Redazione Icona Icona Meteo IconaMeteo.it - Sempre un Meteo avanti Wed, 09 Oct 2024 14:29:33 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.iconameteo.it/contents/uploads/2019/12/Favicon-150x150.png Redazione Icona Icona Meteo 32 32 Catastrofe imminente: l’uragano Milton minaccia la Florida con la furia di un gigante https://www.iconameteo.it/news/catastrofe-imminente-luragano-milton-minaccia-la-florida-con-la-furia-di-un-gigante/ Wed, 09 Oct 2024 14:29:33 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78761 L’uragano Milton, classificato come categoria 5, si sta avvicinando minacciosamente alla Florida, con venti che soffiano fino a 260 km/h. Sebbene i meteorologi prevedano che Milton si indebolisca a una categoria 3 o 4 prima di raggiungere la costa, il suo potenziale di devastazione rimane estremamente alto, e potrebbe diventare una delle tempeste più disastrose …

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L’uragano Milton, classificato come categoria 5, si sta avvicinando minacciosamente alla Florida, con venti che soffiano fino a 260 km/h. Sebbene i meteorologi prevedano che Milton si indebolisca a una categoria 3 o 4 prima di raggiungere la costa, il suo potenziale di devastazione rimane estremamente alto, e potrebbe diventare una delle tempeste più disastrose mai registrate nello Stato.

La tempesta è attesa nel settore densamente popolato della baia di Tampa, a meno di due settimane di distanza dai danni causati dall’uragano Helene. Nella penisola dello Yucatán, si sono già registrate inondazioni costiere e forti venti hanno abbattuto alberi, portando a interruzioni di corrente. Tuttavia, i danni finora sono stati contenuti poiché Milton ha solo sfiorato la regione.

The Weather Channel ha mostrato una simulazione degli effetti devastanti della “storm surge”, l’onda di marea pericolosa che potrebbe causare gravi inondazioni costiere. Il video illustra come l’acqua potrebbe raggiungere altezze di 4-5 metri, con conseguenze catastrofiche e potenziali vittime se le persone non evacuano dalle aree a rischio. Le autorità hanno avvisato che chi decide di rimanere potrebbe mettere a repentaglio la propria vita.

Secondo le previsioni, si attende un accumulo di piogge fino a 300 mm in poche ore, accompagnato da venti intensi. Tuttavia, la principale preoccupazione rimane l’onda di marea capace di sommergere abitazioni, edifici e strutture costiere.

Un momento toccante si è verificato durante un collegamento in diretta con NBC 6 South Florida, quando il meteorologo John Morales è scoppiato in lacrime di fronte all’imminente disastro. “È un uragano incredibile! La pressione è scesa di 50 millibar in dieci ore”, ha commentato visibilmente commosso, scusandosi con i telespettatori per l’emozione.

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Il Settembre delle piogge: L’Italia segnata da fenomeni eccezionali. https://www.iconameteo.it/primo-piano/il-settembre-delle-piogge-litalia-segnata-da-fenomeni-eccezionali/ Wed, 09 Oct 2024 14:25:26 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78752 maltempo pioggia allertaIl dato più rilevante che scaturisce dalle elaborazioni di settembre è, senz’altro, la quantità di precipitazioni che si sono accumulate nel corso del mese, che hanno dato origine a un’anomalia di +77% a livello nazionale (confronto con le medie del trentennio 1991-2020), il valore più elevato della serie storica che parte dal 1959. Dunque, un …

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Il dato più rilevante che scaturisce dalle elaborazioni di settembre è, senz’altro, la quantità di precipitazioni che si sono accumulate nel corso del mese, che hanno dato origine a un’anomalia di +77% a livello nazionale (confronto con le medie del trentennio 1991-2020), il valore più elevato della serie storica che parte dal 1959.

Dunque, un settembre eccezionale per le piogge, il cui maggior contributo è stato determinato dai valori circa doppi rispetto alla norma osservati al Centro-Nord (+107% al Nord-Ovest, +104% al Nord-Est, +94% al Centro). Fra i vari eventi di pioggia estrema verificatisi nel mese, spicca quello che ha colpito l’Emilia Romagna e le Marche fra il 17 e il 19, dove gli accumuli hanno superato i 200 mm, fino a punte intorno ai 300 mm in soli tre giorni, con conseguenti esondazioni dei fiumi, criticità varie ed evacuazioni di abitanti, in particolare in Romagna.

Piogge record in Italia

Oltre a questo, ci sono da segnalare altre due giornate notevoli dal punto di vista del maltempo, ossia i giorni 5 e 8: si tratta dei giorni più piovosi dell’anno (per il momento) al Nord; in aggiunta, l’8 rappresenta il giorno più piovoso dell’anno anche al Centro e in generale nell’Italia intera. Nell’ambito della rete nazionale di stazioni meteo dell’Aeronautica Militare/Enav, sono stati osservati alcuni accumuli mensili record, in particolare a Rimini con 221 mm, a Treviso Istrana con 228 mm e ad Ancona Falconara con 309 mm. I primi due valori sono i più elevati almeno degli ultimi 45 anni, mentre quello di Ancona è il più elevato degli ultimi 65 anni.

Non tutto il territorio italiano ha sperimentato precipitazioni sopra la media. In Sicilia e alcuni settori di Calabria, Puglia e Sardegna gli accumuli sono rimasti inferiori alla norma, ma con il dato più vistoso in Sicilia (-22%) che presenta anche il deficit più ampio dall’inizio dell’anno (-14%) rispetto alle altre regioni meridionali dove il dato da gennaio è solo leggermente negativo. Anomalie decisamente positive, invece, negli ultimi nove mesi al Centro-Nord (+85% al Nord-Ovest, +41% al Nord-Est, +13% al Centro), in virtù delle quali ci troviamo con un surplus nazionale di +32% da gennaio, equivalente a circa 43 miliardi di metri cubi di acqua in più rispetto alla norma.

