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Siccità sempre più grave anche al Centro-Sud: gli ultimi dati

Mentre quasi tutto il Nord è in stato d’emergenza per la siccità, la situazione peggiora in modo sempre più preoccupante anche al Centro-Sud.

Il quadro che emerge dall’ultimo aggiornamento dell’ANBI, l’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, è allarmante. L’arrivo di qualche pioggia e temporale – nonostante si siano verificati anche fenomeni intensi – non ha dato alcun sollievo alla gravissima scarsità d’acqua che affligge il Paese. Al contrario, le cose stanno peggiorando anche nelle regioni centro-meridionali, dove finora la situazione era apparsa un po’ meno grave rispetto alla siccità senza precedenti che soffoca il Nord da mesi.

«Ambientalmente drammatica»: così viene definita la situazione del Lazio. La regione era già tra quelle colpite dalla siccità più grave nell’Italia centro-meridionale, e la portata di tutti i corsi d’acqua sta calando ulteriormente. Tevere, Liri e Sacco sono ai minimi «dal siccitosissimo 2017», avverte l’ANBI, e l’Amiene è «praticamente dimezzato». Il lago di Nemi è di circa un metro più basso rispetto all’anno scorso mentre quello di Bracciano è 31 centimetri in meno sul 2021, arrivando a toccare la soglia limite per la captazione dell’acqua dal lago.

A causa della siccità, a Roma il Tevere si è abbassato abbastanza da far riemergere i resti del Ponte Neroniano – conosciuto anche come Ponte Trionfale o Vaticano, nei pressi del Ponte Vittorio Emanuele II all’altezza di Castel Sant’Angelo.

La situazione è grave in buona parte del Centro Italia. In «grave sofferenza» l’Umbria, avverte l’ANBI.
Tutti sotto media anche i corsi d’acqua toscani, dove il Serchio registra valori inferiori al Minimo Deflusso Vitale e l’Ombrone è praticamente prosciugato. Fatta eccezione per il Tronto, anche i fiumi marchigiani segnano valori inferiori al già critico 2021 ed il Sentino continua a registrare storici primati negativi, scendendo di ulteriori 2 centimetri al di sotto del precedente record. Assolvendo alla loro funzione di riserva idrica per le campagne, in una settimana i bacini delle Marche sono calati di quasi 2 milioni di metri cubi d’acqua, avvicinandosi ai livelli dell’anno scorso.

E intanto la siccità si estende, aggredendo anche le risorse idriche del Sud. Tra le regioni meridionali è la Campania, attualmente, quella maggiormente a secco. In una settimana hanno fatto registrare un deciso calo i volumi dei bacini del Cilento e del lago di Conza, mentre i fiumi hanno portate diversificate con il Garigliano ai minimi in anni recenti. Preoccupa anche il deficit pluviometrico della Sardegna, specie quella nord-occidentale.

siccità (crediti in grafica)

Nel frattempo al Nord la situazione resta spaventosamente grave.

Cinque le regioni in stato d’emergenza per la siccità: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia. A eccezione del Lago Maggiore, i livelli dei Grandi Laghi sono crollati ulteriormente e sono tutti abbondantemente sotto la media. Il Lario è sceso addirittura di oltre 32 centimetri sotto lo zero idrometrico, superando il minimo storico, registrato nel 1976. Il Garda è sotto il 50% di riempimento (47,9%).

Permane una situazione “a macchia di leopardo” in Piemonte, dove crescono i flussi di Orco, Sesia e Stura di Lanzo, mentre Tanaro e Stura di Demonte calano; il deficit pluviometrico di Giugno è stato di oltre il 60% nei bacini Agogna Terdoppio, Scrivia Curone e Tanaro, mentre le piogge sono aumentate nelle zone di Toce, Ticino, Sesia e Dora Baltea.

Nella regione decrescono le portate del fiume Po, che invece hanno timidi segnali di ripresa nel tratto fra Lombardia ed Emilia Romagna; a Pontelagoscuro, nel ferrarese, le portate di Giugno hanno mediamente registrato -85% sulla media, mentre ai rilevamenti di Cremona, Piacenza e Boretto rimangono abbondantemente al di sotto del minimo storico, fin qui registrato.
In Lombardia resta praticamente invariata l’insufficiente portata dell’Adda, mentre le riserve idriche restano inferiori di oltre il 61% alla media storica e -65,2% rispetto all’anno scorso.
In Emilia Romagna, permane l’emergenza idrica con le portate dei fiumi Reno (mc./sec. 0,5) e Secchia (mc./sec. 1,1) sotto i minimi storici, mentre i bacini piacentini di Mignano e Molato risultano invasati, alla fine di Giugno, rispettivamente per il 46,7% e 21,2% con volumi idrici complessivi, praticamente dimezzati rispetto all’anno scorso.

Nel Veneto, dove nel mese di giugno sono caduti mediamente 51 millimetri di pioggia ( -47% sulla media storica), la provincia di Rovigo resta “a secco” (caduti circa 4 millimetri). I bacini fluviali tra Livenza e Piave e quelli del Sile, del Fissero-Tartaro-Canal Bianco, nonché del bacino scolante nella laguna di Venezia registrano deficit pluviali, superiori all’80%. Tra i fiumi soffre l’Astico (-74% sulla portata media), ma altezze inferiori agli anni scorsi si registrano anche per tutti gli altri fiumi della regione: a Giugno, il Bacchiglione ha avuto portate inferiori dal 60 all’80% rispetto alla media, mentre quelle della Livenza sono state al di sotto dei minimi storici.

In Valle d’Aosta, le recenti piogge non bastano a fare uscire la regione da uno stato di siccità estrema, soprattutto nei territori centrali, ma corroborano le portate di Dora Baltea e torrente Lys, che restano sopra la media mensile.

«Non possiamo continuare a farci travolgere dalle emergenze», ammonisce il presidente di ANBI Francesco Vincenzi: «è la sesta grave siccità in 20 anni».
«È necessario avviare urgentemente un’azione di contrasto alle conseguenze dei cambiamenti climatici, aumentando la resilienza delle comunità. Etichettare la carenza idrica come problema agricolo sarebbe un errore gravissimo, perché ad essere pregiudicato è l’equilibrio dell’intero territorio».

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