Elezioni europee, clima in bilico: la svolta a destra può avere serie conseguenze sul nostro futuro
Il 9 giugno 2024 le elezioni europee ci chiameranno a decidere chi guiderà l’Unione nei prossimi anni, e la brusca svolta a destra che si profila secondo gli attuali sondaggi potrà avere conseguenze enormi su numerosi aspetti, dalle politiche estere a quelle economiche, passando anche per il clima. Secondo il nuovo rapporto del think tank del Consiglio europeo per le relazioni estere (ECFR) sarebbero proprio le politiche ambientali e climatiche a subire le implicazioni più significative della nuova formazione.
Elezioni europee, come potrebbe cambiare il Parlamento?
Secondo il modello elaborato dal think tank dell’ECFR, le prossime elezioni europee dovrebbero segnare una vittoria decisiva soprattutto per la destra populista: «il principale vincitore sarà il gruppo di destra radicale Identità e Democrazia (ID), che prevediamo otterrà 40 seggi e, con quasi 100 deputati, emergerà come il terzo gruppo più grande nel nuovo parlamento».
I risultati mostrano inoltre che i due principali gruppi politici nel parlamento – il Partito Popolare Europeo (PPE) e l’Alleanza progressista di socialisti e democratici (S&D) – probabilmente continueranno a perdere seggi (ne avevano già persi diversi nelle ultime due elezioni). Questo riflette il declino a lungo termine del sostegno ai partiti tradizionali – osservano i ricercatori – e il crescente sostegno ai partiti estremisti e minori in tutta Europa.
Ciononostante, il gruppo del Partito Popolare Europeo – europeisti di centrodestra – dovrebbe restare il più numeroso nel Parlamento, conservando quindi la maggior parte del potere nel definire l’agenda.
Alla guida dell’Europa una coalizione di “azione anti-climatica”
La maggioranza che al momento si profila vincente dopo le elezioni europee potrebbe influenzare in modo decisivo le politiche relative alle libertà civili, alla giustizia, agli affari interni e alle politiche estere. Ma le maggiori implicazioni, secondo i ricercatori, riguarderanno probabilmente il clima e l’ambiente.
«Il significativo spostamento a destra nel nuovo parlamento significherà che probabilmente dominerà una coalizione di “azione politica anti-climatica”», si legge nel rapporto. Che avverte: «Ciò comprometterebbe in modo significativo il quadro del Green Deal dell’Unione Europea e l’adozione e l’applicazione di politiche comuni per raggiungere gli obiettivi net zero dell’UE».
Nell’attuale Parlamento europeo, sulle questioni di politica ambientale tende ad avere la meglio una coalizione di centrosinistra – composta da Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, Renew Europe, Verdi/Alleanza Libera Europea e Sinistra -, che tuttavia ha ottenuto la maggioranza con margini molto risicati. Con la crescita della destra e dei partiti populisti antieuropeisti a cui andiamo probabilmente incontro, le cose sembrano destinate a cambiare.
Per rendere bene l’idea di cosa potrebbe aspettarci, i ricercatori del think tank propongono un’analisi del voto chiave sulla legge per il ripristino della natura, che ha avuto il via libera nel luglio 2023, ipotizzando cosa sarebbe successo se la decisione fosse stata presa dopo le elezioni europee.
La legge obbliga gli Stati membri a ripristinare almeno il 20% delle terre e dei mari dell’UE entro il 2030, con obiettivi vincolanti di ripristinare almeno il 30% degli habitat degradati che poi saliranno al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.
Il voto chiave si è svolto il 12 luglio su una mozione del PPE volta a respingere completamente la proposta della Commissione. Il tentativo di bocciatura è fallito per appena 12 voti (312 favorevoli, 324 contrari), e il Parlamento ha poi accolto la proposta della Commissione, con una serie di voti contrari agli emendamenti dei gruppi di destra che annacquavano le azioni proposte.
Se l’assegnazione dei deputati fosse stata quella prevista dopo le elezioni europee di giugno, le cose sarebbero andate diversamente. Secondo le stime, i voti favorevoli al rifiuto della legge proposta sarebbero stati addirittura 72 in più di quelli contrari, e un pilastro fondamentale del Green Deal dell’UE sarebbe stato respinto.
Alle stesso modo, avvertono i ricercatori, nel prossimo futuro «l’aumento del numero di deputati a destra del PPE rischia di limitare seriamente le azioni dell’UE per affrontare la crisi climatica».
I risultati della nostra analisi dovrebbero servire da campanello d’allarme per i politici europei su ciò che è in gioco nelle elezioni del Parlamento europeo del 2024.
ECFR
È possibile consultare il rapporto, in inglese, a questo link.
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