Accumulazioni piovose in Italia

Le temperature hanno subito alcuni sbalzi che hanno portato i valori dai livelli estivi della prima decade ai livelli inferiori alla norma della seconda decade, per poi risalire temporaneamente sopra la media durante la terza decade del mese. I primi giorni del mese non sono stati altro che la fase conclusiva dell’ultima ondata di calore ereditata da agosto, che ha fatto in tempo a dare origine a nuovi record di temperatura massima di settembre esattamente il 1° del mese. Le stazioni della rete Aeron.Mil./Enav che hanno ritoccato i record sono quasi tutte al Nord e solo una al Centro e, per la precisione, si tratta di: Torino con 32.7°C, Milano L. e Bergamo con 34°C, Brescia con 34.2°C, Verona con 34.8°C, Treviso I. con 35.2°C, Treviso S.A. con 34.7°C, Venezia con 32.8°C, Udine R. con 35°C e Monte Argentario con 34.1°C.

Il tracollo della seconda decade è stato causato dall’irruzione di una massa di aria da latitudini artiche, che ci ha fatti piombare improvvisamente nell’autunno e che ha contribuito a generare un vortice ciclonico dapprima in movimento verso i Balcani, successivamente, complice il blocco anticiclonico sul Nord Europa, di ritorno verso ovest con un lento movimento retrogrado fino a investire nuovamente l’Italia dove ha causato le criticità fra Emilia Romagna e Marche, dopo aver dato luogo a grossi problemi anche in alcuni paesi balcanici. Una volta ristabilita la circolazione zonale (quella normale da ovest), nell’ultima parte del mese il clima si è fatto più mite con anche un picco di caldo dovuto alla temporanea risalita di aria subtropicale.

Nel complesso, la temperatura media ha risentito di queste ampie variazioni, ma con una preponderanza dei periodi sopra la media: infatti, il risultato finale è stato uno scarto non particolarmente vistoso, ma positivo e pari a +0.7°C che fa scendere leggermente l’abnorme anomalia da inizio anno a +1.5°C, valore che resta comunque saldamente al 1° posto a mezzo grado oltre il record annuale, ad appena tre mesi dalla fine dell’anno.

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Trasporti green in europa: Roma si classifica al 13° posto ma la sfida sostenibile è solo all’inizio https://www.iconameteo.it/primo-piano/trasporti-green-in-europa-roma-si-classifica-al-13-posto-ma-la-sfida-sostenibile-e-solo-allinizio/ Wed, 09 Oct 2024 14:23:36 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78758 RomaI trasporti, sia per persone che per merci, sono una delle principali fonti di inquinamento, responsabili di circa il 72% delle emissioni di CO2 in Europa. Tra questi, il settore automobilistico incide per il 60%, secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. Ridurre drasticamente queste emissioni è essenziale per centrare l’obiettivo del “net zero” entro …

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I trasporti, sia per persone che per merci, sono una delle principali fonti di inquinamento, responsabili di circa il 72% delle emissioni di CO2 in Europa. Tra questi, il settore automobilistico incide per il 60%, secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. Ridurre drasticamente queste emissioni è essenziale per centrare l’obiettivo del “net zero” entro il 2050, con un taglio del 90%. Ma già entro il 2030, l’Unione Europea impone una riduzione del 55% delle emissioni delle auto. Non tutti i Paesi europei, però, viaggiano alla stessa velocità.

La lotta all’inquinamento nelle città europee

Un recente studio, realizzato in vista dello Smart City Expo World Congress di Barcellona (5-7 novembre 2024), ha analizzato i trasporti eco-sostenibili nelle principali città europee, stilando una classifica delle migliori. Sono stati considerati parametri come il numero di veicoli elettrici, stazioni di ricarica, bus elettrici e la presenza di piste ciclabili. Anche l’inquinamento ambientale è stato un fattore determinante. Roma, pur rimanendo fuori dalla top 10, si posiziona al 13° posto, preceduta da città come Madrid e Dublino.

Roma: vicina alla top 10, ma penalizzata dall’inquinamento

Roma si piazza al 13° posto nella classifica, con 10.000 auto elettriche, 842 stazioni di ricarica e 400 autobus elettrici. La capitale italiana dispone di una rete ciclabile di 300 km, ma l’elevato indice di inquinamento la esclude dalle prime posizioni.

Ecco la top ten delle città più green in Europa

  1. Londra: Oltre 80.000 veicoli elettrici e 11.000 stazioni di ricarica. La città vanta 1.397 autobus elettrici e l’obiettivo di una flotta a zero emissioni entro il 2034.
  2. Amsterdam: Con più biciclette che auto (15.000 elettriche), Amsterdam dispone di 13.000 colonnine di ricarica e 800 km di piste ciclabili.
  3. Vienna: 18.000 veicoli elettrici e una rete di trasporti pubblici composta da tram, metropolitane e 150 autobus elettrici. La città ha anche 1.300 km di piste ciclabili.
  4. Berlino: 30.000 auto elettriche e 3.800 stazioni di ricarica, con 230 autobus elettrici e 1.000 km di piste ciclabili.
  5. Helsinki: Il più alto numero di piste ciclabili pro capite in Europa, con 25.000 veicoli elettrici e 450 autobus elettrici.
  6. Parigi: Offre 500 autobus elettrici e oltre 20.000 auto elettriche, con un sistema di noleggio bici ben sviluppato.
  7. Oslo: Eccelle con 95.466 auto elettriche, superando quelle a combustione. Ha 150 autobus elettrici e mira a zero emissioni.
  8. Andorra: Con 100 auto elettriche e 10 autobus elettrici, si distingue per i suoi bassi livelli di inquinamento.
  9. Bruxelles: Conta 14.000 veicoli elettrici e 75 autobus elettrici, sostenuti da 650 km di piste ciclabili.
  10. Lussemburgo: Piccola ma efficiente, ha 10.000 veicoli elettrici e 500 km di rete ciclabile, con solo 30 autobus elettrici.

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Antartide: il cambiamento climatico trasforma il continente di ghiaccio https://www.iconameteo.it/news/antartide-il-cambiamento-climatico-trasforma-il-continente-di-ghiaccio/ Wed, 09 Oct 2024 10:32:28 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78740 Un segnale tangibile del cambiamento climatico sta emergendo nelle regioni più remote del pianeta: l’Antartide, tradizionalmente nota per i suoi ghiacci eterni, si sta rapidamente tingendo di verde. Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience e condotto da ricercatori delle Università di Exeter e Hertfordshire e del British Antarctic Survey, il riscaldamento globale …

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Un segnale tangibile del cambiamento climatico sta emergendo nelle regioni più remote del pianeta: l’Antartide, tradizionalmente nota per i suoi ghiacci eterni, si sta rapidamente tingendo di verde. Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience e condotto da ricercatori delle Università di Exeter e Hertfordshire e del British Antarctic Survey, il riscaldamento globale sta modificando il paesaggio dell’Antartide a un ritmo impressionante.

