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Oltre 200 milioni di sfollati entro il 2030, molti saranno migranti climatici. I governi devono affrontare la questione

Dobbiamo fare i conti con i legami tra i cambiamenti climatici e la difficile situazione dei migranti in tutto il mondo. Gli effetti della crisi climatica – e in particolare l’estremizzazione delle condizioni meteo, ma anche fattori come i conflitti che provoca o l’innalzamento del livello del mare – rappresentano infatti un pericolo sempre più grave per gli sfollati, già terribilmente vulnerabili, e costringono sempre più persone ad abbandonare le proprie case.

Al momento in tutto il mondo ci sono già più di 100 milioni di migranti e sfollati, e sono tra le persone maggiormente a rischio per gli effetti dei cambiamenti climatici. Questo numero è destinato ad aumentare: secondo le attuali previsioni, probabilmente entro il 2030 nel mondo saranno sfollate più di 200 milioni di persone. I fattori in gioco saranno molteplici, e tra questi c’è la crisi climatica.
Eppure, finora si è fatto pochissimo per affrontare questa situazione.

Ad accendere i riflettori su questa emergenza è il giornale britannico The Guardian, che sottolinea come anche durante l’ultima conferenza delle Nazioni Unite sul clima, la COP27, il tema delle migrazioni abbia ricevuto poca attenzione. «La crisi climatica ha un effetto diretto e indiretto sulla migrazione e sulla migrazione forzata», ha spiegato David Miliband, amministratore delegato dell’International Rescue Committee. E ha sottolineato che migranti e sfollati, pur avendo contribuito in minima parte ai cambiamenti climatici, sono tra le persone più colpite.

Il tema della giustizia climatica e della necessità di sostenere i paesi più vulnerabili è alla base del meccanismo del Loss and damage (“perdite e danni”) istituito alla COP27. I dettagli su come dovrebbe funzionare questo nuovo fondo globale dovranno essere elaborati in questi mesi, entro la prossima Conferenza ONU, la COP28, in programma a Dubai dalla fine di novembre. Secondo molti esperti sarà importante che il meccanismo includa delle disposizioni relative anche alla migrazione.

Anche la situazione delle donne necessita una maggiore attenzione, come ha sottolineato Ugochi Daniels, vicedirettore generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite, interpellato dal Guardian. «Le donne si trovano spesso in una situazione vulnerabile», ha spiegato: «hanno meno accesso alle risorse, che si tratti di denaro, terra, istruzione o salute, e spesso svolgono ruoli di assistenza o portano il peso delle loro famiglie».

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