Siccità in Sicilia: via al razionamento dell’acqua a Palermo dal 7 ottobre
La siccità in Sicilia continua a creare enormi disagi, anche a Palermo e dintorni. Se finora il capoluogo siculo non aveva subito razionamenti dell’acqua, dal 7 ottobre si cambia registro, purtroppo. La cabina di regia regionale per l’emergenza idrica, infatti, ha deciso ufficialmente che da quella data alcuni quartieri di Palermo subiranno una turnazione dell’acqua. Il drastico cambio di rotta si è reso necessario a causa dei livelli drammatici degli invasi palermitani.
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Siccità, Palermo sempre più a secco: ecco come funzionerà la turnazione dell’acqua
La siccità si aggrava in Sicilia: pur avendo fatto qualche pioggia la situazione delle dighe non risulta essere migliorata. Da qui la decisione di prendere provvedimenti immediati per evitare scenari ancor più apocalittici. Il razionamento dell’acqua, come detto, riguarderà alcuni quartieri periferici della città di Palermo (dunque non il centro storico), pari al 25% del tessuto urbano. Questi quartieri subiranno un giorno di stop del servizio idrico a settimana. La preoccupazione riguarda soprattutto i residenti dei piani alti e delle zone collinari.
Quali sono gli invasi che preoccupano maggiormente?
La situazione degli invasi siciliani è attualmente drammatica. La diga Rosamarina, che rifornisce Palermo, è ridotta al 6% della sua capacità, con appena 5 milioni di metri cubi d’acqua disponibili. Analogamente, la diga Poma di Partinico si attesta al 18%, con 13 milioni di metri cubi.
Dopo il prosciugamento completo della diga Fanaco, adesso preoccupa moltissimo l’Ancipa, la diga sui Nebrodi che serve le zone interne della Sicilia. E infatti, dal 14 settembre, comuni come Nicosia, Troina, Gagliano, Valguarnera ed Enna hanno subito un aggravio del razionamento. Complessivamente gli invasi della Sicilia contengono poco più dell’8% della loro capacità: un dato allarmante e senza precedenti.
Nelle zone interne della Sicilia dopo l’estate l’emergenza idrica si è aggravata
Le zone interne della Sicilia, non avendo avuto particolari disagi in precedenza, si trovano adesso ad affrontare un’emergenza enorme senza un equipaggiamento adatto a un razionamento così massiccio e prolungato. Inoltre nelle stesse zone sono stati trovati pochi pozzi, che durante l’estate hanno rappresentato una soluzione di emergenza nelle situazioni più complicate. Proprio per questo, la Protezione Civile ha chiesto ai comuni di andare alla ricerca di nuove risorse idriche sui propri territori e in molti casi la ricerca ha funzionato.
A Trapani per esempio sono stati riattivati i vecchi pozzi, così come a Messina dove 6 nuovi pozzi adesso servono la città e il Comune ha potuto chiudere il centro operativo attivato per fronteggiare la siccità. Per il prossimo maggio invece si attendono i dissalatori di Porto Empedocle, Gela e Trapani, già finanziati dalla Regione. Il problema dei tre dissalatori è che riguardano soltanto il 5% dell’isola e non le zone interne dove l’acqua dal mare dovrebbe essere non solo dissalata ma anche pompata in altezza. Nelle zone più impervie sono stati trovati anche pochi pozzi, situazione che ha appunto generato l’aggravio del razionamento.
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