In Italia fa sempre più caldo: il report Istat
In Italia fa sempre più caldo. Lo conferma anche l’ultimo report Istat relativo all’anno 2020 confrontato con la media climatica 1971/2000.
Le statistiche connesse al climate change- sottolinea l’Istituto – comprendono tutti quei dati ambientali, sociali, economici che misurano le cause antropiche dei cambiamenti climatici, gli impatti sui sistemi naturali e antropici, gli sforzi per contrastarne le conseguenze e per adattarsi a queste.
Per fornire misure sui fenomeni climatici l’Istat produce annualmente statistiche e indici di estremi meteo-climatici riferiti alle città capoluogo di provincia e città metropolitane in base a metodologie internazionalmente condivise.
Cambiamenti climatici: misure statistiche. Nelle grandi città temperatura media in aumento, più notti tropicali e meno precipitazioni #istat https://t.co/CEnPHPFLPG pic.twitter.com/K2H49GUBQt
— Istat (@istat_it) March 28, 2022
Il caldo in Italia cresce soprattutto nelle città
Nel 2020 la temperatura media è stata pari a +16,3°C (calcolata come media dei valori di stazioni termo- pluviometriche dei 24 capoluoghi di regione e città metropolitane). L’aumento si attesta a 0,3°C sul corrispondente valore medio del decennio 2006-2015.
Considerando solo i capoluoghi di regione, per i quali sono disponibili serie ampie e complete di dati, la temperatura media, pari a +15,8°C, mostra un’anomalia di +1,2°C rispetto al valore climatico 1971- 2000 (periodo di riferimento per il calcolo di medie climatiche.
In tutte le città le anomalie di temperatura media sono positive e dovute a rialzi della temperatura, sia minima che massima: le più alte si rilevano a Perugia (+2,1°C), Roma (+2°C), Milano (+1,9°C), Bologna (+1,8°C) e Torino (+1,7°C).
In crescita anche le notti tropicali
Nel 2020 si è verificato un aumento dei valori degli estremi di caldo e una diminuzione di quelli di freddo. In particolare, fra le 24 città osservate i giorni estivi (con temperatura massima maggiore di 25°C) in media sono 112 mentre salgono a 56 le notti tropicali (con temperatura che non scende sotto i 20°C e dunque con un grande disagio notturno.
Considerando soltanto i capoluoghi di regione, i due indici segnano un’anomalia media rispettivamente di +15 giorni e +18 notti. In tutte queste città (ad eccezione di Palermo) si hanno anomalie positive di giorni estivi, più alte per Aosta (+41 giorni), Perugia (+35), Roma (+27) e Trieste (+26). Le notti tropicali raggiungono quota +53 a Napoli, seguono Milano (+34 notti), Catanzaro (+33) e Palermo (+27).
Nel 2020 ci sono stati 293 giorni senza pioggia ma crescono le aree verdi nelle città
Gli indici rappresentativi degli estremi di precipitazione mostrano una significativa variabilità a livello territoriale, legata a meccanismi dinamici e alla localizzazione geografica delle città. In particolare, i giorni senza pioggia nel 2020 sono stati in media 293 nelle aree urbane esaminate, in aumento di 11 giorni sul valore medio 2006-2015. Per i capoluoghi di regione l’anomalia media è di +10 giorni e riguarda quasi tutte le città. È più alta a Napoli (+35 giorni), Trento (+33) e L’Aquila (+20). In controtendenza Trieste, con -14 giorni, seguita da Genova e Firenze (-8).
Una buona notizia riguarda il verde urbano: sono infatti sempre più diffusi gli interventi di forestazione urbana, utili per la mitigazione, presenti in 47 capoluoghi (31 nel 2011). Il tutto per una superficie complessiva di 11,6 milioni di m2.
Nelle tre maggiori città, afferma l’Istat, l’inquinamento atmosferico è in lieve miglioramento. Milano è però penalizzata dalla scarsa presenza di aree verdi, Roma ha il tasso di motorizzazione più elevato e Napoli il parco circolante più obsoleto.
Perdite idriche e razionamento dell’acqua, le maggiori criticità nel Mezzogiorno
L’Istat si sofferma anche sugli impatti dei cambiamenti climatici e delle attività antropiche sul tema delle infrastrutture idriche e sottolinea che in Italia esse sono già fortemente indebolite dal forte invecchiamento delle reti e da una non adeguata manutenzione.
Le perdite idriche generano importanti ripercussioni anche per i frequenti episodi di scarsità idrica, come nel caso dell’episodio di siccità grave che sta colpendo sopratutto il Nord.
Nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia e di città metropolitana, dove si convoglia circa il 33% dell’acqua complessivamente movimentata in Italia, nel 2020 a fronte dei 2,4 miliardi di metri cubi di acqua (370 litri per abitante al giorno) ne sono stati erogati agli utenti finali soltanto 1,5 miliardi di metri cubi (236) per gli usi autorizzati (fatturati o ad uso gratuito), con una perdita totale in distribuzione di 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell’acqua immessa in rete (erano del 37,3% nel 2018).
Nelle reti dei capoluoghi si disperdono giornalmente circa 2,4 milioni di metri cubi, pari a 41 metri cubi per chilometro di rete (44 nel 2018). Questa enorme quantità di acqua andata perduta riuscirebbe a soddisfare le esigenze idriche di circa 10 milioni di persone.
Le maggiori criticità si riscontrano nel Mezzogiorno: in più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali percentuali superiori al 45%. I livelli di perdite presentano il minimo nei capoluoghi del Nord-ovest (23,5%), per poi aumentare al Nord-est (32,8%), Centro (37,3%), Sud (43,6%) e toccare il massimo nelle Isole (52,2%). In nove comuni si registrano perdite totali lineari superiori ai 100 metri cubi giornalieri per chilometro di rete.
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