Siccità estrema e caldo anomalo, incipit di una stagione ad alto rischio alluvioni
Dopo mesi di caldo estremo e siccità, la perturbazione numero 1 del mese di agosto ha portato molti temporali in diverse zone della penisola. Martedì 9 agosto a Caserta e nelle zone limitrofe si sono verificate forti piogge con strade allagate e alberi abbattuti. La situazione peggiore si è certamente verificata nel comune di Monteforte Irpino, nell’Avellinese, colpito da un violento nubifragio. Sono stati effettuati oltre 80 interventi dei Vigili del Fuoco (200 in tutto nella regione Campania), a Monteforte Irpino i soccorsi sono durati a lungo per evacuare le persone, tra cui alcuni disabili, rimaste bloccate per il fango all’interno delle proprie abitazioni.
#Maltempo, per le forti piogge una colata di fango ha invaso il Corso di Monteforte Irpino (AV): squadre #vigilidelfuoco al lavoro per evacuare persone, tra cui alcune con disabilità, rimaste bloccate per il fango nelle abitazioni e per taglio piante pericolanti [#9agosto 20:00] pic.twitter.com/cLFNvuNoSa
— Vigili del Fuoco (@vigilidelfuoco) August 9, 2022
Monteforte Irpino, cosa è successo nella serata di martedì 9 agosto dal punto di vista meteorologico. La spiegazione dell’esperto
Lo sviluppo nelle ultime 48 ore di numerosi temporali, anche di forte intensità, soprattutto nelle zone interne delle regioni del Centro-Sud, è stato causato dall’indebolimento dell’alta pressione sulle nostre regioni, – spiega il meteorologo Flavio Galbiati di Meteo Expert – sostituita gradualmente da correnti settentrionali in alta quota che hanno trasportato lungo la Penisola un vortice ciclonico colmo di aria più fresca.
Se da un lato questo cambio di scenario ha finalmente interrotto l’intensa ondata di calore, il contrasto termico tra l’aria molto calda e umida presente nei bassi strati e il nucleo di aria un po’ più fresca in quota, – spiega Galbiati – ha determinato condizioni di forte instabilità, con fenomeni anche violenti, come il nubifragio che ha provocato allagamenti e colate di fango a Monteforte Irpino, il più grave tra i numerosi episodi di maltempo che hanno colpito nella serata di martedì 9 agosto la Campania.
Dati alla mano, è possibile comprendere effettivamente quanta pioggia sia caduta su un territorio considerato fragile per elevato rischio idrogeologico.
Il dato della precipitazione caduta in poche ore di circa 72 mm (Fonte Centro Funzionale Multirischi Protezione Civile Regione Campania), – continua Galbiati – in un territorio ad elevato rischio idrogeologico, ci aiuta comprendere come l’esondazione e le frane abbiano spinto un fiume di fango tra le abitazioni del comune irpino.
Come aveva ricordato qualche giorno fa anche il collega Simone Abelli, in riferimento all‘alluvione in Val di Fassa: Il clima di questa estate bollente ha probabilmente giocato un ruolo anche in questa alluvione. I temporali coinvolgono in questi giorni territori resi fragili dalla estrema siccità, con suoli secchi e aridi. Da settimane poi le temperature sono al di sopra delle medie stagionali quasi costantemente, e il calore aumenta l’energia a disposizione delle perturbazioni.
Se dopo mesi di caldo estremo e siccità, l’arrivo di una perturbazione porta il rischio di violenti nubifragi, cosa dobbiamo aspettarci dall’autunno stagione in cui generalmente si attende il passaggio di molte perturbazioni?
Le violente precipitazioni localmente registrate su alcune zone italiane sono solo l’anticipazione di quanto, secondo gli esperti, potrebbe registrarsi con l’avvicinarsi dell’autunno in condizioni climatiche ancora sconosciute per il nostro habitat. – spiega l’ANBI – “Concentrati sulle gravi conseguenze della siccità e distratti dalle cronache del periodo, non si percepisce l’altra faccia della medaglia idrica: il territorio italiano, oggi più che mai, è ad altissimo rischio idrogeologico, schiacciato tra un’inarrestabile cementificazione, pari ad una media annuale di 77 chilometri quadrati ed un suolo inaridito dalla lunga assenza di piogge, che lo rende impermeabile ad improvvisi rovesci, accentuando il fenomeno del ruscellamento – segnala Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
Quasi il 94% dei comuni italiani è ormai interessato da fenomeni di dissesto del territorio ed oltre 8 milioni di persone vivono in zone ad alta pericolosità, spesso non avendone coscienza – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Per questo, ribadiamo l’invito a consultare le mappe ed a frequentare la cultura del rischio idrogeologico, di cui sono custodi i Consorzi di bonifica ed irrigazione. Nel corso del tempo è stata persa la cognizione del territorio e la toponomastica identitaria, come via Acquette o zona Stagni, è stata sostituita con nomi più moderni, ma che cancellano l’indicazione delle caratteristiche dell’area. Questa non conoscenza è spesso un aggravante nei momenti di emergenza. Da tempo segnaliamo l’inadeguatezza della rete idraulica del Paese di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici, conseguenza dei cambiamenti climatici; da anni non si investe adeguatamente in questo settore ed il Piano ANBI di efficientamento, finora disatteso, prevede un primo stralcio di 858 interventi per un investimento di oltre 4 miliardi di euro, capaci di attivare circa 21.000 posti di lavoro. Per quanto paradossale possa sembrare – conclude Gargano- la siccità è il prologo ad una stagione ad alto rischio di frane ed alluvioni.
Anche per questo motivo, il clima deve essere in cima all’agenda in vista del prossimo 25 settembre. Ricordiamo a tal proposito l’appello degli scienziati che chiedono alla politica di considerare la crisi climatica come un problema prioritario da affrontare. La raccolta firme è ancora attiva, ed è aperta a tutta la cittadinanza, la trovate QUI.
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