Un ecosistema in trasformazione

Utilizzando immagini satellitari, gli scienziati hanno osservato un aumento significativo della vegetazione sulla Penisola Antartica, una delle regioni più colpite dal cambiamento climatico. Quest’area si sta riscaldando a una velocità superiore alla media globale, favorendo la crescita di muschi e altre piante. Lo studio ha rilevato un incremento della copertura vegetale: da meno di 1 km² nel 1986 a quasi 10 km² nel 2021, con un’accelerazione preoccupante negli ultimi anni.

Thomas Roland, esperto di scienze ambientali presso l’Università di Exeter e co-autore dello studio, ha dichiarato: “Questi risultati confermano l’impatto del cambiamento climatico antropogenico, che sta colpendo anche le regioni più inospitali del pianeta”. L’inverdimento della Penisola Antartica, visibile perfino dalle immagini satellitari, è una testimonianza diretta di questo fenomeno.(per visionare lo studio in questione, cliccare a questo link).

La Penisola Antartica: da bianca a verde

Sebbene la Penisola resti per lo più coperta da neve e ghiaccio, le aree verdi stanno aumentando in modo esponenziale. Dal 2016 al 2021, la vegetazione è cresciuta del 30%, e le temperature in costante aumento accelerano il processo. Durante l’estate antartica del 2022, si sono registrati aumenti termici fino a 10°C sopra la media, con punte record di 20°C superiori alla norma in alcune aree. Queste temperature estreme stanno trasformando uno dei luoghi più inospitali del pianeta in un paesaggio sempre più accessibile alle piante.

Nuove minacce per la fauna locale

Gli scienziati avvertono che il riscaldamento dell’Antartide potrebbe rendere la regione più ospitale per specie invasive, mettendo a rischio la fauna autoctona. Semi e spore possono arrivare in Antartide attraverso diverse vie: flussi migratori di uccelli, vento e persino il passaggio di turisti e ricercatori. La diffusione di specie estranee potrebbe destabilizzare l’ecosistema locale, portando a estinzioni di specie endemiche.

Un altro effetto preoccupante è che l’aumento della vegetazione potrebbe alterare il modo in cui l’Antartide riflette la luce solare. Le superfici verdi, infatti, assorbono più calore rispetto al ghiaccio e alla neve, contribuendo ulteriormente al riscaldamento locale e accelerando la crescita delle piante.

Le prospettive future: cosa aspettarsi

Il fenomeno dell’inverdimento è ancora limitato alla Penisola Antartica, ma la sua crescita esponenziale preoccupa la comunità scientifica. Gli esperti temono che la trasformazione del paesaggio possa diventare irreversibile, con ripercussioni sull’intero ecosistema polare. Il prossimo passo degli scienziati sarà studiare come le piante stanno colonizzando le terre emerse dai ghiacciai in ritirata, un fenomeno che potrebbe fornire ulteriori indizi su come l’Antartide continuerà a cambiare.

L’impatto globale del cambiamento climatico

L’inverdimento dell’Antartide non è un caso isolato. Studi recenti, come quello condotto da Michael Litzow presso la NOAA, hanno dimostrato che il riscaldamento globale sta modificando anche altri ecosistemi polari, come nel caso del drammatico declino dei granchi delle nevi nel Mare di Bering. Questi segnali sono una chiara indicazione dell’urgenza di affrontare il cambiamento climatico in modo concreto.

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Settembre 2024: Caldo da Record! Il Pianeta Vicino al Punto di Non Ritorno https://www.iconameteo.it/primo-piano/settembre-2024-caldo-da-record-il-pianeta-vicino-al-punto-di-non-ritorno/ Wed, 09 Oct 2024 10:31:43 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78745 Secondo i dati di , settembre 2024 ha visto una temperatura media globale dell’aria superficiale di 16,17°C, ben 0,73°C al di sopra della media 1991-2020. Questo lo rende il secondo settembre più caldo mai registrato, subito dopo settembre 2023. Inoltre, l’anomalia della temperatura per questo mese è stata di 1,54°C al di sopra dei livelli …

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Secondo i dati di , settembre 2024 ha visto una temperatura media globale dell’aria superficiale di 16,17°C, ben 0,73°C al di sopra della media 1991-2020. Questo lo rende il secondo settembre più caldo mai registrato, subito dopo settembre 2023. Inoltre, l’anomalia della temperatura per questo mese è stata di 1,54°C al di sopra dei livelli preindustriali, evidenziando una tendenza che vede 14 mesi su 15 superare la soglia critica di 1,5°C.

Il 2024 sarà l’anno più caldo di sempre?
Il report di Copernicus indica che la temperatura media globale degli ultimi 12 mesi (ottobre 2023 – settembre 2024) è la seconda più alta mai registrata, con un aumento di 0,74°C rispetto alla media 1991-2020, equivalente a 1,62°C sopra i livelli preindustriali. Per evitare che il 2024 diventi l’anno più caldo di sempre, l’anomalia termica dei restanti mesi dovrebbe diminuire di oltre 0,4°C, un fatto mai accaduto nei dati ERA5. Questo rende quasi certo che il 2024 sarà l’anno più caldo della storia.

Settembre 2024: Europa divisa tra caldo e piogge
A livello europeo, le temperature sono state significativamente superiori alla media nell’Europa orientale e nord-orientale, mentre nell’Europa occidentale, incluse Francia, Spagna e Islanda, sono state leggermente al di sotto della media. Il continente ha anche visto eventi di precipitazioni estreme, come la tempesta Boris, che ha causato alluvioni in Europa centrale e orientale, mentre le aree più secche, come la penisola iberica, hanno sofferto di gravi incendi.

Samantha Burgess, vicedirettore del Copernicus Climate Change Service Service, ha affermato che “le precipitazioni estreme sono aggravate dal riscaldamento globale, e più aumentano le temperature, maggiore sarà il rischio di eventi meteorologici catastrofici”.

L’incremento delle temperature globali non è solo un dato climatico, ma rappresenta una grave minaccia per ecosistemi e popolazioni umane. Piogge torrenziali e ondate di calore estremo diventano sempre più frequenti, aumentando il rischio di danni a infrastrutture, vite umane e agricoltura. La transizione verso un futuro a emissioni zero diventa sempre più urgente per mitigare questi rischi.

