Rinnovabili, in Italia transizione bloccata da burocrazia e normative: al via solo l’1% del nuovo solare
La transizione energetica verso fonti a zero o basse emissioni in Italia è ancora frenata dalla burocrazia e dalle normative, specie a livello delle Regioni: nel 2022 solo l’1% degli impianti fotovoltaici ha ricevuto l’autorizzazione a procedere, mentre l’eolico on-shore è praticamente fermo. Lo rivela l’ultimo rapporto di Legambiente “Scacco matto alle rinnovabili 2023″, secondo cui sono più di 1300 i progetti di impianti rinnovabili ancora in lista di attesa e in fase di valutazione.
Nel 2022 l’Italia è riuscita ad installare appena 3.035 MW di nuovi impianti rinnovabili, con un segno negativo che ha contraddistinto tutte le fonti rinnovabili ad eccezione del fotovoltaico. La siccità e la mancanza di acqua nei fiumi hanno sicuramente ridotto di molto la produzione dall’idroelettrico, che ha segnato nel 2022 il -37,7%, “a cui si aggiunge il calo del 13,1% in tema di produzione da pompaggi che portano il contributo delle rinnovabili, rispetto ai consumi complessivi, al 32%. Ovvero ai livelli del 2012“.
Il calo di produzione dalle rinnovabili, come se non bastasse, ha coinciso con un aumento del 61,4% della produzione energetica elettrica da carbone. Una mossa fatta in emergenza, certo, ma che è incompatibile con qualsiasi strategia climatica. Se osserviamo il trend medio dell’aumento della nuova capacità realizzata negli
ultimi due anni, secondo Legambiente, “l’obiettivo di realizzare 85 GW verrà raggiunto tra 20 anni. Inaccettabile non solo per l’emergenza climatica che sta affrontando il nostro Paese, ma anche per le opportunità strutturali ambientali, sociali e di innovazione che invece un nuovo modello energetico può portare e che continuando così perderemo, esasperando crisi climatica, energetica e sociale“.
Rinnovabili, ferme le nuove installazioni di impianti fotovoltaici. Dov’è il problema?
L’incredibile lentezza della transizione energetica verso le rinnovabili e verso fonti di elettricità a basse emissioni in Italia è figlia di un processo che spesso incontra un collo di bottiglia a livello delle Regioni. Secondo il report Legambiente, infatti, non manca certo la volontà di imprese e cittadini, né mancano le iniziative del Governo, i cui effetti – per una implementazione strutturale – impiegano tempo.
A frenare quindi l’aumento delle rinnovabili oggi sono soprattutto le Regioni, responsabili della stragrande maggioranza di processi autorizzativi. “A fine febbraio 2023 – spiega Legambiente – gli impianti che si trovavano in fase di VIA, di verifica o di valutazione preliminare erano complessivamente 1.364, di cui il 76% distribuito tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Di questi solo il 41% delle istanze relative agli impianti fotovoltaici nell’anno 2019 ha ricevuto l’autorizzazione, il 19% nel 2020, il 9% nel 2021 e l’1% nel 2022“.
Nonostante quindi le semplificazioni introdotte dal Governo Draghi e l’istituzione e il potenziamento appena stabilito delle due Commissioni VIA-VAS, che hanno il compito di rilasciare un parere sui grandi impianti strategici per il futuro energetico del Paese, le rinnovabili non decollano.
Fotovoltaico, Italia sesta in Europa per nuove installazioni
Il processo di decarbonizzazione del settore energetico è ancora molto lungo, dunque, specie con questo andamento. Rispetto al resto d’Europa l’Italia si posiziona al sesto posto per nuova capacità installata di impianti fotovoltaici. Nel 2022, secondo i dati della società tedesca Eupd Research, l’UE ha installato 39 Gw di fotovoltaico, un aumento del 35% rispetto all’anno precedente che ha portato la capacità complessiva a 206 Gw. Prima la Germania, con 7,6 Gw; sul podio Spagna e Polonia, seguite da Paesi Bassi e Francia, ed infine dall’Italia.
L’Italia però dovrà accelerare il passo: rispetto agli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo ha un obiettivo legato al fotovoltaico più ambizioso rispetto agli altri: il nostro Paese dovrebbe raggiungere 51,1 Gw dal solare entro il 2030 – solo 7 anni -, mentre la Francia punta ai 44 Gw e la Spagna ai 39 Gw.
Quello che serve dunque è un processo più snello e veloce per valutare e approvare i progetti presentati e accelerare così quella transizione energetica necessaria per affrontare la crisi climatica, una trasformazione che, superate queste sfide, potrebbe rappresentare un’opportunità di crescita e innovazione proficua per il nostro Paese.
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