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Ghiacciaio Miage, il “ghiacciaio nero” del Monte Bianco ha perso oltre 100 miliardi di litri di acqua dal 2008

Il ghiacciaio del Miage sul Monte Bianco, il più grande “ghiacciaio nero” (ovvero ricoperto da detriti) delle Alpi, ha perso oltre 100 miliardi di litri di acqua dal 2008 ad oggi. Il grande caldo dell’estate 2023, con le intense ondate di calore ed episodi in cui lo zero termico è schizzato oltre i 5000 metri, hanno plasmato anche questo vasto ghiacciaio.

Il Miage è uno dei tre ghiacciai italiani con una superficie superiore a 10 km quadrati, e secondo le osservazioni realizzate nella seconda tappa della spedizione sui ghiacciai italiani organizzata come ogni anno da Greenpeace e dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) negli ultimi 14 anni ha perso 23 metri di spessore. Si tratta di un volume perso molto importante, una riserva di acqua su cui presto non potremo più fare affidamento. In quei 23 metri di ghiaccio era “immagazzinata” una quantità di acqua – 100 miliardi di litri – quasi sufficiente per far fronte alla domanda di acqua potabile dell’intera città di Milano.

ghiacciaio miage monte bianco
Foto Greenpeace Italia – Comitato Glaciologico Italiano (CGI)

«Le misure effettuate fino ad oggi ci dicono che negli ultimi 14 anni il ghiacciaio del Miage ha perso complessivamente oltre 23 metri di spessore a causa della crisi climatica. Purtroppo, temiamo che il monitoraggio di quest’ultima spedizione ci restituirà una fotografia ancora peggiore. Se la situazione non cambierà, qui come nel resto dei ghiacciai alpini, perderemo grandi masse di ghiaccio e preziose risorse idriche. Ciò significa che avremo a disposizione sempre meno acqua dolce durante le estati secche e calde dei prossimi anni», racconta Walter Alberto, operatore glaciologico per il ghiacciaio del Miage e membro del CGI.

Il ritiro del ghiacciaio è visibile ad occhio nudo: rispetto ai primi anni 2000 il fronte più avanzato del Miage si trova ora mezzo chilometro più a monte.

ghiacciaio miage monte bianco
Foto Greenpeace Italia – Comitato Glaciologico Italiano (CGI)

«I ghiacciai italiani che si fondono sempre più rapidamente sono l’ennesimo sintomo di un’emergenza climatica senza precedenti, accelerata dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili. Dobbiamo smettere al più presto di estrarre e bruciare petrolio, gas e carbone e promuovere le fonti rinnovabili, se non vogliamo assistere a stravolgimenti senza precedenti», dichiara Elisa Murgese, Investigations Officer di Greenpeace Italia, presente alla spedizione. «Per limitare inoltre la perdita delle nostre riserve d’acqua è urgente ridurre le emissioni di gas serra e proteggere gli ecosistemi chiave per il ciclo dell’acqua come i ghiacciai riducendo gli sprechi di risorse idriche, a partire dai settori a più alto consumo, come l’agricoltura intensiva praticata nel distretto del Po, legata in particolare alle coltivazioni mangimistiche».

«La riduzione della disponibilità idrica dei serbatoi glaciali – aggiunge Luigi Perotti, segretario generale del CGI – obbligherà il sistema agricolo a cambiare le abitudini, i tempi e le quantità di acqua usata nell’irrigazione, in particolare per i sistemi agricoli della Pianura Padana, come le risaie e le coltivazioni di mais. Inoltre, una seconda conseguenza della fusione dei ghiacciai è legata alla sicurezza: infatti, l’acqua di fusione dei ghiacciai può raccogliersi in laghi, che a loro volta possono tracimare in maniera improvvisa e pericolosa nella zona sottostante. In generale, le aree lasciate libere dai ghiacci possono diventare a rischio e, come dimostrano anche alcuni tragici eventi di cronaca, rendere la montagna un territorio non più per tutti».

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