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Uragano Milton in arrivo: la Florida si prepara a un impatto catastrofico https://www.iconameteo.it/primo-piano/uragano-milton-in-arrivo-la-florida-si-prepara-a-un-impatto-catastrofico/ Tue, 08 Oct 2024 16:00:40 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78732 L’uragano Milton si sta rapidamente trasformando in una minaccia devastante per la Florida, dopo aver fatto il suo debutto come undicesima tempesta tropicale dell’anno. A sole due settimane dal passaggio dell’uragano Helene, che ha causato oltre 200 vittime e ingenti danni, la costa occidentale della Florida è in allerta per un nuovo, potente uragano. Milton …

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L’uragano Milton si sta rapidamente trasformando in una minaccia devastante per la Florida, dopo aver fatto il suo debutto come undicesima tempesta tropicale dell’anno. A sole due settimane dal passaggio dell’uragano Helene, che ha causato oltre 200 vittime e ingenti danni, la costa occidentale della Florida è in allerta per un nuovo, potente uragano. Milton ha raggiunto la categoria 5 in un tempo record e si prevede che tocchi terra mercoledì sera, indebolendosi leggermente (categoria 3) ma mantenendo comunque un’intensità capace di causare gravi distruzioni.

Milton: Venti distruttivi e mareggiate senza precedenti

Secondo le ultime informazioni del National Hurricane Center, Milton si sposterà appena a nord della penisola dello Yucatan oggi (martedì 8 ottobre) e si avvicinerà alla costa della Florida domani, mercoledì 9, toccando terra nella densamente popolata area di Tampa Bay. I meteorologi avvertono che si prevede una mareggiata record di 2,4-3,6 metri nella baia, un livello mai registrato prima nella regione, e quasi il doppio di quanto osservato durante il passaggio di Helene. Le inondazioni diffuse sono previste, con accumuli di pioggia che andranno dai 130 ai 250 mm per la Florida continentale e le Keys, con picchi fino a 380 mm in alcune zone.

La Tampa Bay, con oltre 3,3 milioni di abitanti, è particolarmente vulnerabile e si stanno attuando misure di evacuazione per i residenti nelle aree costiere.

Intensificazione esplosiva: Milton entra nella storia

Milton ha guadagnato il soprannome di “mostro” grazie alla sua rapida intensificazione. In meno di 24 ore, è diventata una delle tempeste più forti mai registrate nel Golfo del Messico. Solo due uragani nella storia dell’Atlantico, Wilma (2005) e Felix (2007), si sono rafforzati più velocemente. Wilma ha visto i suoi venti sostenuti aumentare di 170 km/h in un solo giorno, mentre Felix ha guadagnato 160 km/h.

Milton è ora la tredicesima tempesta nominata della stagione e la settima a intensificarsi rapidamente nel bacino atlantico.

Ultimi aggiornamenti: cosa aspettarsi nei prossimi giorni?

Le ultime previsioni indicano che, mentre Milton si avvicina alla Florida, ci saranno importanti cambiamenti nelle condizioni meteorologiche. Oggi, si prevede che Milton tocchi terra con venti sostenuti di circa 205 km/h, portando con sé piogge torrenziali e mareggiate che potrebbero allagare vaste aree. Le autorità locali hanno emesso ordini di evacuazione per diverse aree costiere e sono state attivate misure di emergenza in preparazione all’impatto.

Le famiglie sono incoraggiate a seguire attentamente gli aggiornamenti meteorologici e a rispettare le istruzioni delle autorità locali. Gli scienziati continueranno a monitorare la tempesta nei prossimi giorni, dato che Milton potrebbe rimanere un fattore di rischio mentre attraversa la Florida e si dirige verso l’Oceano Atlantico.

Con la minaccia dell’uragano Milton, la Florida si prepara ad affrontare condizioni meteorologiche estreme. Le mareggiate record, le forti piogge e il potenziale per inondazioni catastrofiche pongono gravi rischi per la sicurezza pubblica.

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L’uragano Kirk si dirige verso l’Europa: l’Italia è in allerta? https://www.iconameteo.it/primo-piano/luragano-kirk-si-dirige-verso-leuropa-litalia-e-in-allerta/ Tue, 08 Oct 2024 14:22:37 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78729 L’uragano Kirk, formatosi lunedì come undicesima tempesta tropicale atlantica della stagione, ha rapidamente scalato le categorie fino a diventare un pericoloso uragano di categoria 4 nel fine settimana. Dopo aver mostrato i primi segnali di cedimento, Kirk ha iniziato il suo viaggio verso nordest, dirigendosi verso l’Europa. Le previsioni indicano che l’uragano, ora in fase …

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L’uragano Kirk, formatosi lunedì come undicesima tempesta tropicale atlantica della stagione, ha rapidamente scalato le categorie fino a diventare un pericoloso uragano di categoria 4 nel fine settimana. Dopo aver mostrato i primi segnali di cedimento, Kirk ha iniziato il suo viaggio verso nordest, dirigendosi verso l’Europa. Le previsioni indicano che l’uragano, ora in fase di indebolimento, perderà progressivamente forza e, nelle prossime ore, si trasformerà in un ciclone extratropicale.

Kirk si trasforma in ciclone e raggiunge l’Europa
Secondo il National Hurricane Center della NOAA, il ciclone tropicale continuerà a spostarsi verso l’Europa, interagendo con i sistemi extratropicali e perdendo le caratteristiche di uragano. L’arrivo a nord delle Azzorre è previsto tra lunedì notte e martedì mattina, quando Kirk sarà già diventato un ciclone extratropicale. Successivamente, il ciclone raggiungerà la Spagna, inglobando un vortice tra Francia e Inghilterra. A metà settimana, l’ex-uragano interesserà gran parte dell’Europa occidentale, comportandosi come una normale tempesta atlantica.

Gli effetti in Italia: venti forti e piogge localizzate
Anche l’Italia sarà toccata dal passaggio di Kirk, seppur marginalmente. Le aree più esposte saranno le regioni settentrionali e centrali, dove si potranno verificare forti venti e piogge locali. Altre regioni, come Liguria e Toscana, potrebbero essere interessate da fenomeni più intensi, con raffiche di vento e precipitazioni concentrate soprattutto tra mercoledì e giovedì. Tuttavia, non si prevedono impatti significativi sul resto del Paese.

