Temporali del 28 giugno in Pianura Padana: perché sono stati più deboli del previsto
Martedì 28 giugno sui settori settentrionali dell’Italia è transitata una perturbazione che ha dato vita a una breve fase temporalesca con fenomeni che hanno colpito in particolare il Piemonte occidentale e il nord della Toscana. In base alle iniziali previsioni, si sarebbero dovuti verificare forti temporali anche in pianura padana che nella realtà dei fatti sono stati più deboli del previsto. Per quale o quali motivi? La risposta di Tornado in Italia.
Perché i temporali in pianura padana sono stati più deboli del previsto
Nella giornata di martedì 28 giugno abbiamo avuto numerosi temporali, che hanno colpito in modo particolare il Piemonte occidentale e il nord della Toscana. Nel primo caso durante la mattina (con grandine fino a 5-6 cm di diametro sul Torinese), nel secondo invece nel tardo pomeriggio, con forti venti tra alta Toscana, spezzino e l’appennino emiliano. Nella provincia di Massa-Carrara la risalita di un fronte temporalesco ha fatto il suo ingresso con un intenso downburst con raffiche fino a 100-120 km/h registrate da alcune stazioni meteorologiche.
Tutti i principali modelli matematici di previsione vedevano anche lo sviluppo di forti temporali a partire dai rilievi appenninici tra il pomeriggio e la serata, che avrebbero dovuto interessare le pianure di Emilia-Romagna e bassa Lombardia. Questa fase del passaggio temporalesco però non si è verificata, con i temporali che in quella zona si sono formati molto più tardi e sono risultati di debole intensità.
I fattori che hanno contribuito a rendere meno intensi i fenomeni nella Pianura Padana
Questa discrepanza tra lo scenario simulato e ciò che è avvenuto realmente è dovuto a diversi fattori che i modelli non sono riusciti a inquadrare correttamente. Sulla pianura Padana centro-meridionale si è avuto per tutta la giornata un continuo afflusso di nubi medio-alte da Sud-Sud-Ovest, in parte derivate dai residui dei temporali che in precedenza avevano interessato la Liguria. Questa copertura nuvolosa ha ridotto il soleggiamento, e quindi l’energia potenziale a disposizione per la genesi dei temporali.
Un minore quantitativo di energia si collega al secondo fattore che ha impedito la formazione di intense celle temporalesche, cioè la presenza di uno spesso strato di inversione termica in media troposfera. Il riscaldamento a opera del sole, infatti, erode progressivamente questo strato, fino a far “saltare il tappo” e dare inizio ai processi convettivi. A causa della nuvolosità in eccesso, però, l’inversione è risultata troppo forte e il tappo non è saltato. L’instabilità si è limitata agli strati superiori della troposfera, con lo sviluppo di nuclei temporaleschi deboli e a base alta. In ultimo, anche la presenza di molta polvere sahariana in sospensione ha aumentato l’effetto inibitorio dell’inversione termica, impedendo quindi la formazione di nuclei temporaleschi intensi e organizzati.
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