Il Ghiacciaio del Lys sul Monte Rosa ha perso il 33 per cento della superficie dal 1860
Il ghiacciaio sul Monte Rosa è arretrato di 3,4 chilometri in 164 anni: i dati dal nuovo report di Greenpeace e Comitato Glaciologico Italiano
Il Ghiacciaio del Lys sul Monte Rosa, uno dei più significativi della Valle d’Aosta, ha perso il 33% della sua superficie dal 1860, arretrando di ben 3,4 chilometri.
Questo è quanto svela un nuovo rapporto realizzato dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) in collaborazione con Greenpeace Italia, frutto di una recente spedizione sul massiccio del Monte Rosa per documentare gli effetti devastanti del cambiamento climatico e delle attività umane. L’iniziativa fa parte del progetto “Fino all’ultima goccia”, promosso da Greenpeace per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’emergenza climatica.
Un quadro allarmante
I dati registrati in oltre 200 anni di osservazioni, hanno permesso di tracciare in modo dettagliato l’evoluzione del Ghiacciaio del Lys, fornendo un quadro preoccupante: tra il 1925 e il 2008 è completamente scomparsa la parte meridionale della lingua glaciale, che un tempo raggiungeva uno spessore di 90 metri. Nel complesso, si stima che siano stati persi 145 milioni di metri cubi di ghiaccio, equivalenti a circa 130 miliardi di litri d’acqua – oltre il doppio dell’acqua utilizzata annualmente nelle reti idriche di Piemonte e Valle d’Aosta.
L’analisi ha permesso di documentare l’estrema riduzione delle due lingue glaciali, ormai separate, e il dissesto di alcune aree rocciose causato dal continuo abbassamento della superficie glaciale. Inoltre, il rapporto segnala una costante riduzione della copertura nevosa, che aggrava ulteriormente la situazione.
«Il Ghiacciaio del Lys è un caso studio emblematico che offre un’immagine concreta degli effetti disastrosi del riscaldamento globale», dichiara Simona Savini di Greenpeace Italia.
«Governi e aziende, in particolare quelle responsabili delle maggiori emissioni di gas serra, come le industrie dei combustibili fossili, non possono rimanere inerti di fronte al rischio di perdere ecosistemi preziosi e risorse idriche fondamentali: sono necessari un ripensamento del nostro modello produttivo e una drastica riduzione delle emissioni climalteranti e dell’inquinamento. Proteggendo i ghiacciai, proteggiamo anche la nostra acqua e con essa il nostro futuro».
Ricerca e prossimi passi
Durante la spedizione sono stati prelevati campioni per analizzare la presenza di PFAS (sostanze per- e poli-fluoroalchiliche) e fitofarmaci, con l’obiettivo di valutare l’impatto dell’inquinamento e dell’agricoltura intensiva anche in alta quota. I risultati di queste analisi saranno pubblicati nei prossimi mesi.
Nel frattempo, il progetto “Fino all’ultima goccia” proseguirà con ulteriori monitoraggi e collaborazioni scientifiche per portare avanti l’impegno di Greenpeace nella difesa del clima e delle risorse idriche su un pianeta sempre più caldo.
Il report del Comitato Glaciologico Italiano per Greenpeace è disponibile a questo link.
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