Sulla calotta glaciale della Groenlandia ora fiorisce la vita vegetale: è un problema
La Groenlandia è sempre più verde, ed è una pessima notizia. La responsabilità infatti è da attribuire alla fusione del ghiaccio, a sua volta generata dal cambiamento climatico di origine antropica. Con i ghiacci in ritirata – conferma un nuovo studio – aree sempre più vaste di quella che dovrebbe essere una calotta glaciale si stanno ricoprendo di vegetazione.
La ricerca, pubblicata a febbraio sulla rivista Scientific Reports, ha documentato il cambiamento a partire dagli anni Ottanta analizzando le registrazioni satellitari della Groenlandia, tra le regioni più colpite dai cambiamenti climatici. I risultati confermano che la perdita di ghiaccio è aumentata, lasciando rapidamente spazio a delle aree che gli scienziati descrivono come “proglaciali”, che si sviluppano con la ritirata dei ghiacci.
La copertura di ghiaccio è diminuita in modo notevole, segnalano i ricercatori dell’Università di Leeds che hanno condotto lo studio: negli ultimi tre decenni ne abbiamo persi circa 28.700 km quadrati (un’area più grande dell’intera Sicilia). La copertura totale della vegetazione, invece, è più che raddoppiata, e quella delle zone umide è addirittura quadruplicata.
Dagli anni Settanta, la regione si è riscaldata al doppio del tasso medio globale. In Groenlandia, le temperature medie annuali dell’aria tra il 2007 e il 2012 sono state di 3°C più calde rispetto alla media del periodo 1979-2000. Secondo gli scienziati, a influire sul cambiamento della copertura del suolo è soprattutto l’aumento dei giorni con temperature superiori allo zero, e in particolare quelli al di sopra dei 6°C, tra gli anni ’80 e oggi.
Preoccupano le conseguenze
«Questi cambiamenti nella copertura del suolo – avvertono i ricercatori – rappresentano un’attività geomorfologica locale rapida e intensa che ha profonde conseguenze sull’albedo della superficie terrestre (ovvero la sua capacità di riflettere la luce, ndr), sulle emissioni di gas serra, sulla stabilità del paesaggio, sul trasporto di sedimenti e sui processi biogeochimici».
La perdita di massa di ghiaccio in Groenlandia contribuisce in modo sostanziale all’innalzamento globale del livello del mare, una tendenza che pone sfide significative sia ora che in futuro.
L’aumento vertiginoso delle zone umide in tutta la Groenlandia, inoltre, desta preoccupazione per le emissioni di metano. Si aggrava anche il disgelo del permafrost, con la conseguente liberazione dei gas serra che erano stati immagazzinati nei suoli artici.
«Abbiamo visto segnali che la perdita di ghiaccio sta innescando altre reazioni che si tradurranno in un’ulteriore perdita di ghiaccio e in un ulteriore “rinverdimento” della Groenlandia, dove il ghiaccio che si restringe espone la roccia nuda che viene poi colonizzata dalla tundra e infine dagli arbusti», ha dichiarato Jonathan Carrivick, uno degli autori dello studio.
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