Deforestazione e incendi: nel 2022 persi 11 campi da calcio di foresta ogni minuto
Nonostante gli impegni internazionali, la deforestazione continua: nel 2022 abbiamo perso 11 campi da calcio ogni minuto di foresta primaria tropicale. Complessivamente sono stati rasi al suolo 4,1 milioni di ettari di foresta tropicale primaria nel 2022, area sottratta agli ecosistemi e alle popolazioni indigene, e ora utilizzata per l’agricoltura, per il bestiame o per attività di estrazione mineraria. Si tratta di un’area grande quanto la Svizzera. Questa operazione ha generato emissioni di anidride carbonica pari a 2,7 gigatonnellate, ovvero le emissioni annue da combustibili fossili dell’India. A dare i dettagli sul tasso di deforestazione globale è il Global Forest Watch del World Resource Institute nel consueto report annuale.
La perdita di superficie forestale del 2022, in netto aumento rispetto agli ultimi 4 anni, arriva ad un anno dalla dichiarazione dei 145 leader internazionali, i quali, in occasione della Cop26 di Glasgow, hanno deciso di fermare e invertire la perdita delle foreste entro la fine di questo decennio. Il ruolo delle foreste nel bilancio climatico è importantissimo: salvaguardarne la salute significa non solo evitare la perdita di biodiversità locale, ma anche contribuire a frenare l’aumento delle temperature globali.
Ci stiamo dunque muovendo nella direzione opposta a quella che abbiamo deciso di seguire. Ogni anno perso ci fa allontanare dagli obiettivi climatici che così, come un miraggio, diventano impossibili da raggiungere.
Dal Brasile alla Russia, la deforestazione aumenta: la situazione
La perdita di foreste primarie tropicali è aumentata in Brasile, nella Repubblica Democratica del Congo, e ancor più rapidamente in Ghana e Bolivia. Parallelamente, Indonesia e Malesia sono riuscite a mantenere i tassi di perdita vicino ai minimi record. Le perdite non legate agli incendi hanno raggiunto il livello più alto dal 2005.
Il governo Bolsonaro ha favorito la deforestazione del Brasile e dunque, la rielezione di Lula, insediatosi il 1° gennaio 2023, potrebbe invertire questa tendenza. Lula e la sua amministrazione hanno promesso di porre fine alla deforestazione in Amazzonia e in altri biomi in Brasile entro il 2030, agendo con una combinazione di azioni di comando e controllo con una prospettiva più a lungo termine sullo sviluppo economico sostenibile.
La perdita di 1,8 milioni di ettari foresta primaria in Brasile ha contribuito alle emissioni di anidride carbonica con 1,2 Gt di CO2, ovvero 2,5 volte le emissioni annuali da combustibili fossili del Brasile.
Al di fuori dei tropici, nel 2022 la perdita di copertura arborea è diminuita del 10%, un calo legato principalmente agli incendi, che hanno bruciato una superficie minore. Infatti, come spiega il report, le perdite non dovute a incendi sono leggermente aumentate nel 2022, di meno dell’1%.
Gli incendi, dal 2000 ad oggi hanno contribuito in modo crescente alla perdita delle foreste, probabilmente a causa dei cambiamenti climatici e delle attività umane, e il 2021 ha visto un notevole aumento delle perdite legate agli incendi nella regione boreale.
Secondo lo studio, la Russia ha contribuito maggiormente al calo della perdita di copertura arborea, con una diminuzione del 34% rispetto al 2021. Gli incendi record del 2021 avevano contribuito molto alla perdita di superficie arborea in Russia, che ha raggiunto il livello più alto mai registrato. Nel 2022 la stagione degli incendi è stata complessivamente meno intensa, ma la silvicoltura ha fatto il resto.
Nel 2022 gli incendi hanno però interessato in modo grave parte dell’Europa occidentale, con una perdita record della copertura boschiva in Spagna.
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