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Porte aperte nei negozi: la lotta senza senso che ci costa energia ed emissioni

Un gesto banale come chiudere le porte dei negozi può fare una grande differenza sul fronte del risparmio energetico e della lotta a inquinamento e crisi climatica.

Mantenere le porte chiuse, infatti, contribuisce a evitare la dispersione di aria calda o fredda, a seconda della stagione, dall’interno dei negozi all’esterno. Questo è particolarmente significativo in ambienti in cui è necessario mantenere una temperatura controllata, come nei negozi con impianti di riscaldamento o condizionamento dell’aria.
Con le porte aperte, ovviamente, l’aria che riscaldiamo o raffreddiamo consumando preziosa energia si disperde all’esterno, mentre entrano correnti – fredde o calde che siano – che contrastano con la temperatura impostata sul termostato (spesso esageratamente alta o bassa), comportando lo spreco inutile di ulteriore energia.

La chiusura delle porte è insomma un contributo estremamente semplice ma significativo per ridurre lo spreco di energia, e con esso l’inquinamento e le emissioni di gas climalteranti provocati per generarla quando non si utilizzano fonti pulite.

Aspetti questi che si aggiungono a vantaggi più ovvi e immediati, come delle bollette più contenute e, grazie a una temperatura stabile, un ambiente più confortevole per i clienti e chi lavora nei negozi.

Il no dei negozianti

Nonostante i benefici così importanti legati a un gesto tanto facile e comune, sono ancora tantissimi i negozi che si mostrano testardi su questo punto, e di lasciare le porte chiuse non vogliono proprio saperne.

Secondo molti negozianti e rappresentanti di associazioni di categoria, infatti, la porta chiusa all’ingresso scoraggerebbe l’ingresso dei clienti nel negozio. Chi gestisce piccoli esercizi, poi, lamenta di spese eccessive per installare porte scorrevoli o lame d’aria, che renderebbero più semplice l’accesso nei negozi.

Ovviamente si tratta di motivazioni comprensibili, ma la crisi climatica avanza e i suoi effetti sono già ben visibili anche nel nostro Paese, che li paga a caro prezzo in termini economici, paesaggistici, e purtroppo anche di vite umane.
E in questo scenario, francamente, la fatica di aprire una porta per andare a fare shopping risulta ben poca cosa: è più urgente che mai fare tutto quello che possiamo, e lottare per assicurare un futuro a noi, al nostro territorio, ai nostri figli.

Cosa dice la legge?

Poco o niente.
In alcune aree le autorità locali hanno introdotto normative o regolamenti specifici per promuovere la sostenibilità e l’efficienza energetica anche attraverso la chiusura delle porte nei negozi. È il caso, per esempio, di città come Milano e Firenze. Anche qui, però, nella maggior parte dei casi le porte restano aperte: basta una passeggiata in centro per constatarlo.

A livello nazionale, invece, l’adozione di pratiche sostenibili come queste viene incoraggiata ma – almeno per il momento – non è resa obbligatoria. L’auspicio è che questo avvenga presto, e che le norme da cui dipende il nostro futuro vengano fatte rispettare.

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