Perché si passa dalla siccità alle alluvioni?
Com’è possibile passare da siccità eccezionale a nubifragi e rischio alluvioni? Uno non dovrebbe escludere l’altro? Eppure, sempre più spesso, ci troviamo ad avere a che fare con entrambi a poco tempo di distanza. Questo è il caso dell’Italia che, nel giro di poche settimane, ha dovuto affrontare un lungo periodo di siccità e resistere all’arrivo di piogge molto intense che hanno purtroppo provocato alluvioni tragiche, come quella che ha colpito le Marche. E nonostante l’arrivo di queste tanto attese piogge, non possiamo ancora considerare superato il problema della siccità. Il lungo periodo siccitoso non è finito perché il deficit di pioggia che molte zone d’Italia hanno accumulato è ancora importante, e gli effetti sulla vegetazione, sui ghiacciai e sul sistema nel suo complesso in molte zone persistono.
Gli ultimi dati di Meteo Expert rivelano infatti che, nonostante le abbondanti piogge ricevute a settembre, da gennaio manca ancora il 27% della pioggia a livello nazionale. Solo il 2003 è stato più secco, con il -30% della pioggia tra gennaio e settembre. Ma la pioggia non ha bagnato tutta Italia allo stesso modo: ci sono zone, come quelle del Nord-Ovest, che ancora una volta sono rimaste più a secco del normale a settembre. Quindi, nonostante le piogge, questa condizione di siccità che ci trasciniamo da dicembre 2021 non può ancora considerarsi conclusa.
L’arrivo quindi delle tanto attese piogge autunnali – come si temeva – non è stato né risolutivo dal punto di vista della siccità, né benefico dal punto di vista dell’ambiente, anzi. I temporali e le perturbazioni che hanno attraversato l’Italia hanno provocato non poche criticità idrogeologiche, e i motivi principali sono due.
Da un lato, piogge abbondanti e persistenti su un suolo impermeabilizzato dalla siccità e indebolito dalla cementificazione selvaggia e dal disboscamento, unito ad una lacunosa manutenzione dei bacini idrici, ha favorito alluvioni lampo ed esondazioni fluviali. Dall’altro le perturbazioni in transito sul Mediterraneo sono risultate essere molto intense a causa di un surplus di energia ricavato dal passaggio sopra acque più calde. L’intensa ed eccezionale ondata di caldo estiva registrata dal Mediterraneo occidentale nell’estate 2022 ha infatti riscaldato eccessivamente la superficie del mare, liberando una maggiore vapore acqueo in atmosfera, vero e proprio carburante per le perturbazioni e fenomeni associati, che in questo modo diventano più intensi e persistenti.
Una alluvione ha colpito l’entroterra marchigiano e in particolare #Cantiano, dove la situazione è drammatica. Si teme che possano esserci dispersi. Alla popolazione di questo paese così duramente colpito, va tutta la mia vicinanza. #Marche pic.twitter.com/OEJadt8jHu
— lucia annibali (@LAnnibali) September 15, 2022
Siccità e alluvioni sono facce della stessa medaglia
Questa duplice condizione in cui ci troviamo affonda le radici nella crisi climatica. Siccità, ondate di caldo, ondate di freddo e piogge alluvionali fanno parte di quel processo che gli esperti chiamano: estremizzazione climatica. Sebbene istintivamente possano sembrare eventi che si escludono l’uno con l’altro, purtroppo tendono a verificarsi tutti insieme in zone non lontane une dalle altre, o perfino nelle stesse zone in rapida successione.
L’ultimo importante contributo scientifico riguardante proprio questo fenomeno arriva dall’IPCC che, con un focus proprio sulla regione del Mediterraneo, ha sottolineato come si tratta di eventi che ci riguarderanno sempre più spesso.
Il bacino del Mediterraneo è un “hotspot” del cambiamento climatico: ciò significa che è una delle zone del Mondo che subirà maggiormente l’aumento delle temperature proprio perché più vulnerabile. Milioni di persone subiranno gli effetti della deriva climatica che sta prendendo il Pianeta.
Si tratta di conseguenze dirette e indirette, che rendono i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo particolarmente vulnerabili alla crisi climatica. Parliamo sì di ondate di calore sempre più intense e persistenti, ma anche dell’innalzamento del livello del mare, con conseguente rischio di allagamenti costieri via via più estesi, di una riduzione del turismo, di perdita di importanti ecosistemi, e di un graduale e pericoloso calo della disponibilità idrica. Secondo gli esperti climatici mondiali, inoltre, tra gli effetti del riscaldamento globale non si può nemmeno escludere la formazione di “medicane” (gli “uragani” del Mediterraneo) mediamente più intensi.
Il cambiamento climatico, che quindi si sta già manifestando attraverso l’estremizzazione degli eventi meteo, specialmente nell’area del Mediterraneo, se l’umanità non dovesse riuscire a frenarne l’avanzata nei prossimi decenni potrebbe portare a condizioni climatiche sempre meno favorevoli per la nostra società.
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