Siccità: all’appello mancano quasi 10 miliardi di metri cubi di acqua. I dati
L’Italia ha vissuto i 24 mesi più caldi della sua storia, con ripercussioni anche sul fronte della siccità. Il problema ha una rilevanza più ampia se consideriamo che l’Europa è uno degli epicentri della crisi climatica: il vecchio continente, infatti, si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto al resto del mondo secondo gli ultimi dati del rapporto annuale del programma europeo per i cambiamenti climatici Copernicus. Nel 2022, l’Europa si trovava circa 2,3 °C al di sopra della media preindustriale.
Vaste regioni europee sono state colpite da una prolungata carenza di precipitazioni, con serie conseguenze per l’agricoltura e l’approvvigionamento idrico, la produzione di energia e gli ecosistemi. La Spagna, in particolare la Catalogna, sta vivendo una carenza di precipitazioni gravissima: è uno dei 10 disastri più costosi dell’anno nel mondo nel 2023, secondo l’analisi annuale dell’organizzazione Christian Aid.
La #siccità che colpendo la Spagna è uno dei 10 disastri più costosi dell’anno nel mondo nel 2023. Situazione difficile in Catalogna in vista dell’estate.https://t.co/X8HKorfxSp
— IconaClima (@iconaclima) January 21, 2024
E l’Italia? Dopo un 2022 drammatico con fiumi e laghi ai minimi storici, il 2023 ha visto una prima parte ancora estremamente secca, poi le perturbazioni atlantiche hanno di nuovo portato qualche preziosa pioggia, colmando però solo il parte il grave deficit idrico.
Secondo le stime, nel biennio 2022-2023, in Italia circa il 50% della popolazione è stato colpito dall’emergenza siccità, specie al Nord. Sono state ridotte in modo sostanziale le rese di molte colture, come il mais, il riso, la soia e i girasoli. L’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po ha segnalato livelli record dell’intrusione del sale nell’entroterra del delta del fiume, fino a 40 km dalla costa, con conseguenze disastrose per le importanti colture della zona.
Siccità Italia: i dati dell’inverno 2023/2024
Come sta procedendo l’inverno sul fronte siccità? I dati parziali, elaborati dal meteorologo Simone Abelli, dell’inverno (bimestre dicembre-gennaio) mostrano un consistente deficit pluviometrico pari a -27% sull’intero territorio nazionale, pari a quasi 10 miliardi di metri cubi di acqua in meno rispetto alla media. L’anomalia negativa più ampia si osserva al Centro-Sud (intorno a -40% in questi due terzi d’Italia), proprio nel settore dove la stagione fredda dovrebbe garantire un rilevante apporto di acqua, specie sulle regioni meridionali caratterizzate dal clima mediterraneo che prevede il picco di piovosità in inverno.
Al Nord, dopo il siccitoso dicembre, c’è stato un certo recupero in gennaio con accumuli più abbondanti della media, salvo alcuni settori del Nord-Ovest; di fatto, sulle regioni settentrionali, il bimestre va complessivamente in pareggio, ma con uno sbilanciamento in positivo al Nord-Est (+20% circa) e un corrispondente deficit al Nord-Ovest (-20% circa).
Le zone critiche
Per la Sardegna la crisi maggiore è stata registrata nel bacino del fiume Posada, dove nella diga Maccheronis ultimamente è stata rilevata una capacità massima di contenimento del 13%. In Puglia rispetto allo scorso anno ci sono 37 milioni di metri cubi d’acqua in meno negli invasi, secondo i dati dell’osservatorio Anbi, l’associazione che riunisce i consorzi per le acque irrigue
Situazione critica anche in Sicilia dove l’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino, ha chiesto al presidente Renato Schifani di dichiarare lo stato di calamità. I volumi d’acqua negli invasi siciliani sono, infatti, sotto il livello di guardia e gennaio è stato il quinto mese consecutivo che ha fatto registrare precipitazioni inferiori alla norma del periodo.
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