Il tornado di Valmontone e la “rotating head”
Nel tardo pomeriggio del 17 gennaio, per la precisione alle 17:10, un intenso tornado ha colpito il paese di Valmontone, poco a est di Roma. Il vortice, che ha percorso circa 1 km lasciando una scia di danni larga 150 metri nella zona Sud dell’abitato, è stato classificato di grado F2 sulla scala Fujita.
Molte abitazioni sono state gravemente danneggiate, in particolare una casa ha subito l’asportazione completa dell’attico comprese le pareti. Gravi danni sono stati segnalati anche alla vegetazione, con numerosi alberi abbattuti, e alle automobili.
L’evento è particolarmente degno di nota in quanto, oltre a essere il primo del 2023, si tratta del tornado di grado F2 più precoce nel nostro archivio che parte dal 2014, nonché del primo F2 nel mese di gennaio. Ricordiamo che questo livello di intensità, che viene assegnato sulla base di un’analisi dei danni causati dal vortice, corrisponde a venti tra 181 e 253 km/h.
Ma cosa ha causato tanta violenza?
Una configurazione particolare del sistema temporalesco che insisteva sul Lazio in quel tardo pomeriggio, detta comma echo o rotating head. In italiano eco a virgola o testa rotante.
Quando in un temporale lineare (cioè un sistema formato da più celle convettive lungo una linea, in genere con asse sud-nord) in avanzamento verso est inizia a una forte corrente d’aria al suolo che alimenta il temporale dalla parte posteriore, detta in gergo tecnico rear inflow jet, la forma della linea inizia a cambiare. La parte centrale viene spinta in avanti dal forte vento e la struttura assume la forma di un arco.
La cosa interessante è quello che accade alle estremità di questo arco, infatti la maggiore velocità di spostamento della zona centrale crea due aree di rotazione alle estremità meridionale e settentrionale della struttura. Quella a sud assume rotazione oraria (anticiclonica), quella a nord assume rotazione antioraria (ciclonica). È proprio quest’ultima la “testa rotante” che nell’emisfero boreale, grazie all’interazione della rotazione con la spinta della corrente ascensionale interna al temporale, favorisce la formazione dei tornado.
I vortici che si formano in seno alla rotating head sono molto difficili da avvistare, perché si trovano in mezzo alle precipitazioni o addirittura dietro a queste, e nonostante non siano originati da un temporale a supercella, possono raggiungere una notevole intensità. Negli Stati Uniti sono stati documentati casi in cui una singola rotating head ha prodotto anche più di 10 tornado.
In Italia abbiamo disposizione radar con una bassa risoluzione, e che non mettono a disposizione del pubblico la velocità radiale (che aiuta molto a identificare le zone di rotazione nelle celle temporalesche). Di conseguenza questi tornado possono essere identificati in presenza di danni sospetti, ma è molto difficile farlo senza le immagini del passaggio del vortice. Per il tornado di Valmontone fortunatamente una telecamera di sorveglianza ha registrato la variazione della direzione del vento tipica dei tornado, altrimenti sarebbe stato molto più complesso determinare la reale natura del fenomeno solamente dalla conformazione dei danni.
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