Previsioni meteo: le regioni più colpite
Il passaggio di Kirk sull’Europa porterà piogge e venti in alcune zone dell’Italia. Le regioni settentrionali, come Lombardia e Piemonte, potrebbero sperimentare raffiche di vento più intense, mentre le coste tirreniche, come Liguria e Toscana, potrebbero essere soggette a piogge locali, soprattutto tra mercoledì e giovedì. Le regioni centrali come Umbria e Marche vedranno fenomeni meteorologici più leggeri, con un calo delle temperature e venti moderati.

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2023: l’anno più secco per i fiumi a livello globale in tre decenni https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/2023-lanno-piu-secco-per-i-fiumi-a-livello-globale-in-tre-decenni/ Tue, 08 Oct 2024 13:20:17 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78727 fiumi-sempre-piu-caldiIl 2023 si è rivelato l’anno più secco degli ultimi trent’anni per i fiumi di tutto il mondo, secondo un nuovo rapporto coordinato dall’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (OMM). Lo studio segnala cambiamenti allarmanti nella disponibilità di risorse idriche in un contesto di domanda crescente, mettendo a rischio le comunità, l’agricoltura e gli ecosistemi. Fiumi e …

© Icona Meteo - Il presente contenuto è riproducibile solo in parte, non integralmente, inserendo la citazione della fonte (Icona Meteo) e il link al contenuto originale (2023: l’anno più secco per i fiumi a livello globale in tre decenni)

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Il 2023 si è rivelato l’anno più secco degli ultimi trent’anni per i fiumi di tutto il mondo, secondo un nuovo rapporto coordinato dall’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (OMM). Lo studio segnala cambiamenti allarmanti nella disponibilità di risorse idriche in un contesto di domanda crescente, mettendo a rischio le comunità, l’agricoltura e gli ecosistemi.

Fiumi e risorse idriche globali

Negli ultimi cinque anni, le condizioni idriche hanno mostrato anomalie diffuse a livello globale, con un andamento particolarmente preoccupante per i fiumi e i bacini idrici. La carenza d’acqua sta creando stress sulle riserve idriche, rendendo sempre più difficile il sostentamento delle comunità e la coltivazione agricola. Il rapporto evidenzia che il 2023 ha segnato il secondo anno consecutivo in cui tutte le regioni dotate di ghiacciai hanno segnalato una significativa perdita di massa, un segnale allarmante per il futuro delle risorse idriche.

Eventi estremi e impatti climatici

L’anno 2023 si distingue anche per essere il più caldo mai registrato, con temperature elevate e condizioni di siccità che hanno contribuito a prolungati periodi di aridità. Tuttavia, non sono mancati eventi di inondazione in diverse parti del mondo. L’alternanza tra fenomeni naturali come La Niña e El Niño ha amplificato questi eventi estremi. In particolare, l’Africa è stata colpita duramente, come evidenziato dalla tragica alluvione in Libia che ha causato oltre 11.000 vittime.

Punti salienti del rapporto

Il rapporto sullo stato delle risorse idriche globali, giunto al suo terzo anno e considerato il più completo fino ad oggi, ha fornito nuove informazioni sui volumi dei laghi e dei bacini idrici, sull’umidità del suolo e sull’equivalente in acqua della neve. Ecco alcuni dei principali risultati:

  • Portata dei fiumi: Oltre il 50% delle aree di raccolta globali ha mostrato condizioni idriche anomale, con gravi siccità registrate in tutto il continente americano. Bacini come il Mississippi e l’Amazzonia hanno raggiunto livelli record di acque basse.
  • Bacini e laghi: Gli afflussi nei bacini hanno seguito tendenze simili a quelle della portata dei fiumi, con condizioni inferiori alla norma in diverse regioni tra cui l’India e l’America centrale.
  • Livelli delle falde acquifere: Mentre in alcune aree come Sudafrica e Irlanda si sono registrati livelli superiori alla norma, altre regioni, come il Cile e la Giordania, hanno sofferto di impoverimento delle falde acquifere dovuto a un’eccessiva estrazione.
  • Umidità del suolo: La maggior parte delle terre a livello globale ha mostrato livelli di umidità inferiori alla norma, in particolare in Nord America e Nord Africa. Contrariamente, alcune zone, come l’Alaska e il Canada nordorientale, hanno visto umidità del suolo molto superiore alla norma.
  • Ghiacciai: I ghiacciai hanno subito una perdita senza precedenti, con oltre 600 gigatonnellate di acqua scomparsa, principalmente a causa dello scioglimento in America settentrionale e nelle Alpi europee. La copertura nevosa nell’emisfero settentrionale ha raggiunto i livelli più bassi mai registrati, evidenziando ulteriormente l’impatto dei cambiamenti climatici.

Il rapporto mette in luce l’urgenza di affrontare i cambiamenti climatici e le loro conseguenze sulle risorse idriche. È fondamentale aumentare la consapevolezza e attuare misure per garantire un uso sostenibile delle risorse idriche, fondamentali per il sostentamento delle popolazioni e degli ecosistemi in tutto il mondo.

© Icona Meteo - Il presente contenuto è riproducibile solo in parte, non integralmente, inserendo la citazione della fonte (Icona Meteo) e il link al contenuto originale (2023: l’anno più secco per i fiumi a livello globale in tre decenni)

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Alaska: il surriscaldamento marino minaccia l’ecosistema artico https://www.iconameteo.it/primo-piano/alaska-il-surriscaldamento-marino-minaccia-lecosistema-artico/ Tue, 08 Oct 2024 13:11:07 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78723 I ghiacciai in AlaskaNel 2022, miliardi di granchi delle nevi sono scomparsi dal Mare di Bering, suscitando grande preoccupazione tra scienziati e pescatori in Alaska. Contrariamente a quanto si potesse pensare, la causa di questa drammatica diminuzione non è attribuibile alla pesca eccessiva, ma al riscaldamento delle acque, che ha accelerato il metabolismo dei granchi, portandoli a una …

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Nel 2022, miliardi di granchi delle nevi sono scomparsi dal Mare di Bering, suscitando grande preoccupazione tra scienziati e pescatori in Alaska. Contrariamente a quanto si potesse pensare, la causa di questa drammatica diminuzione non è attribuibile alla pesca eccessiva, ma al riscaldamento delle acque, che ha accelerato il metabolismo dei granchi, portandoli a una crisi alimentare. Lo studio condotto dalla NOAA, guidato da Michael Litzow, ha rivelato che il Mare di Bering sta diventando sempre meno artico, con condizioni più calde e prive di ghiaccio che ora sono 200 volte più probabili rispetto al passato, minacciando l’intero ecosistema marino.

