Crisi climatica, allarme ONU: viaggiamo verso un aumento di quasi 3 gradi, dobbiamo fare di più
Siamo molto lontani dalla rotta necessaria per centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Quando l’hanno firmato, infatti, i governi hanno promesso di fare tutto il necessario per contrastare la crisi climatica, mantenendo l’aumento delle temperature medie globali entro i 2 gradi, e possibilmente non oltre 1.5°C, rispetto ai livelli preindustriali. Sono passati quasi 10 anni, in cui le cose sono andate molto diversamente.
Tanto che ad oggi corriamo dritti verso un aumento di quasi 3 gradi in questo secolo, avvertono le Nazioni Unite.
Mentre le temperature globali e le emissioni di gas climalteranti continuano a far registrare nuovi record, infatti, l’ultimo rapporto sul divario delle emissioni del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) rileva che gli attuali impegni assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi mettono il mondo sulla buona strada per una temperatura di 2,5-2,9°C superiore ai livelli preindustriali in questo secolo, indicando l’urgente necessità di una maggiore azione climatica.
Il rapporto arriva a pochi giorni dalla prossima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la COP28, che giovedì 30 novembre prenderà il via a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti: per due settimane i rappresentanti di quasi 200 paesi si riuniranno qui per discutere di come affrontare, insieme, la crisi climatica e i suoi effetti già devastanti.
A dare loro indicazioni precise per limitare l’aumento delle temperature sono gli stessi esperti delle Nazioni Unite. Gli impegni assunti finora sotto l’ombrello dell’Accordo di Parigi sono decisamente insufficienti, e i tempi ormai sono strettissimi: abbiamo bisogno di diminuire ulteriormente le emissioni previste per il 2030, con un calo che si stima compreso tra il 28 e il 42%.
«Sappiamo che è ancora possibile rendere realtà il limite di 1,5 gradi», ha detto Antònio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite. «Occorre estirpare la radice avvelenata della crisi climatica: i combustibili fossili. E richiede una transizione giusta ed equa verso le energie rinnovabili».
We know it is still possible to make the 1.5° limit a reality.
It requires tearing out the poisoned root of the climate crisis: fossil fuels.
And it demands a just, equitable renewables transition. pic.twitter.com/TQGNXcFdnW
— António Guterres (@antonioguterres) November 20, 2023
Crisi climatica, alla COP28 un appuntamento chiave
Durante la COP28 si chiuderà il primo Global Stocktake dalla firma dell’Accordo di Parigi. Letteralmente il termine significa “bilancio globale”, e indica il meccanismo con cui periodicamente si valutano i progressi fatti nella lotta alla crisi climatica e nell’attuazione delle misure previste dall’Accordo. Il processo va avanti da circa due anni e durante i negoziati di Dubai, alla COP28, i paesi discuteranno i risultati della valutazione per migliorare i propri impegni climatici e valutare argomenti come l’abbandono dei combustibili fossili a livello globale. La conferenza e il Global Stocktake rappresentano quindi un’opportunità importante per creare maggiori ambizioni per il prossimo round di impegni sul clima, avverte l’ONU.
«Non c’è persona o economia sul pianeta che non sia toccata dai cambiamenti climatici, quindi dobbiamo smettere di stabilire record indesiderati sulle emissioni di gas serra, sulle temperature elevate globali e sulle condizioni meteorologiche estreme», ha affermato Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’UNEP, l’agenzia ONU per la protezione ambientale.
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