Delle 160 persone che lavoravano nella fattoria, 60 hanno sviluppato sintomi e cinque sono risultate positive o si presume che lo siano. I restanti 55 lavoratori sono risultati negativi al test per l’H5N1 presso il laboratorio sanitario dello stato del Colorado e ad alcuni di loro sono state diagnosticate altre malattie respiratorie. Gli operatori continueranno ad abbattere i polli, che costituiscono un gregge di 1,8 milioni di volatili, nei prossimi 10-14 giorni.

L’influenza aviaria è stata trasmessa dalle mucche ai polli? La possibilità è concreta

L’allevamento di pollame, infatti, si trova nella stessa contea in cui si trovano gli allevamenti di bovini da latte risultati positivi all’influenza aviaria. Il sequenziamento genomico mostra che questi casi sono strettamente correlati all’epidemia nelle mucche da latte: sembra che sia passata dalle mucche ai polli alle persone, anche se non è chiaro come a questo punto. Un rapporto del Dipartimento dell’Agricoltura del Michigan del mese scorso ha scoperto che il virus potrebbe essere trasportato anche dalle persone tra le fattorie.

Quelli del Colorado sono i primi casi tra i lavoratori del settore avicolo degli Stati Uniti dal 2022: come incide il cambiamento climatico?

Il cambiamento climatico può avere effetti negativi sulla salute umana, rendendo le persone più vulnerabili a fenomeni meteorologici estremi e a fenomeni di ricaduta come questi, modificando le interazioni tra gli animali e i modelli di migrazione, il che può portare a ulteriori ricadute. L’epidemia di H5N1 nelle Americhe si era già diffusa a fine 2021, quando gli uccelli selvatici portatori del virus sono riusciti a volare dall’Europa settentrionale all’Islanda e poi a Terranova.

Secondo gli esperti, è insolito che gli uccelli possano viaggiare così tanto ma quando è successo c’erano condizioni climatiche molto insolite e venti insolitamente forti. Gli eventi climatici insoliti possono infatti modificare i soliti schemi migratori e altri comportamenti umani e animali, aprendo nuove vie di rischio.

I lavoratori del Colorado che hanno contratto l’aviaria hanno lamentato congiuntivite, tosse, febbre, brividi e mal di gola. Nessuno di loro ha richiesto il ricovero ospedaliero e sono tutti in ripresa. Visti i lievi sintoni sviluppati, il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie statunitense non ha ritenuto necessario modificare il livello di allerta per gli umani o raccomandare un vaccino specifico, ma a questo punto c’è da tenere in stretta considerazione la situazione climatica quando si cerca di eliminare un virus.

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