Impatto devastante sull’industria della pesca

I granchi delle nevi, che prosperano in acque sotto i 2°C, sono stati gravemente colpiti da un’ondata di calore marino tra il 2018 e il 2019. Questo evento ha spinto il loro metabolismo al limite, senza fornire loro sufficiente cibo per sopravvivere. Le conseguenze sono state disastrose per l’industria della pesca in Alaska, che rappresenta una delle colonne portanti dell’economia locale, con un valore annuale che può raggiungere i 227 milioni di dollari. Litzow avverte che il settore dovrà adattarsi rapidamente a queste nuove condizioni climatiche per garantire la sostenibilità della pesca.

Nuove specie marine in competizione

Il riscaldamento marino non ha solo ridotto drasticamente la popolazione dei granchi delle nevi, ma ha anche aperto la strada a nuove specie marine, come il merluzzo del Pacifico. Durante l’ondata di calore, queste nuove specie hanno invaso le acque tradizionalmente fredde dei granchi, aumentando la competizione per le risorse alimentari e accelerando il declino della popolazione di granchi.

Il cambiamento climatico in atto

Le trasformazioni climatiche stanno portando a cambiamenti significativi negli ecosistemi artici, con effetti che superano le sole dinamiche della pesca. La regione artica si sta riscaldando quattro volte più rapidamente rispetto al resto del mondo, e il Mare di Bering si presenta come un campanello d’allarme per le future sfide ambientali. Gli scienziati sono attivamente impegnati nel migliorare il monitoraggio e la risposta a questi cambiamenti, impiegando tecnologie avanzate come droni e intelligenza artificiale.

Una crisi che richiede attenzione

Il drastico cambiamento in corso richiede una maggiore attenzione e consapevolezza. Gli impatti del cambiamento climatico stanno mettendo a rischio i mezzi di sussistenza di intere comunità che dipendono da questi ecosistemi, rendendo il futuro incerto non solo per molte specie marine, ma anche per le persone che si affidano a esse.

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Forte maltempo in arrivo: Liguria e Lombardia sotto allerta rossa fino a martedì 8 https://www.iconameteo.it/primo-piano/forte-maltempo-in-arrivo-liguria-e-lombardia-sotto-allerta-rossa-fino-a-martedi-8/ Tue, 08 Oct 2024 09:57:03 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78719 maltempo lombardiaUna perturbazione intensa ha investito l’Italia, portando piogge battenti e condizioni climatiche avverse, con particolare focus sulla Liguria e la Lombardia, dove è stata emessa un’allerta meteo rossa dalla Protezione Civile. Maltempo estremo: rischio nubifragi e criticità idro-geologiche Nella Liguria, le precipitazioni sono state straordinarie: dalla mezzanotte fino alle 10 del mattino, sono stati registrati …

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Una perturbazione intensa ha investito l’Italia, portando piogge battenti e condizioni climatiche avverse, con particolare focus sulla Liguria e la Lombardia, dove è stata emessa un’allerta meteo rossa dalla Protezione Civile.

Maltempo estremo: rischio nubifragi e criticità idro-geologiche

Nella Liguria, le precipitazioni sono state straordinarie: dalla mezzanotte fino alle 10 del mattino, sono stati registrati oltre 200 litri di pioggia per metro quadro, causando allagamenti e un preoccupante aumento del livello dei fiumi Stura e Orba. La perturbazione si sta spostando verso est e porterà piogge intense e persistenti su gran parte del Nord Italia, nonché sulle regioni centrali tirreniche. Gli accumuli più significativi sono previsti in Liguria, sull’Appennino tosco-emiliano, e nelle Alpi e Prealpi centro-orientali.

allerta meteo

Il maltempo sarà ulteriormente amplificato da un rinforzo del vento, con raffiche meridionali che in Liguria potrebbero raggiungere i 70-100 km/h, rendendo le condizioni meteorologiche ancora più critiche. In aggiunta, la ventilazione meridionale porterà a un’impennata delle temperature nelle regioni centro-meridionali, con punte che potrebbero sfiorare i 30 gradi.

A Venezia, è attesa un’acqua alta, con un picco di marea che potrebbe raggiungere i 110 cm in mare, riducendosi a 90 cm in città grazie all’attivazione del sistema MOSE.

Previsioni meteo: nuovi fenomeni di maltempo in arrivo

Il maltempo non accennerà a placarsi nel corso della settimana. Dopo una parziale tregua mercoledì, una nuova perturbazione, legata all’ex uragano Kirk, si prepara a colpire principalmente Francia e Europa centro-settentrionale.

Già da giovedì 10, si prevede il ritorno di piogge diffuse su gran parte del Paese. La situazione sarà monitorata con attenzione, poiché le nuove precipitazioni potrebbero colpire aree già duramente provate dalla perturbazione in corso. Secondo le attuali proiezioni, le piogge potrebbero risultare localmente intense, soprattutto tra Lombardia, Liguria e Triveneto.

È fondamentale seguire gli aggiornamenti meteorologici per restare informati su una situazione in continua evoluzione e potenzialmente pericolosa.

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L’uragano Milton si trasforma in un ‘mostro’ in 24 ore: la Florida in stato d’allerta https://www.iconameteo.it/news/notizie-mondo/luragano-milton-si-trasforma-in-un-mostro-in-24-ore-la-florida-in-stato-dallerta/ Tue, 08 Oct 2024 09:44:32 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78715 L’uragano Milton si dirige verso la Florida, a sole due settimane dal passaggio dell’uragano Helene, che ha causato oltre 200 morti e danni catastrofici. La costa occidentale della Florida è in preallerta per il potente uragano, che ha raggiunto la categoria 5 con una velocità sorprendente. Le previsioni indicano che Milton dovrebbe approdare in Florida …

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L’uragano Milton si dirige verso la Florida, a sole due settimane dal passaggio dell’uragano Helene, che ha causato oltre 200 morti e danni catastrofici. La costa occidentale della Florida è in preallerta per il potente uragano, che ha raggiunto la categoria 5 con una velocità sorprendente. Le previsioni indicano che Milton dovrebbe approdare in Florida mercoledì sera come uragano di categoria 3, ma con un’intensità sufficiente a provocare ulteriori devastazioni.

