È stato dimostrato il ruolo della crisi climatica nella grave siccità nel Nord Italia
Una prolungata siccità ha colpito la regione del Mediterraneo e l’Europa occidentale nel 2022, e in alcuni casi, come in quello del Nord Italia, si sta prolungando senza tregua anche in questo inizio 2023. L’anno scorso gli impatti sono stati molto gravi, soprattutto per l’agricoltura e per la produzione di energia, e anche per i mesi più caldi e secchi di quest’anno si profila una situazione critica.
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Se non ci sono dubbi sul fatto che i cambiamenti climatici rendono sempre più intensi e frequenti i fenomeni estremi – come tempeste ma anche ondate di siccità -, non è semplice attribuire loro la responsabilità di singoli episodi. E la difficoltà è particolarmente elevata nel caso della siccità – che secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale rappresenta uno dei rischi legati al clima più pericolosi e dannosi per la vita -, a causa della variabilità naturale.
Come si riconoscono le responsabilità della crisi climatica nella siccità del 2022
Nell’ultimo Sesto Rapporto di Valutazione il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) afferma che si possono attribuire con un grado “medio” di fiducia ai cambiamenti climatici indotti dall’uomo le siccità agricole ed ecologiche causate dall’aumento dell’evotraspirazione dei terreni, legato alla crescita delle temperature. La responsabilità delle siccità meteorologiche, invece, collegate ai deficit pluviometrici e quindi alle dinamiche atmosferiche, resta problematica da individuare con precisione.
Tuttavia, recenti ricerche sono già riuscite a evidenziare il ruolo del surriscaldamento globale nell’aver reso più intensi alcuni specifici episodi di siccità meteorologiche straordinarie. E, nel caso della recente siccità che ha colpito parte dell’Italia e dell’Europa nel 2022, a fare luce sul ruolo dei cambiamenti climatici è un nuovo studio, pubblicato settimana scorsa dalla rivista Environmental Research Letters, che ha approfondito in particolare la circolazione atmosferica che ha caratterizzato il 2022 confrontandola con i modelli atmosferici del periodo 1836-2021.
In breve, secondo i risultati sembra che i cambiamenti climatici abbiano reso più ampie le aree di alta pressione, determinando da una parte l’arrivo di minori quantità di pioggia e, dall’altra, una maggiore evaporazione dell’acqua presente.
Più nello specifico, confrontando i modelli atmosferici recenti con la circolazione atmosferica di periodi in cui il riscaldamento globale era assente (1836-1915) i ricercatori hanno notato maggiori anomalie anticicloniche, ovvero la presenza di anticicloni più frequenti, insistenti e vasti.
Questo si è verificato anche nel 2022, quando la fase maggiormente segnata dalla siccità è coincisa, sui settori occidentali dell’Europa, con un’anomalia anticiclonica particolarmente persistente, notevole sia per l’estensione che per le temperature elevate. Tutti questi fattori hanno esacerbato la siccità, spiegano gli scienziati, impedendo l’arrivo di precipitazioni, aumentando l’area colpita e favorendo l’essicazione del suolo attraverso l’evaporazione dell’acqua presente.
«I risultati indicano un ruolo dell’ACC (Cambiamento Climatico di origine antropica, ndr) nel rendere l’anomalia anticiclonica atmosferica “più forte” e “più calda”, due fattori che a loro volta hanno causato condizioni di siccità più estese ed esacerbate», spiegano i ricercatori. «Inoltre, abbiamo riscontrato che la frequenza di occorrenza di questa componente della circolazione a lenta evoluzione non è cambiata in modo significativo negli ultimi due secoli. Queste conclusioni evidenziano una componente termodinamica nell’esacerbazione delle siccità a causa del riscaldamento globale, mentre non è stata trovata alcuna evidenza forte di una componente dinamica, cioè un cambiamento nella circolazione, nel periodo recente che potrebbe aver innescato la siccità del 2022».
Le conseguenze della siccità
Le regioni settentrionali dell’Italia sono state tra le più colpite, in Europa, dalla siccità del 2022, insieme a vasti settori di Francia e Spagna. Gli impatti sono stati molto gravi dal punto di vista socio-economico ed ecologico.
Secondo le stime, in Italia circa il 50 per cento della popolazione è stato colpito dall’emergenza siccità, specie al Nord. Sono state ridotte in modo sostanziale le rese di molte colture, come il mais, il riso, la soia e i girasoli. L’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po ha segnalato livelli record dell’intrusione del sale nell’entroterra del delta del fiume, fino a 40 km dalla costa, con conseguenze disastrose per le importanti colture della zona. La riduzione dell’acqua immagazzinata ha avuto un forte impatto anche sul settore energetico, sia per la produzione di energia idroelettrica che per i sistemi di raffreddamento di altre centrali elettriche.
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