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Mediterraneo, il piano europeo da 400 milioni per salvarlo

Il Mediterraneo protagonista dei progetti del PNRR. Grazie al piano, finanziato con 400milioni di euro dei fondi, verranno approfondite  le conoscenze sul Mare Nostrum, usando nel miglior modo possibile i dati delle ricerche per aumentarne la salvaguardia.

Il progetto PNRR MER- Marine ecosystem restoration, è stato di recente presentato da Ispra, durante un evento nel quale sono intervenuti il ministro del Mase, Pichetto Fratin e quello della Protezione civile e del Mare Nello Musumeci, insieme al Capo di Stato Maggiore della marina ammiraglio Enrico Credendino, Massimo Guma, presidente Navarm, al presidente Ispra Stefano Laporta, alla direttrice generale Maria Siclari, Giordano Giorgi, coordinatore del progetto e al nuovo capo Dipartimento PNRR del ministero dell’Ambiente Fabrizio Penna.

Come e dove interverrà il piano? Ben 15 aree con Posidonia Oceanica da ricostruire, individuazione e ripristino di almeno 15 aree in cui sono presenti attrezzi da pesca abbandonati, mappatura di circa 90 monti sottomarini localizzati nel Mar Ligure, l’Alto e il Basso Tirreno, il Mar di Sardegna, il Mar Ionio ed il Mare Adriatico meridionale, per una superficie stimata di circa 14000 km2, una nuova unità navale in grado di sondare i fondali fino a 4000 metri.

Crediti ISPRA

Il Progetto PNRR MER (Marine Ecosystem Restoration), il più grande investimento sul mare nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, vedrà ISPRA come soggetto attuatore e il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica come amministrazione titolare del finanziamento di 400 milioni di Euro per il 2022-2026. Il MER prevede interventi per il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini, il rafforzamento del sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi marini e costieri e la mappatura degli habitat costieri e marini di interesse conservazionistico nelle acque italiane con l’acquisizione di una nuova unità navale oceanografica, dotata di apparecchiature altamente tecnologiche in grado di sondare i fondali fino a 4000 metri e strumentazione acustica ad altissima risoluzione.

Mediterraneo: dal PNRR un piano senza precedenti per la sua salvaguardia

La Strategia Europea per la Biodiversità richiede, per il 2030 di proteggere il 30% dei mari europei e il 10% in modo rigoroso in ciascun Paese dell’Unione, ma il progetto va oltre gli obiettivi di tutela e protezione: propone infatti di invertire il degrado degli ecosistemi mediante interventi di ripristino che fanno uso di protocolli consolidati, ma su una scala spaziale molto vasta mai tentata prima. Gli interventi di ripristino riguarderanno i letti ad ostriche nell’Adriatico, le praterie a Posidonia oceanica, o altre fanerogame marine, il coralligeno e le foreste a Cystoseira.

Grazie al progetto avverrà la ricostruzione di banchi di ostrica piatta europea (Ostrea edulis) in ben 5 regioni dell’Adriatico: Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo. A livello globale, si stima che l’85% dei banchi naturali di ostriche sia andato perduto, rendendo questo habitat uno dei più minacciati al mondo.
Le ostriche, infatti,  hanno la capacità di costruire veri e propri reef calcarei, l’equivalente alle nostre latitudini delle scogliere coralline tropicali, per questo sono chiamate “ingegneri ecosistemici”.

Un elemento chiave del progetto per il Mediterraneo vedrà la mappatura degli habitat costieri di tutta la costa italiana. Le mappature di Posidonia oceanica erano state realizzate in passato nel corso di più anni, mentre ora si prevede di cartografarla in un unico lasso temporale. Saranno utilizzati sensori in grado di coprire 17.581 km2 di superficie da investigare, sensori da aereo e da satellite su una superficie pari a 10.200 km2.

Verrà anche realizzata una nuova rete nazionale di boe d’altura per il monitoraggio del moto ondoso, delle correnti marine e dei parametri meteo, aggiungendosi alla già esistente Rete Ondametrica Nazionale (RON). Si prevede di installare a diverse miglia dalla costa, all’interno della futura Zona economica esclusiva (Zee), almeno 6 stazioni di monitoraggio su fondali fino a 1.000 metri ed almeno 4 stazioni di monitoraggio su fondali fino a 3000 metri.

Sarà ripristinata la Rete Ondametrica con i suoi 15 punti di monitoraggio, uniformemente distribuiti lungo le coste nazionali, integrando i sensori ondametrici con misuratori di corrente e strumentazione utile alla completa definizione del clima marino e meteorologico, che fornirà elementi fondamentali per gli scenari di cambiamenti climatici che interesseranno la nostra penisola nei prossimi anni e decenni.

Per gli habitat profondi del Mediterraneo saranno mappati circa 90 monti sottomarini (seamounts), localizzati nel Mar Ligure, l’Alto e il Basso Tirreno, il Mar di Sardegna, il Mar Ionio ed il Mare Adriatico meridionale, per una superficie stimata di circa 14000 km2. Per fare ciò, si utilizzeranno robot sottomarini (ROV) in grado di registrare video in alta definizione e strumenti acustici ad alta risoluzione, con una unità navale che lavori H24 per oltre 200 giornate di attività l’anno nel periodo 2024-2025-2026.

I dati ISPRA mostrano che l’86,5 % dei rifiuti in mare e nel Mediterraneo è legato alle attività di pesca e il 94% di questi sono reti abbandonate. Il progetto MER prevede l’individuazione ed il ripristino di almeno 15 aree dove sono presenti attrezzi da pesca e/o di acquacoltura abbandonati, preservando la fauna e flora locali.

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