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Aumento del livello del mare ha causato in Florida la sua prima estinzione locale di una specie

L’innalzamento del livello del mare è una delle conseguenze più evidenti e catastrofiche della crisi climatica e, secondo i ricercatori, ha appena provocato la prima estinzione locale di una specie in Florida.

Secondo gli scienziati del Florida Museum of Natural History e del Fairchild Tropical Botanic Garden di Miami, infatti, l’innalzamento del livello del mare ha provocato la scomparsa del cactus arboreo di Key Largo (Pilosocereus millspaughii), che cresceva spontaneamente negli Stati Uniti. Oggi, questa specie è scomparsa dalla Florida, a causa delle inondazioni di acqua salata e dell’impoverimento del suolo.

Luke Padon, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons
Luke Padon, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons

Il cactus arboreo oggi si può trovare solo in alcune isole dei Caraibi, come ad esempio nel nord di Cuba, o alle Bahamas. Nel 2021 i ricercatori della Florida avevano prelevato alcuni esemplari di questa specie per conservarli in serra, per garantire la sopravvivenza della specie. Da allora non sono stati più rilevati cactus Key Largo in natura nello stato americano. 

“Purtroppo, il cactus arboreo di Key Largo potrebbe essere un indicatore di come altre piante costiere di bassa quota risponderanno ai cambiamenti climatici”, ha affermato la botanica di Fairchild Jennifer Possley, autrice principale dello studio pubblicato sulla rivista del Botanical Research Institute of Texas, in cui è stato documentato il declino della specie.

Il cactus arboreo Key Largo era stato inserito nella lista delle specie in pericolo a livello federale nel 1984, ma i suoi numeri hanno continuato a calare. Tra il 1994 e il 2007, è diminuito dell’84%.

Il suo habitat è caratterizzato da zone costiere, circondate da mangrovie e a basso affioramento calcareo. Originariamente cresceva su uno strato di terreno e materia organica che consentiva al cactus e ad altre piante di crescere, ma le mareggiate degli uragani e le maree eccezionalmente alte hanno eroso e portato via questo materiale vitale. Le piante più resistenti al sale, che in precedenza erano limitate ai terreni salmastri sotto le mangrovie, hanno iniziato lentamente a risalire l’affioramento roccioso, segno che i livelli di sale stavano aumentando.

Il passaggio di violenti uragani non ha fatto che accelerare questo processo. Circa il 90% della catena delle Florida Keys più meridionali si trova a 1,5 metri di altitudine o meno. Nel 2017, l’uragano di categoria 5 Irma ha spazzato la Florida meridionale, creando un’onda di tempesta (storm surge) di 1,5 metri. Il punto più alto di Key Largo si trova a soli 4,5 metri sopra il livello del mare e ampie porzioni dell’isola sono rimaste allagate per giorni.

Una volta passata la tempesta, i ricercatori hanno esaminato le condizioni della vegetazione e lo stato di salute dei cactus: le condizioni erano così estreme che i biologi hanno dovuto utilizzare piscinette di acqua dolce per mantenere in vita la fauna selvatica locale. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che i mammiferi, privati ​​di acqua potabile altrove, mangiavano proprio queste piante, capaci di trattenere l’umidità, causando danni ancora maggiori.

E la crisi climatica intanto avanza a passo spedito: la NASA prevede che il livello dell’oceano in futuro possa alzarsi fino a 2 metri entro il 2100. Inoltre, nonostante i “piani provvisori” con il dipartimento per la protezione ambientale della Florida (DEP), ci sono basse possibilità che si ripristini la loro presenza in natura in Florida con  progetti di reimpianto su piccola scala.

“Siamo in prima linea nella perdita di biodiversità”, ha affermato il co-autore dello studio George Gann, direttore esecutivo dell’Institute for Regional Conservation. “La nostra ricerca nel sud della Florida negli ultimi 25 anni mostra che più di una specie di piante autoctone su quattro è gravemente minacciata dall’estinzione regionale o è già stata estirpata a causa della perdita di habitat, della raccolta eccessiva, delle specie invasive e di altri fattori di degrado. Più di 50 sono già scomparse, tra cui quattro estinzioni globali”.

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