Con venti massimi sostenuti di almeno 250 km/h, Milton si presenta come un vero ‘mostro’. L’ultimo aggiornamento del National Hurricane Center rivela che il centro della tempesta si sposterà a nord della penisola dello Yucatan oggi, per poi avvicinarsi alla costa occidentale della Florida domani, toccando terra nell’area densamente popolata di Tampa Bay. Sebbene si preveda un leggero indebolimento prima dell’impatto, Milton potrebbe mantenere la sua forza mentre attraversa la Florida centrale e si dirige verso l’Oceano Atlantico.

Uragano Delta

I meteorologi avvertono della possibilità di una mareggiata di 2,4-3,6 metri nella baia di Tampa, un livello senza precedenti per la regione e quasi il doppio di quello registrato durante l’uragano Helene. La tempesta potrebbe anche portare a inondazioni diffuse, con previsioni di pioggia variabile tra 130 e 250 mm per la Florida continentale e le Keys, e fino a 380 mm in alcune località. L’area metropolitana di Tampa conta oltre 3,3 milioni di abitanti.

L’intensificazione estremamente rapida di Milton e i precedenti storici

Milton ha mostrato una rapidità di intensificazione senza pari nel Golfo del Messico, ma eventi simili non sono rari nell’Atlantico. Solo due uragani, Wilma nel 2005 e Felix nel 2007, hanno registrato un rafforzamento più rapido di Milton in 24 ore. Wilma detiene il record dal 1982, con un aumento di 170 km/h mentre si muoveva nel Mar dei Caraibi, mentre Felix nel 2007 si intensificò di 160 km/h.

L’uragano Milton è la tredicesima tempesta nominata di questa stagione e la settima a intensificarsi rapidamente. Questo fenomeno è stato accelerato dalla temperatura della superficie del mare, riscaldata dai cambiamenti climatici. Per “intensificazione estremamente rapida” si intende un incremento dei venti massimi sostenuti di almeno 93 km/h in un periodo di 24 ore. Nel caso di Milton, l’aumento è stato di 150 km/h. Le temperature della superficie del mare nella zona di sviluppo dell’uragano sono superiori ai livelli record, e una rapida analisi di attribuzione ha mostrato che questi aumenti di temperatura sono diventati da 400 a 800 volte più probabili a causa dei cambiamenti climatici negli ultimi 14 giorni.

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Frane devastano le ville californiane: un futuro incerto https://www.iconameteo.it/primo-piano/frane-devastano-le-ville-californiane-un-futuro-incerto/ Tue, 08 Oct 2024 09:36:59 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78713 pioggeLe splendide ville affacciate sull’Oceano Pacifico, spesso immortalate in film di Hollywood e di proprietà di celebrità, stanno affrontando una crisi senza precedenti. I proprietari di queste abitazioni da milioni di dollari devono ora confrontarsi con una minaccia crescente: le frane, un fenomeno che ha inizio negli anni ’50, ma che negli ultimi anni ha …

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Le splendide ville affacciate sull’Oceano Pacifico, spesso immortalate in film di Hollywood e di proprietà di celebrità, stanno affrontando una crisi senza precedenti. I proprietari di queste abitazioni da milioni di dollari devono ora confrontarsi con una minaccia crescente: le frane, un fenomeno che ha inizio negli anni ’50, ma che negli ultimi anni ha visto un’accelerazione drammatica. Le recenti piogge e tempeste intense hanno intensificato il movimento del terreno, con conseguenze devastanti per la stabilità delle abitazioni.

Nel sud della California, molte delle ville a strapiombo ora si trovano su terreni deformati, con strade incrinate e centinaia di abitazioni senza elettricità. Il governatore della California ha dichiarato stato di emergenza in diverse aree colpite, mentre le immagini di case che si inclinano pericolosamente sulle scogliere o che sono parzialmente inghiottite dal suolo diventano sempre più comuni. Le frane non solo distruggono queste proprietà, ma mettono in pericolo le vite umane e lasciano le comunità in uno stato di apprensione per il loro futuro.

L’impatto del cambiamento climatico

Gli scienziati avvertono che la frequenza di questi eventi aumenterà a causa della crisi climatica, che si traduce in piogge più intense e tempeste più forti, rimodellando il paesaggio californiano. Le frane sono influenzate da tre fattori principali: la pendenza del terreno, il tipo di roccia e le condizioni climatiche. Secondo un esperto del Jet Propulsion Laboratory della NASA, gran parte della California si trova su un substrato di ceneri vulcaniche, che degrada in argilla espandibile e scivolosa quando è bagnata.

Le precipitazioni sono tra i principali fattori scatenanti delle frane. Quando piove, l’acqua si infiltra nel terreno, riducendo l’attrito che mantiene insieme i granelli di terra e di roccia. Questo indebolisce il suolo, facilitando i movimenti. Il cambiamento climatico altera questo equilibrio, rendendo le pendenze più instabili.

Negli ultimi due anni, i cosiddetti “fiumi atmosferici” hanno portato abbondanti piogge nello Stato. Solo lo scorso febbraio, un fiume atmosferico ha scaricato quantità record di pioggia nel sud della California, scatenando centinaia di frane e causando numerose vittime. Le immagini di ville sull’orlo di precipitare sulla spiaggia sono diventate emblematiche di questa crisi. La correlazione tra la crisi climatica e le piogge più intense è evidente: un’atmosfera più calda può trattenere più umidità, portando a precipitazioni più violente. Inoltre, le temperature oceaniche in aumento alimentano tempeste più potenti.

Le previsioni future e i fattori di rischio

Le previsioni climatiche per la California indicano un futuro in cui le piogge saranno meno frequenti ma più intense, specialmente a causa dell’intensificarsi dei fiumi atmosferici. “Negli anni più piovosi, le frane accelerano in tutto lo Stato californiano”, afferma un esperto di geoscienze.

Oltre al cambiamento climatico, altri fattori contribuiscono al rischio di frane. L’innalzamento del livello del mare e le mareggiate erodono le scogliere, mentre estati più calde e secche aumentano la probabilità di incendi boschivi, che a loro volta lasciano il terreno vulnerabile. Le frane che nel 2018 devastarono Montecito, uccidendo 23 persone, seguirono un incendio di grande portata che aveva distrutto gran parte della vegetazione.

