Venezia, tra acqua alta e Mose. L’analisi delle condizioni meteo del giorno dell’Immacolata
Cerchiamo di capire insieme al meteorologo Lorenzo Danieli cos’è effettivamente successo dal punto di vista meteorologico nella giornata dell’Immacolata nella zona della laguna veneta
Nella mattinata dell’8 dicembre, davamo notizia del codice arancione in vigore per la città di Venezia (Venezia, è ancora CODICE ARANCIONE per l’acqua alta: il bollettino), date le condizioni ancora favorevoli al fenomeno dell’acqua alta in laguna.
Il bollettino del Centro Previsioni e segnalazioni Maree prevedeva un picco di marea di 125 cm per le ore 15.10 e avvertiva che la marea si stava mantenendo su valori elevati fin dal primo mattino. Le barriere del MOSE non sono state attivate, in quanto l’innalzamento delle barriere è annunciato solamente in presenza di una previsione di 130 centimetri.
Ma nel primo pomeriggio i 130 centimetri sono stati superati e l’attivazione del MOSE per proteggere Venezia dalla marea non era più possibile. L’attivazione del MOSE con l’innalzamento delle barriere per proteggere la laguna è un sistema che richiede una preparazione anticipata, come dichiarato da Cinzia Zincone, dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e a capo del Provveditorato alle opere pubbliche del Nordest.
La stessa Zancone infatti aveva dichiarato il 2 ottobre, alla vigilia della prima attivazione del MOSE per proteggere Venezia, che bisognava “monitorare fino al limite di 6 ore dall’evento, perché dopo la procedura non è modificabile”. Le sei ore rappresentano il tempo tecnico di chiusura delle bocche di porto.
Dopo il superamento dei 130cm e l’allertamento della città, il sindaco Luigi Brugnaro ha comunicato il nuovo aggiornamento della previsione con picco massimo di 145 cm per le ore 16:40.
Il picco massimo della giornata è stato di 138 centimetri alle 16.25.
Ore 15.20 …
Adesso sono al Centro Maree per seguire l’evolversi della situazione.
Prossimo massimo 145 cm alle 16:40, a causa del rinforzo anomalo del vento. Il sistema MOSE non è attivo. pic.twitter.com/CjsAmu6Poe— Luigi Brugnaro (@LuigiBrugnaro) December 8, 2020
Queste sono le immagini di Piazza San Marco che, essendo il punto più basso di Venezia (allagata con marea superiore agli 80 centimetri), si è chiaramente allagata.
#Venezia
Piazza San Marco (e non solo) sommersa
Spettacolo meraviglioso ma tantissimi disagi in città (già piagata dagli effetti del covid e dal turismo quasi nullo)
Acqua nei negozi e nei locali…
Commercianti e veneziani imbestialiti per il #Mose non attivato pic.twitter.com/ompGkV9ZDj— Emi Bell (@_EmiBell) December 8, 2020
In molti hanno parlato di un episodio di “vento anomalo” o di vento come “elemento più imponderabile e fantasioso del mondo meteorologico”. Cerchiamo di capire insieme al meteorologo Lorenzo Danieli cos’è effettivamente successo dal punto di vista meteorologico nella giornata dell’Immacolata nella zona della laguna veneta.
“Il fenomeno dell’acqua alta a Venezia è il risultato della sovrapposizione di due concause: la marea astronomica e la componente meteorologica. Posto che la marea astronomica (legata alla posizione della Luna e del Sole) è nota e prevista con grandissima precisione, la difficoltà e l’incertezza riguardo la previsione dell’altezza della mare sulla laguna veneta è legata quasi unicamente alla componente meteorologica. Il “quasi” deriva da un’ipotesi, che andrebbe studiata e verificata, relativamente al ruolo dell’acqua portata dai grandi fiumi (ingrossati dalle forti piogge di questi ultimi giorni) che sboccano sull’Alto Mare Adriatico. Con riferimento alla componente più specificamente meteorologica occorre precisare che essa, a sua volta, è la somma di due addendi: la differenza di pressione atmosferica tra la laguna ed il Basso Adriatico e i venti che soffiano sul mare. I ruolo dei venti è primario e proveremo concentrarci su questo.”
“Come mostra la mappa dei venti che riportiamo la situazione sul mare Adriatico il giorno 8 dicembre era caratterizzata da intensi venti di Scirocco (Sud Est) sul settore centrale, venti moderati, sempre da SE e in graduale attenuazione sulla parte settentrionale del bacino, Bora (da Nordest) sulla pianura veneta e sulla laguna. In questa situazione, al netto della componente astronomica, non è sorprendente che sulla laguna si sia osservato un accumulo di acqua marina per effetto congiunto della convergenza dei venti di Scirocco e della Bora e, aggiungiamo noi come ipotesi, possibilmente anche come conseguenza di un ridotto deflusso verso il mare aperto delle acque dei grandi fiumi. Un’ulteriore e probabilmente decisiva complicazione a questo quadro già difficile è stata certamente l’evoluzione temporale della situazione meteorologica: i modelli infatti prevedevano un indebolimento dei venti (sia dello scirocco, sia della bora) nel corso del pomeriggio, ma è ragionevole ipotizzare che anche piccoli errori nella simulazione di questo andamento possano aver provocato il superamento della soglia prevista di 125 cm. In conclusione, in presenza di un quadro meteorologico e idrologico oggettivamente complesso, appare forse abbastanza “fisiologico” un errore di pochi centimetri nella previsione dell’altezza di marea. Un errore che sarebbe passato inosservato se non si fosse stati in vicinanza del superamento di una soglia. Non è facile stabilire quanto un caso come questo possa insegnare per il futuro: errori ne capiteranno ancora e solo una seria e articolata analisi dei costi e dei benefici potrà fornire delle risposte.”
Analizzata la situazione meteo della giornata di ieri, non resta che ricordare, come fatto anche dalle istituzioni che il MOSE è ancora in fase sperimentale e bisognerà fare tesoro anche di questa esperienza per aggiornare le procedure per non farsi cogliere impreparati in futuro, anche attraverso una seria e articolata analisi dei costi e dei benefici di una possibile attivazione delle barriere di protezione ad una soglia minore, e ad una analisi gestionale per una maggiore rapidità di attivazione. Il tutto, possibilmente, senza liquidare il discorso attribuendo “colpe” e “responsabilità” agli eventi meteorologici ma imparando a gestire i rischi che ne derivano.
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