Record delle rinnovabili in Europa: nel 2022 solare ed eolico hanno superato il gas per la prima volta
Nel 2022 in Europa oltre un quinto dell’energia elettrica, il 22 per cento, è stato prodotto dall’eolico e il solare, che per la prima volta hanno superato il gas fossile (20%).
La notizia arriva dall’European Electricity Review, pubblicato oggi dal think tank energetico Ember.
Non solo gas: nel 2022 in crisi anche idroelettrico e nucleare
L’analisi di Ember rivela che l’Europa ha affrontato una tripla crisi nel settore dell’elettricità nel 2022.Le
criticità di cui si è parlato di più sono state legate alla fornitura di gas fossile, con la guerra che ha portato l’UE a dover tagliare rapidamente i legami con il fornitore principale, la Russia. Ma nello stesso anno il territorio europeo ha dovuto fare i conti anche con i livelli più bassi di energia idroelettrica e nucleare mai registrati in almeno due decenni, che hanno provocato un deficit del 7 per cento della domanda totale di energia elettrica in Europa nel 2022.
Anche per attutire questo deficit è stato fondamentale il contributo dell’eolico e del solare, sottolineano gli esperti. In particolare è stato il fotovoltaico a registrare una vera e propria impennata: nel 2022 ha fatto registrare un valore record di 39 terawattora, e ha contribuito a evitare 10 miliardi di euro di costi del gas.
Tra i fattori in gioco anche la domanda di elettricità, che nell’ultimo trimestre dell’anno è diminuita del 7.9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021. Decisivo il clima eccezionalmente mite che si è registrato in gran parte dell’Europa, ma probabilmente hanno avuto un ruolo importante anche l’aumento dei prezzi, i miglioramenti dell’efficienza energetica e l’impegno dei cittadini nel ridurre i consumi in un momento di crisi.
Sulla scia della crisi energetica è cresciuta anche la quantità di energia generata dal carbone, rilevano gli esperti: la sua produzione è aumentata del 7 per cento, e questo ha provocato anche maggiori emissioni del settore energetico dell’UE (+3.9 per cento nel 2022 rispetto al 2021).
Avrebbe potuto andare molto peggio, però: la crescita delle rinnovabili, accompagnata dal calo della domanda, ci ha permesso di evitare un ritorno molto più significativo al carbone. In generale la sua produzione è rimasta infatti al di sotto dei livelli del 2018, e ha contribuito solo per lo 0.3 per cento alla produzione globale. Segnali incoraggianti arrivano anche dal fatto che negli ultimi quattro mesi del 2022 si è registrato un calo piuttosto significativo, del 6 per cento su base annua: l’UE ha importato 22 milioni di tonnellate di carbone in più ma ne ha usato solo un terzo, rivela il rapporto, e i paesi non hanno rinunciato ai propri impegni per eliminare gradualmente il suo utilizzo.
«Gli shock del 2022 hanno causato solo una piccola increspatura nell’energia a carbone e un’enorme ondata di sostegno alle energie rinnovabili», spiega Dave Jones, Head of Data Insights di Ember: «l’Europa ha evitato il peggio della crisi energetica».
L’aspetto forse più sorprendente dell’analisi è la produzione di gas: nonostante la crisi e i prezzi record i numeri sono rimasti pressoché invariati rispetto al 2021 (+0.8 per cento). Il gas fossile ha generato il 20% dell’elettricità dell’UE nel 2022, rispetto al 19% dell’anno precedente. Tuttavia, secondo gli esperti questa tendenza dovrebbe cambiare rapidamente e in modo drastico grazie alla crescita delle fonti rinnovabili.
«Il cambiamento sta arrivando». Nel 2023 crescerà ancora l’energia rinnovabile, possibile un crollo dei combustibili fossili
La transizione dell’Europa verso l’energia eolica e solare dovrebbe accelerare ancora nel 2023, anche in risposta alla crisi energetica, e si prevede che anche l’idroelettrico e il nucleare vadano verso una ripresa. Di conseguenza, secondo le stime elaborate da Ember la generazione di energia da combustibili fossili potrebbe subire un vero e proprio tracollo, precipitando anche del 20 per cento nel 2023. In particolare, dovrebbe diminuire la produzione di energia dal carbone ma soprattutto quella dal gas, che almeno fino al 2025 dovrebbe continuare a essere più costosa.
«I paesi europei sono ancora impegnati a eliminare gradualmente il carbone, ma ora stanno anche cercando di eliminare gradualmente anche il gas», commenta Dave Jones: «L’Europa sta correndo verso un’economia pulita ed elettrificata, e questo sarà pienamente visibile nel 2023. Il cambiamento sta arrivando rapidamente».
Secondo Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, «stiamo assistendo a una notevole accelerazione nel ritmo con cui viene costruita l’energia rinnovabile».
«I numeri sono impressionanti soprattutto per l’eolico offshore e il solare sui tetti – ha sottolineato Timmermans -. È chiaro che I cittadini europei vogliono beneficiare di energia pulita e a basso costo. Ciò dimostra che il nostro obiettivo del 45% di energie rinnovabili entro il 2030 è ambizioso ma del tutto realizzabile. Gli europei sanno che dobbiamo liberarci dai combustibili fossili. Le energie rinnovabili sono fondamentali per affrontare la crisi climatica e ridurre inquinamento atmosferico. Sono anche fondamentali per porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili russi».
I dati sono stati accolti con ottimismo anche dagli attivisti climatici, secondo cui adesso è possibile puntare anche a obiettivi più ambiziosi. Il rapporto «dimostra che la riduzione della domanda, unita a una quantità significativamente maggiore di generazione eolica e solare, può sostituire i combustibili fossili nel settore elettrico», ha commentato Elif Gündüzyeli, Senior Energy Policy Expert presso CAN (Climate Action Network) Europe. E ha sottolineato che «non dovrebbe essere necessaria una crisi del gas fossile per comprenderlo e agire di conseguenza», avvertendo che i legislatori europei, «che al momento stanno negoziando sulle direttive per l’efficienza energetica e l’energia rinnovabile, devono cavalcare l’onda e concordare obiettivi di maggiore risparmio energetico e di energie rinnovabili sostenibili».
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