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Emissioni, 12 Paesi Ue non raggiungeranno gli obiettivi del 2030: Italia e Germania i peggiori

Le emissioni climalteranti richiedono un’azione immediata per raggiungere gli obiettivi dell’Unione Europea in materia di protezione del clima, fissati al 2030. Secondo un nuovo studio, firmato Transport&Environment, 12 Paesi dell’Ue non raggiungeranno gli obiettivi, con Italia e Germania tra i peggiori. L’analisi stabilisce infatti che i due Paesi spenderanno oltre 15 miliardi di euro per comprare i crediti di carbonio necessari a mettersi in regola.

Emissioni, 12 Paesi dell’Unione Europea non ce la faranno a raggiungere gli obiettivi fissati al 2023: Italia messa male

Lo studio di Transport&Environment, l’organizzazione ambientalista indipendente europea, ha stabilito quindi che senza un’azione immediata dodici Paesi dell’Ue non riusciranno a conseguire gli obiettivi climatici nazionali previsti dall’Effort Sharing Regulation (Esr), mentre altri sette rischiano di non raggiungere la piena conformità.

Germania e Italia in termini assoluti sono i due Paesi con i risultati peggiori mentre la Francia raggiungerà l’obiettivo ma con un margine molto stretto, tanto che un qualsiasi passo indietro della politica ambientale o magari un inverno più freddo con un conseguente maggior impiego di energia rischierebbe di distruggere tutto.

Scarto sostanziale Italia e Germania: i due Paesi rischiano un grosso esborso economico

Secondo quanto stabilito dall’analisi sopracitata, Italia e Germania sono i due paesi con risultati peggiori in termini assoluti: mancheranno infatti i loro obiettivi climatici con uno scarto sostanziale (rispettivamente 7,7 e 10 punti percentuali). Conseguentemente, potrebbero consumare tutto il surplus di crediti disponibili per gli altri Paesi.

La sola Germania avrà bisogno del 70% dei crediti disponibili e questo vorrebbe dire che gli altri Paesi non in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030 si ritroveranno senza crediti da acquistare. Una situazione che potrebbe portare a contenziosi legali e grossi esborsi economici: sempre secondo lo studio, l’Italia potrebbe pagare 15,5 miliardi di euro ai Paesi che avranno accumulato crediti di emissione. La Germania potrebbe fare anche peggio, accumulando un debito di 16,2 miliardi.

Lo studio avverte: potrebbero non esserci crediti disponibili per i Paesi inadempienti

Dunque, i Paesi non in linea con gli obiettivi climatici di riduzione delle emissioni possono acquistare i crediti da quelli che li raggiungono e il prezzo viene fissato bilateralmente tra i due Paesi. Ma l’analisi di Transport&Environment avverte che potrebbero scarseggiare i crediti a disposizione poiché di questo passo i Paesi inadempienti saranno troppi. Questo potrebbe portare, entro il 2030, a un’asta al rialzo dei crediti con conseguente aumento dei prezzi.

I Paesi che secondo lo studio stanno facendo meglio in termini assoluti sono Spagna, Grecia e Polonia. La Spagna potrebbe superare di 7 punti percentuali il suo obiettivo per il 2030. Se così fosse, il governo spagnolo, scambiando i suoi crediti di emissione, riceverebbe 10 miliardi circa dai Paesi che non sono in regola. I piani presentati da Francia, Paesi Bassi e Belgio sono appena sufficienti per raggiungere il loro obiettivo, ma qualsiasi passo indietro rischierebbe di far arretrare anche questi tre paesi tra quelli inadempienti.

Quali sono le principali modifiche che dovrebbe apportare l’Italia ai suoi piani sul taglio delle emissioni?

Secondo l’analisi di T&A, il Piano Nazionale per l’Energia e il Clima presentato dall’Italia, rispetto alla prima formulazione presentata alla Commissione, ha bisogno di radicali revisioni e soprattutto di politiche stabili per accelerare l’elettrificazione dei trasporti su strada, a partire dalle auto aziendali. Ma anche di un meccanismo di credito per l’elettricità rinnovabile nei trasporti e di un taglio radicale ai 22,5 miliardi di euro di sussidi dannosi per l’ambiente.

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