Questo fenomeno non è esclusivo della California. In tutto il mondo, gli scienziati stanno osservando un aumento delle frane legate ai cambiamenti climatici. Eventi recenti, come il ciclone Gabrielle in Nuova Zelanda, hanno innescato oltre 140.000 frane, mentre in India, un’intensa pioggia monsonica ha causato una frana che ha ucciso almeno 150 persone.

Il ruolo del comportamento umano

Il comportamento umano gioca un ruolo significativo nell’intensificare il rischio di frane. La costruzione su pendii instabili e la deforestazione, che rimuove le radici delle piante che stabilizzano il suolo, aggravano la situazione. Tuttavia, gli esperti concordano sul fatto che “il cambiamento climatico è la chiave” di questi fenomeni.

Per i residenti delle aree colpite dalle frane in California, il futuro è incerto. In alcune zone a sud di Los Angeles, il terreno si muove a una velocità di 30 centimetri a settimana. Non è chiaro quando o se questi movimenti si stabilizzeranno, ma ciò che è certo è che il cambiamento climatico sta avendo un impatto profondo e inesorabile anche sulle lussuose ville dei milionari californiani.

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Cambiamenti climatici e sport invernali: OMM e FIS uniscono le forze https://www.iconameteo.it/primo-piano/cambiamenti-climatici-e-sport-invernali-omm-e-fis-uniscono-le-forze/ Tue, 08 Oct 2024 09:25:30 +0000 https://www.iconameteo.it/?p=78708 Monti imbiancati dalla prima neve della stagioneL’accordo, che entrerà in vigore prima dell’imminente stagione invernale 2024-2025, punta a utilizzare dati scientifici per preservare il futuro degli sport invernali e del turismo montano. La Federazione Internazionale Sci e Snowboard (FIS) e l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) hanno siglato un’alleanza strategica per accendere i riflettori sul crescente impatto dei cambiamenti climatici sugli sport invernali …

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L’accordo, che entrerà in vigore prima dell’imminente stagione invernale 2024-2025, punta a utilizzare dati scientifici per preservare il futuro degli sport invernali e del turismo montano.

La Federazione Internazionale Sci e Snowboard (FIS) e l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) hanno siglato un’alleanza strategica per accendere i riflettori sul crescente impatto dei cambiamenti climatici sugli sport invernali e sul turismo nelle regioni montane. Con un Memorandum d’intesa appena firmato, le due organizzazioni si impegnano a collaborare per sensibilizzare l’opinione pubblica e adottare misure pratiche per mitigare gli effetti delle temperature globali in aumento sulla neve e sul ghiaccio. Questa storica collaborazione segna la prima volta che l’agenzia meteorologica delle Nazioni Unite stringe un accordo con una federazione sportiva internazionale.

 

Il dibattito sull’emergenza climatica nel mondo degli sport invernali non è nuovo. Già il 12 febbraio 2023, 142 sciatori professionisti avevano indirizzato una lettera alla FIS, richiedendo azioni concrete contro il cambiamento climatico. L’iniziativa, capitanata dallo sciatore austriaco Julian Schütter, ambasciatore della campagna “Protect Our Winters”, sollecitava un intervento urgente. La scorsa stagione, la FIS ha organizzato 616 gare di Coppa del Mondo, distribuite su 166 località; ben 26 di queste sono state cancellate a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli.

“Le vacanze invernali rovinate e gli eventi sportivi annullati sono solo la punta dell’iceberg del cambiamento climatico”, ha sottolineato Celeste Saulo, Segretaria Generale dell’OMM. “Il ritiro dei ghiacciai, la diminuzione della copertura nevosa e lo scioglimento del permafrost stanno avendo effetti devastanti sugli ecosistemi, sulle comunità e sull’economia delle aree montane. Queste tendenze continueranno ad aggravarsi con conseguenze a lungo termine, a livello sia locale che globale”.

Foto: Tommaso Fimiano

Johan Eliasch, Presidente della FIS, ha espresso preoccupazione per il futuro degli sport invernali: “La crisi climatica va oltre la nostra federazione e lo sport stesso; è una sfida cruciale per l’intera umanità. Tuttavia, il cambiamento climatico rappresenta una minaccia diretta per lo sci e lo snowboard. Ignorare la scienza e i dati oggettivi sarebbe irresponsabile. Questa collaborazione con l’OMM rappresenta un’opportunità per affrontare la crisi con strumenti basati su analisi scientifiche”.

L’accordo, che sarà operativo per un periodo iniziale di cinque anni, prevede la possibilità di rinnovo automatico. Nel corso di questo periodo, le due organizzazioni collaboreranno su una vasta gamma di iniziative. L’obiettivo principale sarà mettere a disposizione degli sport sulla neve e del turismo montano il patrimonio di dati scientifici e le competenze fornite dall’OMM e dai suoi servizi meteorologici nazionali. Le prime attività congiunte sono già in programma: il 7 novembre si terrà un webinar rivolto alle 137 associazioni nazionali di sci, ai gestori delle strutture e agli organizzatori di eventi. Il focus sarà sui cambiamenti climatici e sull’impatto potenziale su neve, ghiaccio e sport invernali, con un approfondimento sugli strumenti avanzati di previsione meteorologica per ottimizzare la gestione della neve nelle stazioni sciistiche.

La Svizzera, sede sia della FIS che dell’OMM, ha recentemente sollevato la questione dello scioglimento dei ghiacciai al punto da proporre una ridefinizione dei confini alpini con l’Italia. Studi recenti rivelano che i ghiacciai alpini hanno perso circa il 60% del loro volume dal 1850, mentre dal 1970 i giorni di nevicate sotto gli 800 metri si sono dimezzati, con precipitazioni che cadono sempre più spesso sotto forma di pioggia invece che neve.

Lo scioglimento del permafrost, specialmente nelle regioni montane, artiche e subartiche, sta compromettendo la stabilità delle infrastrutture costruite su questo terreno fragile. Inoltre, l’aumento del carbonio rilasciato nell’atmosfera contribuisce ulteriormente al riscaldamento globale. Le modifiche nella copertura nevosa non influenzano soltanto il turismo invernale, ma impattano anche settori come l’energia idroelettrica e i trasporti, rendendo evidente come i cambiamenti climatici abbiano effetti profondi e ramificati sull’intero ecosistema alpino.

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