I migranti climatici statunitensi, in fuga da incendi e alluvioni alla ricerca di luoghi più sicuri
Minacciati dagli effetti della crisi climatica, anche alcuni cittadini statunitensi hanno deciso di abbandonare le proprie case e sono entrati a far parte, di fatto, della categoria dei migranti climatici.
Gli ultimi anni hanno fatto registrare rapidamente un’estremizzazione dei fenomeni più devastanti in tutto il mondo, e proprio in queste settimane gli Stati Uniti stanno facendo fronte a tornado record a Est e a una siccità spaventosa nell’Ovest.
La NOAA ha detto che, solo nel 2021, i disastri meteorologici hanno ucciso più di 500 persone negli States.
Fenomeni estremi di questo tipo mettono in fuga un numero sempre maggiore di migranti climatici americani. Ondate di calore, incendi e siccità da una parte, alluvioni e tornado dall’altra. A preoccupare anche l’innalzamento del livello del mare, con alcune delle regioni più esposte che stanno iniziando a organizzarsi per mettere al riparo i propri abitanti e adattarsi a nuove realtà.
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Percependo che la propria casa non è più sicura, molti decidono di spostare le proprie vite in zone che si spera siano meno esposte agli impatti della crisi climatica.
Secondo gli esperti il fenomeno dei migranti climatici che si sposteranno all’interno degli Stati Uniti è destinato a intensificarsi in modo sensibile nei prossimi decenni. Stando alle stime di Jesse Keenan, professore associato presso la scuola di architettura della Tulane University di New Orleans, sono circa 50 milioni gli americani che potrebbero trasferirsi in altre regioni del Paese, come il New England o l’Upper Midwest, in cerca di un rifugio dagli impatti della crisi climatica.
Yale Environment 360, il magazine della Yale School of the Environment, ha approfondito la questione e ha incontrato alcuni di quelli che possiamo considerare tra i primi migranti climatici statunitensi.
Dato che si tratta di una migrazione interna è difficile tenerne traccia con dati certi, spiega Environment 360, ma iniziano ad apparire alcune ricerche locali che danno un’idea dell’entità del fenomeno. Per esempio, un recente sondaggio condotto nel Vermont rivela che su circa 30 persone che si sono trasferite nello stato da altre zone degli USA dall’inizio della pandemia almeno 10 hanno deciso di spostarsi per motivazioni che includevano il clima. La professoressa Cheryl Morse, dell’Università del Vermont, ha condotto la ricerca e ha spiegato che in diversi casi le persone intervistate hanno detto di essersi trasferite per il fumo e il pericolo degli incendi, per la scarsità d’acqua e per le temperature che stanno diventando troppo elevate. Tra gli intervistati anche una coppia proveniente dal Massachusetts, preoccupata per le tempeste sempre più violente e per i rischi legati all’innalzamento del livello del mare.
Un’altra famiglia intervistata da Environment 360 ha invece scelto il New Hampshire. Si tratta di migranti climatici provenienti dalla California, e più di preciso dalla Baia di San Francisco dove – raccontano – negli ultimi anni fattori come fumo e incendi, carenza d’acqua e temperature troppo elevate erano ormai diventate caratteristiche regolari nelle loro vite. La decisione di abbandonare la vita californiana è arrivata una volta per tutte dopo che la loro casa è stata rasa al suolo da un incendio.
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